LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Offerta risarcitoria: quando una lettera non basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato per tentato furto, stabilendo che una lettera di scuse con offerta risarcitoria non accettata dalla vittima non è sufficiente per ottenere l’attenuante del risarcimento del danno. È necessaria una procedura formale di ‘offerta reale’ per dimostrare l’effettiva volontà di riparare al danno causato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Offerta risarcitoria: la Cassazione spiega perché una lettera di scuse non è sufficiente

Nel processo penale, la volontà dell’imputato di rimediare al danno causato è un elemento di grande importanza, che può portare a significative riduzioni di pena. Tuttavia, un recente provvedimento della Corte di Cassazione ci ricorda che non basta un gesto qualunque: l’offerta risarcitoria, per essere giuridicamente valida, deve seguire delle regole precise, specialmente se la persona offesa non la accetta. Analizziamo una decisione che fa luce sui requisiti formali necessari per ottenere l’attenuante del risarcimento del danno.

I fatti di causa e il ricorso

Il caso trae origine da una condanna per tentato furto aggravato, confermata in secondo grado dalla Corte di Appello di Milano. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando due vizi di motivazione nella sentenza d’appello:

1. Il mancato riconoscimento della causa di estinzione del reato per condotte riparatorie (art. 162-ter c.p.).
2. La mancata concessione dell’attenuante comune per aver risarcito il danno (art. 62, n. 6 c.p.).

Alla base di entrambe le richieste vi era il tentativo dell’imputato di porre rimedio al danno, concretizzatosi nell’invio alla persona offesa di una lettera di scuse e di un vaglia postale, che però non era stato accettato.

L’analisi della Corte sull’offerta risarcitoria

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi presentati una mera riproposizione di argomenti già correttamente respinti dai giudici di merito. La decisione si sofferma in modo particolare sulla validità dell’offerta risarcitoria e sui suoi effetti.

Per quanto riguarda la causa di estinzione del reato per condotte riparatorie, i giudici hanno ribadito un punto procedurale fondamentale: questa causa estintiva non può essere applicata se il Pubblico Ministero si oppone espressamente, come avvenuto nel caso di specie. La mancata opposizione del PM è una condizione indispensabile per avviare la valutazione di congruità della condotta riparatoria.

L’importanza dell’offerta reale

Il punto centrale della pronuncia riguarda la seconda doglianza, relativa all’attenuante del risarcimento. La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, secondo cui l’attenuante può essere riconosciuta anche se la persona offesa non accetta il risarcimento, ma a una condizione ben precisa. L’imputato deve procedere con una “offerta reale” ai sensi degli articoli 1209 e seguenti del codice civile.

Questo significa che non è sufficiente un’offerta informale, come una lettera o un vaglia postale. L’imputato deve depositare la somma e metterla formalmente a disposizione della persona offesa. Solo questa procedura consente due cose:

* Alla persona offesa, di valutare con la dovuta ponderazione se l’offerta è adeguata a risarcire il danno.
* Al giudice, di apprezzare la congruità della somma e la reale resipiscenza (pentimento) dell’imputato.

Nel caso esaminato, il difensore si era limitato a un’iniziativa informale, non seguita dalle formalità dell’offerta reale. Inoltre, in violazione del principio di autosufficienza del ricorso, non aveva nemmeno allegato la prova dell’invio della comunicazione alla persona offesa.

Le motivazioni della decisione

La Corte Suprema ha ritenuto le argomentazioni della Corte d’Appello corrette e prive di vizi logici. La decisione si fonda su due pilastri giuridici chiari. Primo, l’applicazione dell’istituto delle condotte riparatorie è preclusa dall’opposizione del Pubblico Ministero. Secondo, per ottenere l’attenuante del risarcimento del danno in caso di rifiuto della persona offesa, l’imputato ha l’onere di attivare la procedura formale dell’offerta reale. Un semplice tentativo di contatto, seppur lodevole, non soddisfa i requisiti di legge, perché non garantisce né la serietà dell’offerta né la possibilità per la vittima di valutarla adeguatamente.

Le conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica. Chi intende beneficiare delle attenuanti legate al risarcimento del danno non può affidarsi a iniziative informali. Per dimostrare in modo inequivocabile la propria volontà riparatoria di fronte a un rifiuto della parte lesa, è indispensabile seguire la strada formale dell’offerta reale prevista dal codice civile. Questa procedura, sebbene più complessa di una semplice lettera, è l’unica in grado di tutelare le ragioni dell’imputato e di permettere al giudice una valutazione completa della sua condotta post-reato. In assenza di ciò, il tentativo di risarcimento rischia di essere giuridicamente irrilevante.

Perché non è stata concessa la causa di estinzione del reato per condotte riparatorie (art. 162-ter c.p.)?
Non è stata concessa perché la sua applicazione è condizionata, a pena di nullità, alla mancata opposizione del pubblico ministero e dell’imputato. In questo caso, il pubblico ministero si era espressamente opposto.

Una lettera di scuse con un vaglia postale è sufficiente per ottenere l’attenuante del risarcimento del danno se la vittima rifiuta?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se la persona offesa non accetta il risarcimento, l’imputato deve procedere con le forme dell’offerta reale (art. 1209 e ss. cod. civ.), depositando la somma e mettendola a disposizione della vittima. Solo questa procedura formale dimostra un’effettiva volontà di risarcire.

Cosa significa che il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Significa che la Corte di Cassazione non ha esaminato il merito delle questioni sollevate perché i motivi del ricorso erano una semplice riproposizione di censure già respinte correttamente in appello e mancavano dei requisiti procedurali, come il rispetto del principio di autosufficienza. Di conseguenza, l’imputato è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma alla Cassa delle Ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati