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Occupazione abusiva: quando non si applica il 131-bis

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di occupazione abusiva di un alloggio popolare, ritenendo inammissibile il ricorso dell’imputata. La decisione si fonda sulla lunga durata della condotta illecita, iniziata nel 2005, che ha qualificato il comportamento come abituale, escludendo così la possibilità di applicare la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione Abusiva e Tenuità del Fatto: la Cassazione fa Chiarezza

L’occupazione abusiva di un immobile, specialmente se di edilizia popolare, è un reato che pone questioni complesse. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso di questo tipo, stabilendo importanti principi sulla durata della condotta e sull’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.). Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso

Una persona veniva condannata sia in primo grado dal Tribunale sia in appello dalla Corte d’Appello per il reato di occupazione abusiva di un alloggio popolare. La difesa dell’imputata presentava ricorso in Cassazione, basandosi su due motivi principali:

1. Errata esclusione della causa di non punibilità: Secondo la difesa, la Corte d’Appello non avrebbe considerato il carattere occasionale della condotta e la sua lieve entità, elementi che avrebbero dovuto portare all’applicazione dell’art. 131-bis c.p. A sostegno di questa tesi, si evidenziava che l’imputata avrebbe comunque avuto diritto all’assegnazione di una casa popolare.
2. Violazione di legge sulla pena: La difesa contestava la pena inflitta, sostenendo che dovesse essere determinata in base alla legge in vigore al momento dell’accertamento del reato (gennaio 2018), che prevedeva una sanzione più mite.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando integralmente la sentenza di condanna della Corte d’Appello. I giudici supremi hanno ritenuto entrambi i motivi del ricorso manifestamente infondati, fornendo chiarimenti cruciali sulla natura del reato e sui limiti di applicazione della non punibilità.

L’abitualità della condotta nell’occupazione abusiva

Il punto centrale della decisione riguarda l’impossibilità di applicare l’art. 131-bis c.p. La Corte ha sottolineato che l’occupazione abusiva si era protratta per un ‘lasso di tempo considerevole’, avendo avuto inizio nel lontano 2005. Questa lunga durata trasforma la condotta da occasionale ad ‘abituale’, una caratteristica che osta per legge all’applicazione del beneficio della particolare tenuità del fatto. La continuità dell’illecito per oltre un decennio è stata considerata un elemento decisivo, tale da superare ogni altra obiezione difensiva.

La natura di reato permanente

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, la Cassazione ha ribadito un principio consolidato: l’occupazione abusiva è un reato di natura permanente. Questo significa che la condotta illecita non si esaurisce in un singolo momento, ma perdura per tutto il tempo in cui l’occupazione continua. La permanenza cessa solo con l’allontanamento volontario dell’occupante o con la sentenza di condanna. Di conseguenza, il riferimento della difesa alla data dell’accertamento (16 gennaio 2018) è irrilevante, poiché l’illecito era iniziato nel 2005 e non vi era prova che fosse cessato. La protrazione del comportamento illecito giustifica l’applicazione della normativa vigente al momento della cessazione della permanenza, rendendo infondata la doglianza sulla presunta illegalità della pena.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano su due pilastri giuridici. In primo luogo, l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. è subordinata non solo alla tenuità dell’offesa ma anche alla non abitualità del comportamento. La Cassazione ha ritenuto che un’occupazione protratta per molti anni non possa in alcun modo essere considerata ‘non abituale’. Questo criterio oggettivo, legato alla durata, è sufficiente a escludere il beneficio. In secondo luogo, la qualificazione del reato come permanente è fondamentale. Il tempus commissi delicti in un reato permanente coincide con ogni momento della sua durata, fino alla sua cessazione. Pertanto, ogni argomentazione legata a una specifica data di ‘consumazione’ durante la permanenza è priva di fondamento, a meno che non si dimostri l’avvenuta restituzione dell’immobile.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un orientamento giurisprudenziale chiaro: la lunga durata di un’occupazione abusiva è un fattore determinante che ne aggrava la valutazione complessiva. Questa pronuncia chiarisce che il beneficio della non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un meccanismo applicabile a condotte illecite stabili e protratte nel tempo. La natura permanente del reato comporta che la responsabilità penale si estenda per tutta la durata dell’occupazione, con implicazioni dirette anche sulla determinazione della pena applicabile. Per i cittadini, il messaggio è inequivocabile: la persistenza in una condotta illecita, anche se motivata da necessità abitative, non può essere considerata di lieve entità ai fini penali.

Perché in questo caso di occupazione abusiva non è stata applicata la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.)?
La causa di non punibilità è stata esclusa perché l’occupazione si era protratta per un periodo di tempo molto lungo, dal 2005. Questa durata ha fatto sì che la condotta fosse considerata ‘abituale’, una condizione che per legge impedisce l’applicazione di tale beneficio.

Cosa significa che l’occupazione abusiva è un ‘reato permanente’?
Significa che l’illecito non si esaurisce in un solo momento, ma continua per tutto il tempo in cui l’immobile rimane occupato illegalmente. La commissione del reato cessa solo quando l’occupante lascia l’alloggio o quando interviene una sentenza di condanna.

La data in cui viene accertato il reato è rilevante per determinare la pena?
No, nel caso di un reato permanente come l’occupazione abusiva, la data del singolo accertamento non è decisiva. Ciò che conta è il momento in cui cessa la condotta illecita, poiché è a quel momento che si fa riferimento per individuare la legge applicabile ai fini della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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