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Occupazione suolo pubblico: quando è reato? Cassazione

Un commerciante ha impugnato una condanna per il reato di invasione di terreni, sostenendo che l’aver occupato con la sua bancarella uno spazio pubblico maggiore di quello autorizzato fosse solo un’infrazione minore. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che l’occupazione suolo pubblico oltre i limiti della concessione costituisce il reato previsto dall’art. 633 c.p. e non una semplice violazione amministrativa.

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Pubblicato il 2 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione suolo pubblico: quando superare i limiti diventa reato?

L’occupazione suolo pubblico è una pratica comune per attività commerciali come bar, ristoranti e bancarelle. Tuttavia, è fondamentale rispettare scrupolosamente i limiti imposti dalle autorizzazioni comunali. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ci ricorda che superare, anche di poco, lo spazio concesso non è una semplice leggerezza, ma può integrare un vero e proprio reato penale. Vediamo nel dettaglio cosa ha stabilito la Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il caso analizzato riguarda un commerciante che aveva presentato ricorso contro una sentenza di condanna della Corte d’Appello. L’accusa era quella di invasione di terreni, reato previsto dall’articolo 633 del Codice Penale. Nello specifico, l’imputato aveva occupato con la propria bancarella un’area pubblica di metratura superiore rispetto a quella per cui aveva ottenuto regolare autorizzazione dall’ente pubblico.

La difesa del ricorrente sosteneva che tale comportamento non dovesse essere considerato un reato penale, ma, al massimo, una violazione amministrativa del Codice della Strada. La questione, quindi, era stabilire la corretta qualificazione giuridica di una condotta di parziale abusivismo.

L’eccesso di Occupazione Suolo Pubblico secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato. I giudici hanno ribadito un principio ormai consolidato nella giurisprudenza di legittimità: commette il reato di invasione di terreni chi, pur essendo autorizzato dall’ente pubblico, occupa uno spazio demaniale diverso e di maggiore estensione rispetto a quello concesso.

Questo significa che l’autorizzazione a occupare una porzione di suolo pubblico non funge da “scudo” per occupazioni più ampie. L’area eccedente i limiti della concessione è considerata a tutti gli effetti occupata abusivamente, integrando così gli elementi costitutivi del reato.

Il Precedente Giurisprudenziale

La Corte ha fondato la sua decisione su un precedente specifico e molto simile al caso in esame (Cass. n. 17892/2015). Anche in quella circostanza, il reato era stato contestato al titolare di una bancarella che aveva occupato un’area pubblica più vasta di quella autorizzata. La Cassazione, quindi, non ha fatto altro che confermare un orientamento già consolidato, sottolineando come la tesi difensiva del ricorrente fosse in netto contrasto con i principi affermati dalla giurisprudenza.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è chiara e lineare. Il ricorso è stato ritenuto inammissibile perché le argomentazioni proposte erano in contrasto con i principi affermati dalla giurisprudenza di legittimità. Il giudice di appello aveva già analiticamente indicato, con una motivazione congrua, tutti gli elementi costitutivi del reato ascritto. L’errore del ricorrente è stato quello di non considerare che l’autorizzazione amministrativa delimita in modo invalicabile l’ambito di liceità dell’occupazione. Qualsiasi invasione dello spazio pubblico al di fuori di quel perimetro è illegale e, in presenza degli altri elementi richiesti dalla norma, assume rilevanza penale. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza della Cassazione rappresenta un monito importante per tutti gli operatori commerciali che utilizzano suolo pubblico. È essenziale non solo ottenere le necessarie autorizzazioni, ma anche rispettare con la massima precisione i limiti spaziali indicati. Superare tali limiti, anche se di poco, non espone soltanto a sanzioni amministrative, ma può portare a una condanna penale per il reato di invasione di terreni (art. 633 c.p.). La decisione conferma che la tutela del demanio pubblico è un bene giuridico che l’ordinamento protegge con forza, anche attraverso lo strumento penale.

Occupare uno spazio pubblico più grande di quello autorizzato è un reato?
Sì, secondo la Corte di Cassazione, occupare uno spazio demaniale diverso e di maggiore estensione rispetto a quello per il quale è stata rilasciata la concessione integra il reato di invasione di terreni previsto dall’art. 633 del codice penale.

Qual è la differenza tra il reato di invasione di terreni (art. 633 c.p.) e una violazione del Codice della Strada?
Il provvedimento chiarisce che l’occupazione di un’area pubblica con una bancarella, in misura superiore a quella autorizzata, non è una semplice violazione del Codice della Strada, ma costituisce il più grave reato di invasione di terreni, come affermato dalla giurisprudenza di legittimità.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Se il ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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