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Occupazione demaniale: la gestione di fatto è reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un gestore di un chiosco bar, ritenuto responsabile del reato di occupazione demaniale. La Suprema Corte ha stabilito che la gestione di fatto di un’area in concessione, provata dalla presenza sul posto e da una richiesta di subingresso non ancora formalizzata, è sufficiente per configurare la responsabilità penale, anche senza un titolo formale.

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Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione Demaniale: Responsabilità Penale per la Gestione di Fatto

La gestione di aree di proprietà dello Stato, come le spiagge, è soggetta a regole precise che prevedono il rilascio di una concessione. Ma cosa succede se una persona gestisce un lido senza che il trasferimento della licenza sia stato ancora formalizzato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 30943/2024) fa luce sulla questione dell’occupazione demaniale abusiva, chiarendo che la responsabilità penale può sorgere anche da una gestione puramente ‘di fatto’.

I Fatti di Causa: La Gestione del Lido Senza Titolo

Il caso ha origine da una sentenza del Tribunale di Patti, che aveva dichiarato un individuo non punibile per la contravvenzione di occupazione demaniale abusiva, applicando l’istituto della particolare tenuità del fatto. L’imputato, tuttavia, non si è accontentato di questa decisione e ha presentato appello, chiedendo un’assoluzione piena con la formula ‘per non aver commesso il fatto’.

La sua difesa si basava su un punto cruciale: egli era titolare della licenza per il solo chiosco bar presente sulla spiaggia, ma non della concessione demaniale per il lido, che era ancora formalmente intestata al precedente gestore. Secondo l’imputato, il Tribunale aveva erroneamente presunto un suo subentro nella concessione, mentre la sua presenza sul posto e quella di alcune attrezzature non provavano in alcun modo che fosse lui l’autore dell’occupazione illecita dell’arenile.

La Decisione della Cassazione sulla Occupazione Demaniale

L’appello è stato convertito in ricorso per cassazione, ma la Suprema Corte lo ha dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza. Secondo i giudici, il Tribunale di merito aveva costruito la propria decisione su una base logica e coerente, non censurabile in sede di legittimità.

Il ragionamento della Corte si è fondato su due elementi fattuali, considerati pacifici e decisivi:

1. La presenza e l’auto-qualifica: Al momento del controllo, l’imputato era presente sul lido e si era qualificato agli operanti come ‘titolare dell’attività’.
2. La richiesta di subingresso: Era emerso che il precedente concessionario aveva presentato, già da tempo, una richiesta formale per il subingresso dell’imputato nella concessione, anche se l’ente regionale non aveva ancora completato l’iter burocratico.

Le Motivazioni della Corte

Sulla base di questi elementi, la Corte di Cassazione ha confermato la validità della motivazione del Tribunale. I giudici hanno ritenuto che, sebbene la cessione della gestione non fosse ancora stata formalizzata, l’imputato era di fatto già subentrato nella conduzione dell’intera attività, presentandosi egli stesso con tale qualifica. La Corte ha ribadito che questa valutazione è il risultato di una lettura adeguata del materiale probatorio e priva di vizi logici.

In sostanza, la situazione di fatto ha prevalso sulla situazione di diritto. L’esercizio effettivo dei poteri di gestione sull’area demaniale è stato considerato sufficiente a radicare la responsabilità penale per l’occupazione demaniale abusiva, a prescindere dal perfezionamento formale della voltura della concessione.

Le Conclusioni e le Implicazioni Pratiche

La sentenza offre un importante monito: nel campo delle concessioni pubbliche, la responsabilità penale non è legata esclusivamente alla titolarità formale del titolo autorizzativo. Chi assume la gestione di fatto di un’attività, comportandosi come ‘dominus’ e titolare, ne assume anche le relative responsabilità, comprese quelle penali per eventuali illeciti.

Questa decisione sottolinea l’importanza di attendere il completamento di tutti i passaggi burocratici prima di avviare o proseguire un’attività soggetta a concessione. Agire sulla base di accordi privati non ancora ratificati dalle autorità competenti espone al rischio concreto di incorrere in sanzioni, anche di natura penale, per reati come l’occupazione demaniale abusiva.

È possibile essere considerati responsabili per occupazione demaniale anche se la concessione non è ancora formalmente intestata a proprio nome?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la gestione di fatto di un’attività su suolo demaniale è sufficiente a integrare la responsabilità penale, anche in assenza di una formalizzazione del subingresso nella concessione.

Quali elementi possono dimostrare una ‘gestione di fatto’ di un’attività su area demaniale?
Nel caso analizzato, sono stati considerati rilevanti la presenza dell’imputato sul posto, il fatto che si sia qualificato come titolare dell’attività agli agenti accertatori e l’esistenza di una richiesta ufficiale di subingresso nella concessione, seppur non ancora approvata.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso per cassazione?
Comporta che l’impugnazione non viene esaminata nel merito dalla Corte perché presenta vizi, come la manifesta infondatezza delle motivazioni. La declaratoria di inammissibilità conduce alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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