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Occupazione suolo pubblico: ricorso inammissibile

Una persona, condannata per l’abusiva occupazione di suolo pubblico per aver costruito un muretto non autorizzato, ha presentato ricorso in Cassazione. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, sottolineando la genericità dei motivi, la natura permanente del reato ai fini della prescrizione e l’onere dell’imputato di richiedere la sospensione condizionale della pena nei gradi di merito.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione Suolo Pubblico: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’occupazione di suolo pubblico è un reato che può avere conseguenze significative. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui requisiti di ammissibilità del ricorso e su aspetti procedurali cruciali, come la natura permanente del reato e la richiesta di sospensione condizionale della pena. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere meglio i principi applicati dalla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Da Posto Auto a Muro Abusivo

Il caso ha origine dalla condanna di una persona per l’abusiva occupazione di suolo pubblico. L’imputata, insieme al defunto marito, aveva ottenuto l’autorizzazione per realizzare uno spazio di sosta per disabili, delimitato da apposite strisce gialle. Tuttavia, oltre a quanto autorizzato, aveva proceduto alla costruzione di un muretto per delimitare un’aiuola, di fatto appropriandosi indebitamente di una porzione di terreno pubblico.

La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, riconoscendo le attenuanti generiche e riducendo la pena, ma confermando la responsabilità penale. Contro questa decisione, l’imputata ha proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni, tra cui la contestazione della responsabilità, la prescrizione del reato e la mancata concessione d’ufficio della sospensione condizionale della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando la ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. La decisione si fonda su una valutazione rigorosa dei motivi di ricorso, ritenuti per la maggior parte generici o manifestamente infondati.

Le Motivazioni: Perché il Ricorso sull’Occupazione Suolo Pubblico è Stato Respingeto

L’ordinanza della Cassazione poggia su tre pilastri argomentativi principali che hanno portato alla dichiarazione di inammissibilità.

Genericità dei Motivi di Ricorso

In primo luogo, la Corte ha rilevato che i motivi volti a contestare l’affermazione di responsabilità erano del tutto generici. Le argomentazioni della difesa, infatti, non si confrontavano specificamente con la motivazione della sentenza d’appello. Quest’ultima aveva chiaramente spiegato che l’autorizzazione ricevuta era limitata alla segnaletica per un parcheggio disabili e non si estendeva alla costruzione di un’opera muraria, che configurava un’appropriazione di suolo pubblico.

La Natura Permanente del Reato e la Prescrizione

Un altro punto cruciale riguardava l’eccezione di prescrizione. La Cassazione ha confermato la posizione della Corte d’Appello, qualificando l’occupazione di suolo pubblico come reato permanente. In questa tipologia di illeciti, la condotta antigiuridica perdura nel tempo fino a quando non viene interrotta. Nel caso di specie, i giudici hanno considerato la condotta interrotta con la sentenza di condanna di primo grado. Di conseguenza, il termine di prescrizione non era maturato.

La Sospensione Condizionale della Pena: Un Beneficio da Richiedere

Infine, per quanto riguarda la mancata concessione della sospensione condizionale della pena, la Corte ha richiamato un autorevole principio stabilito dalle Sezioni Unite (sentenza n. 22533/2019). Secondo tale orientamento, sebbene il giudice d’appello abbia il dovere di motivare il mancato esercizio del potere di applicare d’ufficio il beneficio, l’imputato non può lamentare tale omissione in sede di legittimità se non ne ha mai fatto richiesta nel corso del giudizio di merito. La passività dell’imputato su questo punto preclude la possibilità di sollevare la questione per la prima volta in Cassazione.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce alcuni principi fondamentali del diritto penale e processuale. In primo luogo, evidenzia l’importanza di formulare motivi di ricorso specifici e pertinenti, che dialoghino criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata. In secondo luogo, consolida l’interpretazione del reato di occupazione di suolo pubblico come reato permanente, con importanti conseguenze sul calcolo della prescrizione. Infine, sottolinea che i benefici come la sospensione condizionale della pena, pur potendo essere concessi d’ufficio, dovrebbero essere oggetto di una richiesta esplicita da parte della difesa nei gradi di merito, per poter poi contestare un’eventuale mancata concessione in sede di legittimità.

Quando un ricorso in Cassazione viene considerato ‘generico’?
Un ricorso è considerato generico quando le argomentazioni presentate non si confrontano in modo specifico e critico con le motivazioni della sentenza impugnata, ma si limitano a riproporre tesi già respinte o a sollevare questioni astratte.

Nel reato di occupazione di suolo pubblico, come si determina la cessazione della condotta ai fini della prescrizione?
Trattandosi di un reato permanente, la condotta illecita si considera cessata nel momento in cui l’occupazione abusiva viene interrotta. In questo caso, la Corte ha identificato tale momento con l’emissione della sentenza di condanna di primo grado.

Il giudice è obbligato a concedere la sospensione condizionale della pena anche se l’imputato non la chiede?
No. Sebbene il giudice d’appello possa applicare il beneficio d’ufficio, l’imputato non può dolersi in Cassazione della sua mancata concessione se non ne ha mai fatto richiesta durante il processo di merito, come stabilito da un consolidato orientamento delle Sezioni Unite.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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