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Occupazione abusiva: quando è inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di tre persone condannate per occupazione abusiva di un immobile. I motivi, basati sul presunto stato di abbandono dell’edificio e sullo stato di necessità, sono stati respinti. Il primo è stato ritenuto una mera ripetizione di argomenti già esaminati, mentre la scriminante dello stato di necessità non è stata provata con elementi specifici riferibili ai ricorrenti. La Corte ha quindi confermato la condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione Abusiva: Stato di Necessità e Ricorso Inammissibile secondo la Cassazione

L’occupazione abusiva di immobili è un tema di grande attualità che solleva complesse questioni giuridiche, in particolare quando si interseca con situazioni di disagio abitativo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui limiti della difesa basata sullo stato di necessità e sui requisiti di ammissibilità del ricorso, delineando un quadro rigoroso per chi si appella alla Suprema Corte.

I Fatti del Caso: L’Occupazione e il Percorso Giudiziario

Tre individui venivano condannati nei gradi di merito per il reato di invasione di edifici, previsto dall’art. 633 del codice penale, per aver occupato illegittimamente un immobile a Bologna. Contro la sentenza della Corte d’Appello, gli imputati proponevano ricorso per Cassazione, affidandosi a due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso: Tra Edificio Abbandonato e Stato di Necessità

La difesa degli imputati si articolava su due punti fondamentali:

1. Erronea valutazione della responsabilità: Secondo i ricorrenti, la Corte d’Appello aveva sbagliato nel non considerare che l’immobile fosse, di fatto, in stato di abbandono. A sostegno di questa tesi, venivano citate trattative intercorse tra la proprietà e il Comune, che però non avevano portato ad alcun accordo. Inoltre, si sottolineava come lo stesso edificio presentasse misure di sicurezza volte a limitare l’accesso, un elemento che, paradossalmente, veniva interpretato come prova della noncuranza della proprietà.

2. Mancato riconoscimento dello stato di necessità: La difesa sosteneva che l’occupazione abusiva fosse giustificata da una situazione di necessità, ai sensi dell’art. 54 del codice penale. Si faceva riferimento a una comunicazione del Comune che attestava un generale disagio abitativo per le famiglie presenti nello stabile.

L’Analisi della Cassazione sull’occupazione abusiva

La Corte di Cassazione ha esaminato entrambi i motivi, giungendo a una declaratoria di inammissibilità del ricorso. La decisione della Suprema Corte si basa su principi procedurali e sostanziali molto chiari, che meritano un’analisi approfondita.

Le Motivazioni della Decisione

Il primo motivo di ricorso è stato considerato inammissibile perché si risolveva in una “pedissequa reiterazione” di argomenti già presentati e puntualmente respinti dalla Corte d’Appello. La Cassazione ha ribadito che il ricorso non può essere una semplice riproposizione delle stesse difese, ma deve contenere una critica argomentata e specifica alla motivazione della sentenza impugnata. Nel caso di specie, la Corte ha sottolineato che:

a) le trattative tra Comune e proprietà non si erano mai concluse con un accordo;

b) la negoziazione non aveva avuto esiti positivi;

c) la presenza di presidi per limitare l’accesso dimostrava, al contrario, la volontà della proprietà di difendere il bene, escludendo lo stato di abbandono.

Anche il secondo motivo, relativo allo stato di necessità, è stato giudicato manifestamente infondato. La giurisprudenza di legittimità è consolidata nel richiedere, per l’applicazione di tale scriminante nell’occupazione abusiva, che ricorrano tutti gli elementi costitutivi per l’intero periodo dell’illecito. In particolare, è necessario dimostrare l’assoluta necessità della condotta e l’inevitabilità del pericolo di un danno grave alla persona. Nel caso specifico, i ricorrenti si erano limitati a un generico riferimento al disagio abitativo, senza allegare alcun elemento concreto e specifico relativo alla loro personale situazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento offre due importanti lezioni. La prima è di natura processuale: un ricorso per Cassazione, per essere ammissibile, deve andare oltre la semplice ripetizione degli argomenti di appello e deve criticare specificamente il ragionamento giuridico del giudice precedente. In caso contrario, il rischio è una declaratoria di inammissibilità con condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria. La seconda lezione è di diritto sostanziale: la scriminante dello stato di necessità in caso di occupazione abusiva è riconosciuta solo in circostanze eccezionali e rigorosamente provate. Non è sufficiente invocare un contesto generale di difficoltà abitativa; è indispensabile dimostrare un pericolo attuale, grave e inevitabile per la propria persona, che renda l’occupazione l’unica via percorribile per salvarsi.

Quando un ricorso in Cassazione è considerato una semplice ripetizione e quindi inammissibile?
Un ricorso è considerato una mera ripetizione, e quindi inammissibile, quando si limita a riproporre gli stessi motivi già presentati e rigettati nel giudizio d’appello, senza sviluppare una critica specifica e argomentata contro la motivazione della sentenza impugnata.

L’occupazione abusiva di un immobile può essere giustificata dallo stato di necessità?
Sì, ma solo a condizioni molto rigorose. È necessario che chi occupa l’immobile dimostri l’esistenza di un pericolo attuale di un danno grave alla persona, che tale pericolo sia inevitabile e che l’occupazione sia stata l’unica soluzione possibile per salvarsi. La prova di questi elementi deve coprire l’intera durata dell’occupazione illecita.

Un edificio con misure di sicurezza per limitare l’accesso può essere considerato in stato di abbandono?
No. Secondo la Corte, la presenza di presidi volti a impedire l’accesso non autorizzato è la prova che il proprietario non ha abbandonato l’immobile, ma anzi intende proteggerlo. Pertanto, l’occupazione di un tale edificio non può essere giustificata sostenendo che fosse abbandonato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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