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Oltraggio a pubblico ufficiale: la cella è luogo pubblico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto condannato per oltraggio a pubblico ufficiale. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la cella di un carcere non è una privata dimora, ma un luogo aperto al pubblico, poiché è nella piena disponibilità dell’amministrazione penitenziaria e il detenuto non ha il diritto di escludere terzi. Di conseguenza, il reato è configurabile anche in tale contesto.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Oltraggio a Pubblico Ufficiale in Carcere: la Cella è Luogo Aperto al Pubblico

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per la configurabilità del reato di oltraggio a pubblico ufficiale all’interno degli istituti penitenziari. Con la decisione in esame, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto, chiarendo in modo definitivo che la cella e gli ambienti carcerari non possono essere considerati privata dimora, bensì un luogo aperto al pubblico. Questa qualificazione ha implicazioni dirette sulla sussistenza del reato.

Il Caso: dal Ricorso alla Decisione della Cassazione

Un individuo, detenuto presso un istituto penitenziario, proponeva ricorso in Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello che lo aveva condannato. Le censure mosse dal ricorrente riguardavano diversi aspetti: il giudizio di responsabilità, la mancata applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (prevista dall’art. 131-bis c.p.) e il trattamento sanzionatorio. Tuttavia, il punto centrale, e più interessante dal punto di vista giuridico, era la contestazione relativa alla natura del luogo in cui il presunto reato era stato commesso.

La Natura della Cella Penitenziaria e l’Oltraggio a Pubblico Ufficiale

Il ricorrente sosteneva, in sostanza, che la cella dovesse essere considerata alla stregua di una privata dimora, il che avrebbe inciso sulla configurabilità del delitto di oltraggio. Per questo reato, infatti, è necessario che l’offesa all’onore e al prestigio del pubblico ufficiale avvenga in un luogo pubblico o aperto al pubblico.

La Corte di Cassazione, nel respingere questa tesi, ha chiarito che la cella e gli ambienti penitenziari sono, per loro natura, luoghi aperti al pubblico. La ragione di tale qualificazione risiede nel fatto che questi spazi non rientrano nel ‘possesso’ dei detenuti. A questi ultimi, infatti, non è riconosciuto alcun ‘ius excludendi alios’, ovvero il diritto di escludere altre persone.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema per dichiarare l’inammissibilità del ricorso sono state nette e fondate su principi giuridici consolidati. In primo luogo, i motivi di ricorso sono stati giudicati meramente riproduttivi di argomentazioni già esaminate e correttamente respinte dalla Corte territoriale. Questo vizio, noto come genericità e aspecificità del ricorso, è una causa tipica di inammissibilità.

Nel merito della questione principale, la Corte ha ribadito che gli ambienti carcerari si trovano nella piena e completa disponibilità dell’amministrazione penitenziaria. Quest’ultima può farne uso in qualsiasi momento per ogni esigenza legata alla gestione dell’istituto. Pertanto, la cella non può essere assimilata a un domicilio privato, ma va considerata come un luogo aperto al pubblico, rendendo pienamente configurabile il delitto di oltraggio a pubblico ufficiale anche in tale contesto. La Corte ha richiamato una sua precedente pronuncia (Sez. 6, n. 26028 del 15/05/2018) a sostegno di questa interpretazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza si conclude con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso. Come conseguenza processuale, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese legali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende. La decisione sottolinea che non vi erano elementi per ritenere che il ricorso fosse stato proposto senza colpa nella determinazione della causa di inammissibilità. Questa pronuncia consolida l’orientamento giurisprudenziale sulla natura degli spazi detentivi, confermando che la tutela del prestigio della pubblica amministrazione, protetta dalla norma sull’oltraggio, si estende pienamente anche all’interno delle mura carcerarie.

Una cella di un carcere può essere considerata una privata dimora ai fini del reato di oltraggio a pubblico ufficiale?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la cella e gli ambienti penitenziari sono da considerarsi luogo aperto al pubblico e non privata dimora.

Perché la cella è qualificata come luogo aperto al pubblico?
Perché i detenuti non hanno il ‘possesso’ della cella né un ‘ius excludendi alios’ (diritto di escludere gli altri). Gli ambienti penitenziari sono nella piena e completa disponibilità dell’amministrazione penitenziaria, che può utilizzarli in ogni momento per esigenze d’istituto.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, la Corte non esamina il merito della questione. Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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