LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Oltraggio a pubblico ufficiale: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un individuo condannato per oltraggio a pubblico ufficiale e resistenza. La decisione si basa sul fatto che il ricorso si limitava a riproporre argomenti già valutati in appello. Viene ribadito che per l’oltraggio è sufficiente la possibilità che terzi sentano le offese e che l’essere noti alle forze dell’ordine non esime dall’identificazione formale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Oltraggio a Pubblico Ufficiale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità del ricorso e su elementi chiave del reato di oltraggio a pubblico ufficiale. La decisione sottolinea come un ricorso meramente riproduttivo di doglianze già esaminate sia destinato a essere dichiarato inammissibile, confermando la condanna emessa dalla Corte d’Appello.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato alla Corte di Cassazione da un individuo condannato dalla Corte d’Appello di Catanzaro per i reati di oltraggio a pubblico ufficiale (art. 341-bis c.p.) e resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.). L’imputato, attraverso il suo difensore, ha tentato di contestare la sentenza di secondo grado, ma la Suprema Corte ha respinto le sue argomentazioni, ritenendole non idonee a superare il vaglio di legittimità.

Il Ricorso Inammissibile e le Argomentazioni della Difesa

La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso non erano ammissibili in sede di legittimità. Essi, infatti, non introducevano nuove questioni giuridiche ma si limitavano a riproporre critiche già adeguatamente esaminate e respinte dal giudice di merito. Questo approccio rende il ricorso un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sul fatto, cosa non consentita alla Corte di Cassazione, il cui compito è verificare la corretta applicazione della legge.

La Configurazione del Reato di Oltraggio a Pubblico Ufficiale

Uno dei punti centrali della difesa riguardava la presunta insussistenza del reato di oltraggio a pubblico ufficiale. La difesa sosteneva che non vi fosse prova della presenza di terze persone che avessero potuto udire le frasi offensive. La Cassazione, tuttavia, ha confermato la validità del ragionamento della Corte d’Appello. Quest’ultima aveva correttamente evidenziato che, sulla base delle dichiarazioni degli agenti operanti e di massime di esperienza, la presenza di più persone sul luogo dei fatti rendeva concreta la possibilità che le offese fossero state percepite da estranei. La Corte ribadisce un principio consolidato: per integrare il reato non è necessaria la prova che qualcuno abbia effettivamente sentito, ma è sufficiente la mera possibilità che ciò sia accaduto, data la natura pubblica del luogo e la presenza di altre persone.

La Resistenza e l’Obbligo di Identificazione

Anche la censura relativa al reato di resistenza a pubblico ufficiale è stata respinta. La difesa aveva evidenziato una presunta contraddizione nel fatto che l’imputato fosse già noto alle forze dell’ordine. Secondo la Corte, questa circostanza è irrilevante. Il fatto che un soggetto sia conosciuto dagli agenti non fa venir meno la necessità di una sua formale identificazione. Pertanto, l’opposizione a tale legittima richiesta degli operanti integra pienamente il reato di resistenza.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi addotti erano ‘meramente riproduttivi’ di censure già vagliate e disattese con argomenti giuridici corretti dal giudice di merito. La Corte non ha riscontrato vizi logici o giuridici nella sentenza impugnata. La decisione della Corte d’Appello era, infatti, ben motivata sia riguardo alla responsabilità per il reato di oltraggio, basata sulla potenziale udibilità delle offese da parte di terzi, sia per quello di resistenza, fondato sul dovere di sottostare all’identificazione formale, indipendentemente dalla notorietà del soggetto alle forze dell’ordine.

Conclusioni

L’ordinanza in commento rafforza due principi fondamentali. In primo luogo, un ricorso per Cassazione deve sollevare questioni di legittimità (cioè, di corretta applicazione della legge) e non può essere un mero tentativo di riesaminare i fatti. In secondo luogo, vengono delineati con chiarezza i contorni dei reati contestati: per l’oltraggio a pubblico ufficiale, conta la potenzialità che l’offesa sia percepita da terzi in un luogo pubblico; per la resistenza, l’essere noti alle forze dell’ordine non giustifica il rifiuto di sottoporsi a una formale identificazione. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso è dichiarato inammissibile quando si limita a riproporre le stesse censure già esaminate e respinte dal giudice di merito, senza sollevare nuove questioni sulla corretta applicazione della legge o vizi logici della motivazione.

Perché si configuri il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, è necessario che qualcuno abbia effettivamente sentito le offese?
No, secondo la Corte è sufficiente la possibilità che le espressioni offensive, rivolte al pubblico ufficiale in un luogo pubblico o aperto al pubblico, possano essere state udite da altre persone presenti, anche se non vi è la prova che ciò sia effettivamente avvenuto.

Se una persona è già nota alle forze dell’ordine, può rifiutare l’identificazione formale?
No, il fatto di essere conosciuto dalle forze dell’ordine non esclude la necessità e la legittimità di una formale richiesta di identificazione da parte degli agenti. Opporsi a tale richiesta può integrare il reato di resistenza a pubblico ufficiale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati