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Offerta di droga: quando è reato per la Cassazione?

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 37055/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per l’offerta di droga. Anche se la vendita non si è conclusa, le intercettazioni hanno dimostrato l’effettiva disponibilità della sostanza, elemento sufficiente a configurare il reato. La Corte ha ribadito che l’offerta di droga, se collegata a una disponibilità reale, è punibile a prescindere dall’esito della trattativa.

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Pubblicato il 22 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’Offerta di Droga: Anche Senza Vendita è Reato? La Cassazione Fa Chiarezza

L’offerta di droga costituisce reato anche se la cessione effettiva della sostanza non avviene? Questa è la domanda cruciale a cui la Corte di Cassazione ha dato una risposta netta con l’ordinanza n. 37055 del 2024. La Suprema Corte ha confermato che la condotta criminosa si perfeziona già con la manifestazione di volontà di procurare lo stupefacente, a patto che sia collegata a una disponibilità reale della merce, anche se non immediata. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

Il Caso: Una Trattativa Interrotta

La vicenda giudiziaria ha origine da una condanna per reati legati agli stupefacenti, emessa in primo grado e parzialmente riformata dalla Corte di Appello di Cagliari. Un individuo veniva condannato a quattro anni di reclusione e a una multa per diverse condotte previste dall’art. 73 del d.P.R. 309/90 (Testo Unico Stupefacenti), tra cui un’ipotesi specifica di offerta in vendita.

L’imputato decideva di ricorrere in Cassazione, sostenendo una carenza di motivazione nella sentenza d’appello. A suo dire, non vi erano prove sufficienti per dimostrare né la sua responsabilità nella messa in vendita della sostanza, né la sua effettiva disponibilità della stessa.

La Valutazione dell’Offerta di Droga in Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo inammissibile e manifestamente infondato. Secondo i giudici di legittimità, le censure sollevate dal ricorrente non erano altro che un tentativo di rimettere in discussione l’accertamento dei fatti, operazione preclusa in sede di Cassazione. I giudici di merito, infatti, avevano adeguatamente motivato la condanna sulla base di prove concrete.

L’Importanza delle Intercettazioni Telefoniche

L’elemento probatorio chiave del processo era costituito dalle risultanze delle intercettazioni telefoniche. Dalle conversazioni registrate emergeva chiaramente la finalità di traffico di stupefacenti. La Corte d’Appello aveva descritto dettagliatamente una serie di telefonate dalle quali si desumeva in modo inequivocabile la disponibilità effettiva della sostanza da parte dell’imputato e la sua intenzione di venderla. La cessione, di fatto, non si era concretizzata solo per il mancato accordo sulla quantità e sulla qualità della merce, e non per l’indisponibilità della stessa.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha fondato la sua decisione su principi giuridici consolidati. In primo luogo, ha ribadito che l’interpretazione del linguaggio utilizzato nelle conversazioni intercettate, anche se criptico o gergale, costituisce una questione di fatto la cui valutazione spetta al giudice di merito. Tale valutazione non è sindacabile in sede di legittimità, a meno che non risulti manifestamente illogica o irragionevole, cosa che non è stata ravvisata nel caso di specie.

In secondo luogo, e questo è il punto centrale, la Corte ha richiamato la propria giurisprudenza (in particolare la sentenza n. 39110/2014) per sottolineare che la condotta criminosa di offerta di droga si perfeziona nel momento stesso in cui l’agente manifesta l’intenzione di procurare ad altri la sostanza. L’unica condizione richiesta è che tale offerta sia collegata a una “effettiva disponibilità”, anche se non attuale, della droga. Nel caso esaminato, le intercettazioni avevano ampiamente dimostrato tale disponibilità, rendendo irrilevante la mancata conclusione dell’affare.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza in esame consolida un principio di fondamentale importanza pratica: per essere condannati per traffico di stupefacenti non è necessario essere colti in flagrante durante la cessione. La sola offerta, supportata da prove che dimostrino la reale capacità di reperire e consegnare la sostanza, è sufficiente a integrare il reato. Questa pronuncia riafferma il valore probatorio delle intercettazioni telefoniche come strumento indispensabile per ricostruire la rete di traffico e per provare condotte che, altrimenti, rimarrebbero impunite. La decisione finale di inammissibilità ha comportato per il ricorrente la condanna al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, a causa del carattere palesemente dilatorio del suo ricorso.

Quando si perfeziona il reato di offerta di sostanze stupefacenti?
Secondo la Corte di Cassazione, il reato si perfeziona nel momento in cui un soggetto manifesta la volontà di procurare droga ad altri, a condizione che tale offerta sia collegata a un’effettiva disponibilità della sostanza, anche se non immediata. La vendita effettiva non è necessaria.

L’interpretazione del linguaggio usato nelle intercettazioni può essere contestata in Cassazione?
No, l’interpretazione del linguaggio adoperato dai soggetti intercettati, anche se criptico, è una questione di fatto rimessa alla valutazione del giudice di merito. Può essere contestata in Cassazione solo per ragioni di manifesta irragionevolezza o illogicità, non per una diversa valutazione del significato delle conversazioni.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, la condanna diventa definitiva. Inoltre, la legge prevede che il ricorrente sia condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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