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Oltraggio a pubblico ufficiale: la sentenza della Corte

Un cittadino è stato condannato per oltraggio a pubblico ufficiale, porto d’armi improprio e minacce. La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il suo ricorso, confermando la condanna. La sentenza chiarisce che il reato di oltraggio sussiste quando le offese avvengono in un luogo pubblico e alla presenza di più persone, anche se queste sono altri funzionari pubblici presenti per motivi diversi.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Oltraggio a Pubblico Ufficiale: Quando l’Offesa Diventa Reato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 25750/2025, offre un’importante lezione sul reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Il caso riguarda un cittadino che, dopo aver inveito contro il Presidente del Consiglio comunale, ha visto il suo ricorso respinto. La decisione chiarisce i requisiti necessari affinché un’offesa a un funzionario pubblico si trasformi in un illecito penale, in particolare il concetto di “presenza di più persone”.

I Fatti di Causa

Un cittadino si era recato presso la sede del Consiglio comunale di una città siciliana per rivendicare un contributo economico, essendo disoccupato. Durante l’incontro, l’uomo aveva inveito contro il Presidente del Consiglio, minacciandolo e offendendolo. L’episodio si era svolto alla presenza di diverse persone, tra cui il Vicepresidente, il responsabile amministrativo, un dipendente comunale e tre consiglieri.

L’uomo è stato condannato in primo grado e in appello per i reati di oltraggio a pubblico ufficiale (art. 341-bis c.p.), porto di oggetti atti ad offendere (per aver brandito un bastone preso da una fioriera, art. 4 L. 110/1975) e minaccia (art. 612 c.p.). Di fronte a queste decisioni, ha proposto ricorso in Cassazione.

Analisi dei Motivi di Ricorso

Il ricorrente ha basato la sua difesa su tre argomentazioni principali:

1. Insussistenza dell’oltraggio: Secondo la difesa, le espressioni ingiuriose non erano state pronunciate in presenza di persone “diverse dai pubblici ufficiali destinatari dell’aggressione”, requisito che riteneva necessario per configurare il reato.
2. Mancanza del porto d’armi improprio: L’imputato sosteneva di aver trovato casualmente il bastone sul posto e di non averlo portato con sé, azione che, secondo una certa giurisprudenza, non integrerebbe il reato contestato.
3. Inidoneità della minaccia: Le frasi pronunciate, a suo dire, non sarebbero state abbastanza gravi da intimidire la vittima e limitarne la libertà di autodeterminazione.

La Configurazione dell’Oltraggio a Pubblico Ufficiale

La Corte di Cassazione ha ritenuto il primo motivo del ricorso infondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio fondamentale: il requisito della “presenza di più persone” per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale è soddisfatto anche se i presenti sono altri pubblici ufficiali. L’importante è che questi ultimi non siano lì per lo stesso motivo d’ufficio che ha originato la condotta oltraggiosa.

Nel caso specifico, il Vicepresidente, i consiglieri e i dipendenti presenti assistevano alla scena, ma non erano direttamente coinvolti nella gestione della richiesta del cittadino che ha scatenato l’aggressione verbale. La loro presenza ha quindi contribuito a ledere l’onore e il prestigio della pubblica amministrazione, rendendo la condotta penalmente rilevante. La Corte ha specificato che il requisito è integrato sia da persone estranee all’amministrazione (“civili”), sia da altri pubblici ufficiali presenti in quel contesto spazio-temporale per ragioni diverse.

Le Motivazioni

La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile in toto, confermando la decisione della Corte d’Appello. Per quanto riguarda il bastone, i giudici hanno sottolineato che le sentenze di primo e secondo grado, le cui motivazioni si integrano a vicenda, avevano già accertato in modo logico che l’imputato lo avesse portato con sé e posato poco prima nella fioriera, per poi prelevarlo al momento opportuno. La tesi del ritrovamento casuale è stata quindi giudicata manifestamente infondata. Anche il motivo relativo alla minaccia è stato respinto. La Corte ha ritenuto che l’azione di brandire un bastone mentre si pronunciano frasi intimidatorie integri pienamente il reato di minaccia aggravata, essendo un comportamento idoneo a incutere timore e a condizionare la libertà morale della vittima.

Le Conclusioni

La sentenza n. 25750/2025 consolida l’interpretazione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Insegna che l’offesa a un funzionario pubblico, per essere penalmente rilevante, deve avvenire in un contesto che ne amplifichi la portata lesiva, ossia in un luogo pubblico e alla presenza di testimoni. Questi testimoni possono essere semplici cittadini o anche altri funzionari, purché non siano direttamente coinvolti nell’atto d’ufficio che ha causato la reazione. La decisione ribadisce inoltre la severità del sistema giudiziario verso atti di violenza e intimidazione nei confronti di chi rappresenta la pubblica amministrazione, confermando che anche l’uso di oggetti comuni come un bastone può configurare reati gravi se impiegato con finalità minatorie.

Quando un’offesa a un pubblico ufficiale diventa reato di oltraggio?
L’offesa integra il reato di oltraggio quando avviene in un luogo pubblico o aperto al pubblico, in presenza di almeno due persone, e mentre il pubblico ufficiale compie un atto del suo ufficio e a causa o nell’esercizio delle sue funzioni.

Chi sono le “più persone” necessarie per configurare il reato di oltraggio?
Possono essere sia cittadini privati (“civili”) sia altri pubblici ufficiali. L’importante, per questi ultimi, è che siano presenti non per lo stesso motivo d’ufficio per cui agisce il funzionario offeso, ma come semplici spettatori del fatto.

Il ritrovamento casuale di un oggetto atto a offendere esclude il reato di porto abusivo?
No. Secondo la sentenza, se le prove indicano che l’oggetto (in questo caso un bastone) è stato deliberatamente posizionato in un luogo per essere poi utilizzato, come ritenuto nel caso di specie, il reato sussiste. La tesi del mero impossessamento casuale e immediato non è stata ritenuta credibile dai giudici.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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