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Oltraggio a pubblico ufficiale: la Cassazione decide

Un cittadino, multato per divieto di sosta, offende e spinge un agente di polizia municipale. La Corte di Cassazione ha annullato la condanna per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, stabilendo che la presenza di altri colleghi in servizio non integra il requisito della “presenza di più persone” richiesto dalla legge. Di conseguenza, è stata annullata anche la condanna per lesioni, in quanto divenuta procedibile solo a querela, che non era stata presentata.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Oltraggio a Pubblico Ufficiale: Quando la Presenza di Altri Agenti Non Basta

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35233 del 2025, offre un importante chiarimento sui requisiti del reato di oltraggio a pubblico ufficiale. Questa pronuncia sottolinea come la semplice presenza di altri colleghi del pubblico ufficiale offeso, se intenti nelle medesime funzioni, non sia sufficiente a integrare l’elemento della “presenza di più persone” richiesto dalla norma. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione fondamentale.

I Fatti del Caso

Tutto ha origine da una multa per divieto di sosta. Un automobilista, contrariato per la contravvenzione, pretende insistentemente che l’agente di Polizia Municipale la strappi. Al rifiuto, l’uomo afferra il bollettario e lo lancia verso il viso dell’operatrice. La vicenda prosegue poco dopo presso il Comando di Polizia locale, dove l’uomo rinnova le sue pretese. Di fronte a un nuovo diniego, prima scaglia del denaro verso un altro agente e poi lo spinge contro la porta d’ingresso, causandogli delle lesioni.

L’Iter Giudiziario: Dal Tribunale alla Corte d’Appello

In primo grado, il Tribunale assolve l’imputato dalle accuse di resistenza a pubblico ufficiale (originariamente contestate), ritenendo che la sua condotta, avvenuta dopo l’emissione della multa, non fosse idonea a opporsi a un atto d’ufficio. Anche l’accusa di lesioni aggravate viene archiviata per mancanza di querela.

La Corte d’Appello, su ricorso del Pubblico Ministero, ribalta parzialmente la decisione. Riqualifica i fatti come oltraggio a pubblico ufficiale (art. 341-bis c.p.), ritenendo la condotta lesiva dell’onore e del prestigio degli agenti. Di conseguenza, condanna l’imputato per l’episodio avvenuto al Comando e per le lesioni, considerate aggravate dal collegamento con il reato di oltraggio.

Le Motivazioni della Cassazione: Il Requisito della “Pubblicità” nell’Oltraggio a Pubblico Ufficiale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso dell’imputato, annullando la sentenza di condanna. Il punto cruciale della decisione risiede nell’interpretazione dell’elemento costitutivo del reato di oltraggio a pubblico ufficiale: la “presenza di più persone”.

La Suprema Corte ha ribadito un principio consolidato: affinché il reato si configuri, l’offesa deve avvenire alla presenza di almeno due persone che siano estranee alla Pubblica Amministrazione o, se pubblici ufficiali, che non stiano partecipando allo stesso atto d’ufficio in relazione al quale avviene l’oltraggio. Lo scopo della norma è tutelare non solo l’onore del singolo funzionario, ma anche il prestigio dell’intera Amministrazione, che viene minato quando l’offesa è percepita da cittadini esterni (i “civili”).

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva motivato in modo generico sulla presenza di altri agenti (un addetto alla centrale radio e il Vicecomandante), senza specificare se questi stessero assistendo ai fatti come semplici spettatori o se fossero coinvolti nelle funzioni d’ufficio. La testimonianza raccolta, inoltre, non confermava con certezza la presenza di tali soggetti. Mancando la prova certa della presenza di almeno due persone “esterne” all’atto d’ufficio contestato, viene meno un elemento essenziale del reato.

Le Conclusioni: Annullamento di Entrambe le Condanne

L’annullamento della condanna per oltraggio a pubblico ufficiale “perché il fatto non sussiste” ha avuto un effetto a catena sul reato di lesioni. Venendo meno il reato principale, è stata esclusa anche la circostanza aggravante che legava le lesioni all’oltraggio. Senza tale aggravante, il reato di lesioni personali diventa procedibile solo a seguito di querela della persona offesa.

Poiché nel fascicolo processuale non era presente alcuna querela da parte dell’agente spintonato, la Corte di Cassazione ha dovuto dichiarare l’improcedibilità dell’azione penale. Di conseguenza, ha annullato senza rinvio anche la condanna per le lesioni, concludendo definitivamente il procedimento a favore dell’imputato.

Quando un’offesa a un agente integra il reato di oltraggio a pubblico ufficiale?
L’offesa all’onore e al prestigio di un pubblico ufficiale integra il reato di oltraggio solo se avviene in un luogo pubblico o aperto al pubblico, mentre il funzionario compie un atto del suo ufficio, e soprattutto alla presenza di almeno due persone che non siano altri pubblici ufficiali impegnati nel medesimo atto d’ufficio.

La presenza di altri poliziotti è sufficiente a configurare il reato di oltraggio?
No. Secondo la sentenza, la presenza di altri colleghi del pubblico ufficiale offeso non è sufficiente se anche loro sono impegnati nello svolgimento delle loro funzioni in quel contesto. Il requisito della “presenza di più persone” è integrato solo da civili o da altri pubblici ufficiali che siano presenti per motivi estranei all’atto d’ufficio in corso.

Cosa succede all’accusa di lesioni se viene a cadere quella di oltraggio a pubblico ufficiale?
Se il reato di oltraggio viene annullato, viene meno la circostanza aggravante che legava ad esso le lesioni. Di conseguenza, il reato di lesioni (se di lieve entità) diventa procedibile solo a querela di parte. Se la persona offesa non ha sporto querela, l’azione penale diventa improcedibile e la condanna deve essere annullata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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