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Offerta reale: quando estingue il reato? La Cassazione

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di appello, stabilendo che per l’estinzione del reato tramite condotte riparatorie, l’imputato deve effettuare una formale offerta reale con deposito della somma, qualora la persona offesa rifiuti un risarcimento informale. La semplice esibizione di un assegno in udienza non è sufficiente a integrare i presupposti di legge.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Offerta Reale: La Cassazione Chiarisce i Requisiti per l’Estinzione del Reato

L’estinzione del reato per condotte riparatorie, introdotta dall’art. 162-ter del codice penale, rappresenta un’importante opportunità per l’imputato di chiudere il procedimento penale attraverso il risarcimento del danno. Tuttavia, quali sono le modalità corrette per effettuare tale risarcimento, specialmente quando la persona offesa lo rifiuta? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 13546/2024) ha fatto chiarezza, sottolineando la necessità di una formale offerta reale per rendere la condotta riparatoria effettiva e non un mero tentativo.

I Fatti del Caso

Il caso nasce da un procedimento per un reato contro il patrimonio previsto dall’art. 642 del codice penale, contestato a un imputato nei confronti di una compagnia assicurativa. In primo grado, il Tribunale aveva ritenuto l’imputato responsabile. Successivamente, la Corte d’Appello, in riforma della prima sentenza, dichiarava l’estinzione del reato ai sensi dell’art. 162-ter c.p.

La Corte d’Appello aveva basato la sua decisione sul fatto che l’imputato avesse offerto una somma di 2.200,00 euro a titolo di risarcimento, esibendo in udienza un assegno circolare. Sebbene la compagnia assicurativa (parte civile) avesse rifiutato l’offerta, ritenendola incongrua, i giudici di secondo grado l’avevano considerata adeguata e sufficiente a integrare la causa estintiva. Contro questa decisione, il Procuratore generale ha proposto ricorso per cassazione, lamentando la violazione dell’art. 162-ter c.p.

La Decisione della Cassazione sull’Offerta Reale

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza della Corte d’Appello. Il punto centrale della decisione risiede nella corretta interpretazione delle modalità con cui deve avvenire la condotta riparatoria. Secondo la Suprema Corte, l’offerta di risarcimento deve essere seria, concreta e incondizionata, mettendo la parte lesa nella condizione di disporre effettivamente della somma.

Quando la persona offesa rifiuta l’offerta, non è sufficiente che l’imputato si limiti a manifestare la propria volontà di risarcire. Per rendere la propria condotta giuridicamente rilevante ai fini dell’estinzione del reato, egli deve attivare gli strumenti previsti dalla legge civile. In questo contesto, l’offerta reale, disciplinata dall’art. 1208 e seguenti del codice civile, diventa l’unico strumento idoneo.

Le Motivazioni della Corte

I giudici di legittimità hanno motivato la loro decisione spiegando che la procedura di offerta reale non è una mera formalità burocratica, ma l’unico modo per creare un ‘equipollente’ legale al pagamento diretto in caso di rifiuto del creditore. Questa procedura si perfeziona con il deposito della somma offerta presso la cassa depositi e prestiti o un istituto bancario. Solo in quel momento l’offerta diventa effettiva e liberatoria per il debitore (l’imputato), a prescindere dall’accettazione della parte offesa.

La Corte territoriale, invece, aveva errato nel dichiarare estinto il reato basandosi unicamente sulla valutazione di congruità della somma, senza verificare che l’imputato avesse adempiuto all’onere procedurale richiesto dopo il rifiuto. L’esibizione di un assegno in udienza, senza il successivo deposito formale, non integra l’estremo dell’effettività della riparazione, che è il presupposto fondamentale dell’istituto previsto dall’art. 162-ter c.p. Tale norma, infatti, mira a premiare un ravvedimento concreto e tangibile, non una semplice proposta.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio di diritto chiaro e rigoroso: per beneficiare della causa di estinzione del reato per condotte riparatorie, non basta offrire una somma di denaro. Se la persona offesa rifiuta, l’imputato ha l’onere di procedere con una formale offerta reale e il conseguente deposito della somma. In assenza di questo adempimento, l’offerta rimane un atto incompleto e non idoneo a produrre l’effetto estintivo del reato. Questa pronuncia fornisce una guida fondamentale per la difesa, chiarendo che la volontà di risarcire deve tradursi in atti formali e concreti che mettano irrevocabilmente la somma a disposizione della vittima.

È sufficiente mostrare un assegno in udienza per estinguere un reato tramite condotte riparatorie?
No. Secondo la sentenza, se la parte offesa rifiuta l’offerta, la semplice esibizione di un assegno non è sufficiente. È necessario procedere con le forme dell’offerta reale previste dal codice civile per rendere la riparazione effettiva.

Cosa deve fare l’imputato se la persona offesa rifiuta la sua offerta di risarcimento?
L’imputato deve effettuare una formale offerta reale, che si perfeziona con il deposito della somma presso la cassa depositi e prestiti o un istituto bancario. Solo questo adempimento rende l’offerta giuridicamente efficace ai fini dell’estinzione del reato.

Perché l’offerta reale è così importante per l’applicazione dell’art. 162-ter cod. pen.?
Perché, in caso di rifiuto della persona offesa, l’offerta reale è l’unico strumento giuridico che crea un ‘equipollente’ alla dazione diretta del denaro, dimostrando in modo inequivocabile la volontà effettiva dell’imputato di riparare al danno e di eliminare le conseguenze del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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