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Oltraggio a pubblico ufficiale: i requisiti del reato

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per oltraggio a pubblico ufficiale, stabilendo che il reato non sussiste se le offese non sono pronunciate in presenza di almeno due persone estranee ai pubblici ufficiali e alle funzioni svolte. Nel caso di specie, le frasi offensive erano state pronunciate all’interno degli uffici della Questura senza la presenza di civili, rendendo nullo uno degli elementi costitutivi del reato. La sentenza è stata rinviata alla Corte d’Appello per la sola rideterminazione della pena relativa agli altri capi d’imputazione.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Oltraggio a Pubblico Ufficiale: Quando la Presenza di Testimoni è Decisiva

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 44065/2024, ha riaffermato un principio fondamentale per la configurazione del reato di oltraggio a pubblico ufficiale. L’analisi del caso offre spunti cruciali per comprendere quando un’offesa a un agente diventa penalmente rilevante e quando, invece, mancano gli elementi costitutivi del reato. La Corte ha annullato una condanna proprio per l’assenza di un requisito essenziale: la presenza di almeno due persone estranee al momento del fatto. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le motivazioni dei giudici.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria trae origine da una sentenza di condanna emessa dal Tribunale di Arezzo, parzialmente riformata dalla Corte d’Appello di Firenze. L’imputato era stato ritenuto colpevole, tra le altre cose, del reato di oltraggio a pubblico ufficiale ai sensi dell’art. 341-bis del codice penale. Secondo l’accusa, l’uomo aveva proferito espressioni offensive nei confronti degli agenti operanti all’interno degli uffici della Questura, dove era stato condotto a seguito di una perquisizione domiciliare.

La difesa aveva impugnato la sentenza d’appello, sostenendo che il reato di oltraggio non potesse sussistere. Il motivo principale era che, al momento delle frasi ingiuriose pronunciate in Questura, non erano presenti persone diverse dagli agenti stessi. Mancava quindi un elemento chiave richiesto dalla norma per la configurabilità del delitto.

I Motivi del Ricorso e il Reato di Oltraggio a Pubblico Ufficiale

Il difensore dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Errata applicazione della legge penale: Si contestava la sussistenza del reato di oltraggio a pubblico ufficiale per assenza del requisito della presenza di più persone. La difesa ha sottolineato che la Corte d’Appello aveva confuso due momenti diversi: la perquisizione a casa dell’imputato (dove erano presenti dei civili) e le offese proferite successivamente in Questura (dove non c’erano testimoni estranei).
2. Mancata disapplicazione della recidiva: Si chiedeva di escludere l’aggravante della recidiva, considerata la risalenza dei precedenti penali dell’imputato.
3. Mancata concessione delle pene sostitutive: Si lamentava il diniego di sostituire la pena detentiva breve, ritenendo illogica la prognosi negativa sulla capacità dell’imputato di adempiere a misure alternative.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato, e ha rigettato gli altri due.

Per quanto riguarda l’oltraggio a pubblico ufficiale, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: ai fini dell’integrazione del reato previsto dall’art. 341-bis c.p., è indispensabile che l’offesa all’onore e al prestigio del pubblico ufficiale avvenga in presenza di almeno due persone. Queste persone devono essere estranee non solo ai pubblici ufficiali offesi, ma anche alle funzioni pubbliche in corso di svolgimento. Solo in queste condizioni, infatti, si realizza quel pericolo per la considerazione sociale e l’autorevolezza della Pubblica Amministrazione che la norma intende tutelare.

Nel caso specifico, la Corte di Cassazione ha rilevato che la sentenza d’appello era stata generica e non aveva provato che negli uffici della Questura, al momento delle offese, fossero presenti persone diverse dagli agenti e dall’imputato. L’affermazione circa la presenza della compagna e della figlia del ricorrente non era sufficientemente circostanziata per dimostrare che queste fossero presenti proprio durante la commissione del fatto. Di conseguenza, mancando un elemento essenziale del reato, la Corte ha stabilito che “il fatto non sussiste” e ha annullato la sentenza su questo punto senza rinvio.

Relativamente agli altri motivi, la Cassazione ha ritenuto infondate le censure sulla recidiva e sulle pene sostitutive. La Corte d’Appello aveva legittimamente motivato la sua decisione facendo riferimento ai numerosi precedenti dell’imputato e a una prognosi negativa sulla sua affidabilità, esercitando correttamente il proprio potere discrezionale.

Le Conclusioni

La decisione finale della Corte di Cassazione è stata quella di annullare senza rinvio la sentenza impugnata limitatamente al reato di oltraggio, perché il fatto non costituisce reato. Tuttavia, poiché l’imputato era stato condannato anche per altri reati, la Corte ha disposto il rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello di Firenze per la sola rideterminazione della pena complessiva. Questa sentenza ribadisce l’importanza di verificare con rigore la presenza di tutti gli elementi costitutivi di un reato, specialmente in fattispecie come l’oltraggio, dove la lesione al bene giuridico tutelato (il prestigio della PA) dipende strettamente dal contesto e dalla presenza di testimoni esterni.

Quando si configura il reato di oltraggio a pubblico ufficiale?
Il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 341-bis del codice penale, si configura quando l’offesa all’onore e al prestigio di un pubblico ufficiale avviene mentre compie un atto del suo ufficio, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, e necessariamente in presenza di almeno due persone estranee sia ai pubblici ufficiali destinatari dell’offesa sia alle funzioni in corso di svolgimento.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la condanna per oltraggio in questo caso?
La Corte ha annullato la condanna perché non è stato provato che le espressioni offensive, pronunciate dall’imputato all’interno degli uffici della Questura, siano state udite da almeno due persone diverse dagli agenti di polizia. Mancando questo requisito essenziale previsto dalla legge, il fatto non costituisce reato.

L’annullamento della condanna per un reato comporta l’assoluzione totale?
No, non necessariamente. In questo caso, l’imputato era stato condannato per più reati. La Cassazione ha annullato la condanna solo per il reato di oltraggio. Per gli altri reati la condanna è rimasta valida. Di conseguenza, il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per ricalcolare la pena finale, che sarà inferiore a quella originaria poiché basata su un numero minore di reati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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