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Offerta di droga: reato consumato anche senza cessione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30335/2024, ha stabilito che il reato di spaccio si considera consumato già con la semplice offerta di droga. Nel caso esaminato, un imputato sosteneva che il reato fosse solo tentato poiché la cessione fisica della sostanza non era avvenuta a causa di una rapina. La Corte ha respinto il ricorso, affermando che l’accordo per la vendita e la dimostrata disponibilità della droga sono sufficienti a integrare la piena consumazione del reato, rendendo irrilevante la mancata consegna finale.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Offerta di droga: reato consumato anche senza la consegna fisica

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale in materia di stupefacenti, chiarendo quando l’offerta di droga possa considerarsi un reato consumato a tutti gli effetti, anche se la sostanza non viene materialmente consegnata all’acquirente. La decisione offre importanti spunti di riflessione sulla distinzione tra tentativo e consumazione del reato di spaccio, delineando i contorni di una fattispecie criminosa molto ampia.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria trae origine dalla condanna di un uomo per detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti. La Corte di Appello, pur assolvendolo dall’accusa di associazione a delinquere, aveva confermato la sua responsabilità per il singolo episodio di spaccio, rideterminando la pena in cinque anni di reclusione e 18.000 euro di multa.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due argomenti principali:

1. Mancata consumazione del reato: Sosteneva che il delitto non si fosse mai consumato, ma fosse rimasto allo stadio di tentativo. La cessione della droga, infatti, non era avvenuta a seguito di una trattativa, ma era stata interrotta da una rapina durante la quale la sostanza era stata sottratta direttamente al fornitore, senza mai entrare nella sua disponibilità.
2. Eccessività della pena: Lamentava un trattamento sanzionatorio troppo severo, con una pena base di quattro anni, ben superiore al minimo previsto dalla legge.

La configurazione del reato nell’offerta di droga

Il fulcro della difesa si concentrava sull’idea che, senza la traditio (la consegna materiale) dello stupefacente, non si potesse parlare di reato consumato. Secondo la tesi difensiva, l’operazione si era risolta in un’azione violenta (la rapina) e non in un rapporto contrattuale tra venditore e acquirente. Di conseguenza, si sarebbe potuta configurare al massimo un’ipotesi di tentata cessione, peraltro non provata nella quantità e nel principio attivo della sostanza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato e ribadendo principi giuridici consolidati.

Anzitutto, i giudici hanno sottolineato che il ricorso riproponeva le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza un reale confronto critico con le motivazioni della sentenza impugnata. Entrando nel merito, la Corte ha smontato la tesi difensiva sulla base della struttura stessa del reato previsto dall’art. 73 del D.P.R. 309/1990.

La norma, infatti, punisce con la medesima pena una serie di condotte alternative, tra cui non solo la cessione, ma anche la semplice offerta di droga. La sentenza chiarisce che il reato si perfeziona già nel momento in cui l’agente manifesta la disponibilità a procurare la droga a terzi. Questo si verifica quando l’offerta è collegata a un’effettiva, anche se non immediata, disponibilità della sostanza.

Nel caso specifico, le intercettazioni avevano inequivocabilmente dimostrato la partecipazione dell’imputato a un accordo per la fornitura di 2 kg di cocaina. Questo accordo, secondo la Corte, è stato sufficiente a integrare la piena consumazione del reato di offerta, a prescindere dal fatto che la successiva cessione fisica sia stata impedita dalla rapina.

Anche la doglianza sulla pena è stata respinta. La Corte ha ritenuto la sanzione adeguatamente motivata in considerazione dell’ingente quantitativo di droga trattato e della personalità negativa dell’imputato, già coinvolto in altri procedimenti penali per fatti simili. I giudici hanno colto l’occasione per ribadire che la pendenza di altri procedimenti può essere legittimamente valutata per determinare la pena.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: il reato di spaccio di stupefacenti è un reato a consumazione anticipata. La legge non punisce solo l’atto finale della consegna, ma anche tutte le fasi preparatorie che manifestano una concreta volontà di immettere la droga nel mercato. L’offerta di droga, quando seria e supportata da una reale possibilità di approvvigionamento, costituisce di per sé un reato pienamente consumato. Questa interpretazione estensiva mira a colpire l’intera filiera del traffico illecito, anticipando la soglia della punibilità per contrastare più efficacemente il fenomeno.

Quando si considera consumato il reato di offerta di droga?
Il reato di offerta di droga si considera consumato nel momento in cui un soggetto manifesta la concreta disponibilità a procurare o fornire la sostanza a terzi, a condizione che tale offerta sia collegata a una reale possibilità di reperire lo stupefacente, anche se non immediata. La successiva consegna materiale non è necessaria per la consumazione.

La mancata consegna della droga a causa di un evento imprevisto (come una rapina) trasforma il reato in un semplice tentativo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, se la condotta di ‘offerta’ è stata perfezionata attraverso un accordo provato, il fallimento della consegna finale non degrada il reato a mero tentativo. L’offerta stessa, come condotta prevista dalla legge, è già un reato consumato.

Un giudice può considerare altri procedimenti penali in corso per decidere l’entità della pena?
Sì. La sentenza conferma che il giudice, nella determinazione della pena, può trarre elementi di valutazione sulla personalità dell’imputato anche dalla pendenza di altri procedimenti penali a suo carico, persino se successivi al reato per cui si procede.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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