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Occupazione abusiva: quando è inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due persone condannate per l’occupazione abusiva di un alloggio popolare. La Corte ha ritenuto irrilevante un’errata indicazione del numero di interno dell’immobile e ha negato l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.), evidenziando che la stabilità e la durata prolungata dell’occupazione configurano un’abitualità della condotta che osta alla concessione del beneficio.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione Abusiva: la Cassazione chiarisce i limiti della non punibilità

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 892/2024) offre importanti spunti di riflessione sul reato di occupazione abusiva di immobili, in particolare quando si tratta di alloggi popolari. Il caso analizzato riguarda la condanna di due persone per invasione arbitraria e danneggiamento di un bene destinato a un interesse pubblico. La Corte, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha delineato con precisione i confini per l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

I Fatti del Caso: L’Occupazione di un Alloggio Popolare

Due individui venivano condannati in primo grado e in appello per aver occupato senza titolo un alloggio di edilizia popolare e per averne danneggiato la porta d’ingresso. Il reato era aggravato dalla destinazione del bene al perseguimento di un interesse pubblico. La difesa degli imputati ha quindi deciso di presentare ricorso alla Suprema Corte di Cassazione, basandolo su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha sollevato due questioni fondamentali:

1. Violazione di legge sulla responsabilità: Secondo i ricorrenti, non vi era prova certa dell’occupazione, poiché il sopralluogo delle forze dell’ordine sarebbe avvenuto in un luogo diverso da quello indicato nel capo di imputazione, a causa di un’errata indicazione del numero di interno dell’abitazione.
2. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: La difesa sosteneva che il reato dovesse essere considerato di lieve entità e, pertanto, non punibile, chiedendo l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

La Decisione della Corte e la Stabilità dell’Occupazione Abusiva

La Corte di Cassazione ha respinto entrambe le argomentazioni, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Questa decisione conferma la linea dura della giurisprudenza nei confronti dei reati che ledono interessi collettivi, come quello all’assegnazione di alloggi popolari.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione punto per punto.

In primo luogo, riguardo all’errore nell’indicazione del numero di interno, i giudici hanno ritenuto la questione irrilevante. Basandosi sulla testimonianza di un agente di polizia giudiziaria e, soprattutto, sull’autodenuncia di uno degli imputati, la Corte ha stabilito che non vi era alcuna incertezza sull’identità del luogo in cui era avvenuto il reato. Un mero errore materiale nel verbale non può inficiare la solidità dell’impianto accusatorio quando i fatti sono chiari.

In secondo luogo, e questo è il punto centrale della sentenza, la Corte ha spiegato perché non fosse applicabile l’art. 131-bis c.p. Il fattore decisivo è stato la stabilità e la durata prolungata dell’occupazione abusiva. I ricorrenti avevano mantenuto il possesso dell’immobile per un tempo apprezzabile, senza che vi fosse prova di un’interruzione della condotta neanche al momento della sentenza. Questo comportamento è stato qualificato come abituale. L’abitualità della condotta è una delle cause ostative esplicitamente previste dalla legge per la concessione del beneficio della non punibilità. Pertanto, un’occupazione non episodica, ma protratta nel tempo, non può essere considerata un fatto di particolare tenuità.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto non è un meccanismo automatico, ma richiede una valutazione complessiva della condotta. Nel contesto dell’occupazione abusiva, la durata e la stabilità dell’invasione diventano elementi chiave per valutare la gravità del reato. Una condotta che si protrae nel tempo dimostra una maggiore lesività dell’interesse protetto (in questo caso, il diritto della collettività a una corretta assegnazione degli alloggi pubblici) e rivela una tendenza che la legge non intende tollerare con un proscioglimento. La decisione, inoltre, conferma che gli errori formali minori negli atti investigativi non possono vanificare un processo quando la sostanza dei fatti è provata da altre fonti, come testimonianze o confessioni.

Un errore nell’indicazione del numero di un appartamento in un atto giudiziario può invalidare l’accusa di occupazione abusiva?
No, secondo la Corte, un’errata indicazione del numero di interno è irrilevante se non vi è alcuna discrasia tra il fatto contestato e quello ritenuto in sentenza, specialmente se la prova del reato si fonda su altri elementi come testimonianze e autodenunce.

Perché il beneficio della non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) è stato negato in questo caso?
È stato negato perché l’occupazione abusiva si è protratta per un tempo apprezzabile e non è stata interrotta. Questa stabilità e durata della condotta è stata considerata come ‘abitualità’, una condizione che la legge indica espressamente come ostativa all’applicazione del beneficio.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
Comporta che il ricorso non viene esaminato nel merito. Di conseguenza, la sentenza impugnata diventa definitiva e i ricorrenti vengono condannati al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle Ammende, commisurata al loro grado di colpa nel promuovere un ricorso infondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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