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Occupazione abusiva: stato di necessità? Cassazione

Due persone ricorrono in Cassazione contro una condanna per occupazione abusiva di un immobile. Una delle ricorrenti invoca lo stato di necessità per esigenze abitative e la particolare tenuità del fatto. La Corte Suprema dichiara i ricorsi inammissibili, chiarendo che lo stato di necessità richiede un pericolo attuale e inevitabile, non una generica difficoltà abitativa. Inoltre, la tenuità del fatto non è applicabile se la condotta illecita, come l’occupazione, è ancora in corso.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione Abusiva e Stato di Necessità: la Sentenza della Cassazione

L’occupazione abusiva per stato di necessità è un tema delicato che contrappone il diritto di proprietà alla tutela di diritti fondamentali della persona, come quello all’abitazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui limiti di applicazione della scriminante dello stato di necessità in questi contesti, confermando un orientamento rigoroso.

I Fatti del Caso: Occupazione di un Immobile e il Ricorso in Cassazione

Due persone venivano condannate per il reato di invasione di terreni o edifici (art. 633 c.p.), in concorso tra loro (art. 110 c.p.), per aver occupato abusivamente un immobile. Contro la sentenza della Corte d’Appello, entrambi proponevano ricorso in Cassazione.

Un ricorrente lamentava la genericità della motivazione della sentenza di condanna. L’altra ricorrente, invece, fondava il suo ricorso su due motivi principali: primo, il mancato riconoscimento della scriminante dello stato di necessità (art. 54 c.p.), sostenendo di aver agito per far fronte a un’esigenza abitativa; secondo, il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.).

La Decisione della Corte: Ricorsi Inammissibili

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi. La decisione si basa su una rigorosa analisi dei requisiti richiesti dalla legge sia per l’ammissibilità del ricorso stesso, sia per l’applicazione delle cause di giustificazione invocate. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di riesaminare i fatti, ma di valutare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

Le Motivazioni: Analisi dell’occupazione abusiva per stato di necessità

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni dei ricorrenti con motivazioni precise e fondate su principi giuridici consolidati.

Il Rigetto dello Stato di Necessità

Il motivo centrale della decisione riguarda l’inapplicabilità dello stato di necessità. La Cassazione ha chiarito che, per poter invocare tale scriminante, non è sufficiente una generica condizione di bisogno abitativo. È necessario dimostrare l’esistenza di un pericolo attuale e non altrimenti evitabile di un danno grave alla persona. Nel caso specifico, i giudici hanno evidenziato che:

1. L’occupazione non era temporanea, ma mirava a un uso abitativo stabile.
2. Non era stata fornita alcuna documentazione idonea a dimostrare un effettivo e imminente stato di pericolo che rendesse l’occupazione l’unica soluzione possibile.

La Corte ha ribadito che il diritto all’abitazione, pur essendo fondamentale, non può giustificare di per sé la lesione del diritto di proprietà attraverso un’azione illecita, se non ricorrono tutti i presupposti stringenti dell’art. 54 c.p.

L’Inapplicabilità della Particolare Tenuità del Fatto

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha sostenuto che la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) non poteva essere applicata per una ragione dirimente: la condotta illecita era ancora in corso. L’occupazione abusiva non era cessata, e questo impedisce di considerare il fatto come ‘tenue’. Inoltre, la Corte ha ricordato che la valutazione richiesta dall’art. 131-bis si basa su indicatori legati alla condotta, al danno e alla colpevolezza al momento del fatto, non sulla condotta post delictum.

La Genericità del Ricorso

Infine, il ricorso dell’altro imputato è stato dichiarato inammissibile per genericità, in quanto si limitava a contestare la motivazione senza indicare elementi specifici che ne dimostrassero l’illogicità o la contraddittorietà, trasformandosi in una richiesta di nuova valutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità.

Le Conclusioni: Quando l’Esigenza Abitativa non Giustifica l’Illecito

L’ordinanza in esame conferma un principio fondamentale: l’emergenza abitativa, pur essendo un problema sociale rilevante, non costituisce un’automatica ‘licenza’ per commettere il reato di occupazione abusiva. La scriminante dello stato di necessità opera solo in situazioni eccezionali e rigorosamente provate, caratterizzate da un pericolo imminente e grave per la persona, non altrimenti fronteggiabile. La decisione ribadisce inoltre che un reato permanente, come l’occupazione che perdura nel tempo, non può beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto fino a quando la condotta illecita non sia cessata.

Quando l’occupazione abusiva di un immobile può essere giustificata dallo stato di necessità?
Secondo la Corte, l’occupazione abusiva è giustificata dallo stato di necessità solo in presenza di un pericolo attuale e non altrimenti evitabile di un danno grave alla persona. Una generica difficoltà abitativa, specialmente se l’occupazione è stabile e non temporanea, non è sufficiente a integrare i requisiti di questa scriminante.

È possibile ottenere la non punibilità per ‘particolare tenuità del fatto’ se l’occupazione abusiva è ancora in corso?
No. La Corte ha stabilito che la causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis del codice penale non è applicabile se la condotta illecita, come l’occupazione di un immobile, non è cessata al momento della decisione.

Per quale motivo un ricorso in Cassazione può essere dichiarato inammissibile?
Un ricorso può essere dichiarato inammissibile se è generico, ovvero se non indica in modo specifico i vizi logici o giuridici della sentenza impugnata, ma si limita a reiterare argomenti già respinti o a chiedere una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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