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Occupazione abusiva immobile: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione si è pronunciata su un caso di occupazione abusiva immobile. Due imputati sono stati condannati per aver occupato un alloggio popolare senza titolo. La Corte ha confermato che il reato sussiste anche senza un’invasione violenta, essendo sufficiente permanere nell’immobile ‘sine titulo’. Tuttavia, ha annullato la sentenza d’appello sui punti relativi al riconoscimento della recidiva e alla mancata concessione della sospensione condizionale della pena a uno degli imputati, a causa di una motivazione insufficiente e apparente da parte del giudice di merito. Il caso è stato rinviato per un nuovo esame su questi specifici aspetti.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione Abusiva Immobile: Quando Soggiornare Senza Contratto è Reato

L’occupazione abusiva immobile è un tema di grande attualità che coinvolge aspetti sociali e legali complessi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla configurazione del reato previsto dall’art. 633 del codice penale, analizzando anche le circostanze aggravanti come la recidiva e la concessione di benefici come la sospensione condizionale della pena. La decisione mette in luce come la permanenza in un alloggio senza un titolo giuridico valido sia sufficiente a integrare il delitto, a prescindere dalle modalità con cui si è entrati originariamente.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato riguardava due persone condannate in primo e secondo grado per aver occupato abusivamente un immobile di proprietà dell’Istituto autonomo delle case popolari. La loro difesa si basava sul fatto che erano stati ospitati dalla precedente assegnataria, la quale aveva comunicato all’ente di aver lasciato una famiglia nel possesso dell’alloggio. Tuttavia, era emerso che la stessa assegnataria non aveva mai formalizzato il suo diritto sottoscrivendo un contratto di locazione. Gli imputati sostenevano di non essere a conoscenza di questa irregolarità e che l’apparente titolarità dell’assegnataria avrebbe dovuto escludere la loro colpevolezza. I giudici di merito avevano respinto questa tesi, confermando la condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, investita del ricorso, ha adottato una decisione articolata. Da un lato, ha confermato l’interpretazione del reato di invasione di terreni o edifici, ribadendo che la condotta illecita non richiede necessariamente violenza o clandestinità. Dall’altro, ha accolto i motivi di ricorso relativi alla motivazione sulla recidiva e sulla negata sospensione condizionale della pena per uno degli imputati. La sentenza impugnata è stata quindi annullata con rinvio ad un’altra sezione della Corte d’Appello, che dovrà riesaminare questi specifici punti fornendo una motivazione adeguata.

Le motivazioni sulla occupazione abusiva immobile

Il cuore della pronuncia riguarda la nozione di ‘invasione’. La Cassazione ha chiarito che questo termine non si riferisce all’aspetto violento della condotta, ma al semplice fatto di introdursi in un luogo ‘contra ius’, ovvero senza averne il diritto. La conseguente ‘occupazione’ è la manifestazione concreta di tale condotta illecita. Il reato ha natura permanente e cessa solo con l’allontanamento del soggetto o con la sentenza di condanna.

La Corte ha richiamato una sua precedente pronuncia (sentenza Buccino, n. 27041/2023) per affermare che si ha occupazione abusiva immobile ogni volta che si occupa un bene sine titulo. Questo include i casi in cui si subentra a un precedente detentore, si viene ospitati per cortesia o si permane nell’immobile dopo il decesso del legittimo assegnatario. Nel caso specifico, il fatto che la precedente assegnataria non avesse mai firmato un contratto di locazione rendeva la sua stessa posizione precaria e, di conseguenza, non aveva alcun potere di trasferire il possesso agli imputati. La loro permanenza nell’alloggio, pertanto, integrava pienamente il reato contestato.

Le motivazioni su Recidiva e Sospensione della Pena

La Cassazione ha invece censurato duramente la motivazione della Corte d’Appello riguardo alla recidiva. I giudici di merito si erano limitati a menzionare la presenza di precedenti condanne senza specificare quali fossero e, soprattutto, senza spiegare perché queste fossero indicative di una maggiore propensione a delinquere. La legge (art. 133 c.p.) richiede al giudice di valutare in concreto il legame tra i reati passati e quello attuale, per verificare se la condotta pregressa sia sintomo di una ‘perdurante inclinazione al delitto’. Una motivazione generica, che non entra nel merito di questa analisi, è da considerarsi carente.

Analogamente, anche la negazione della sospensione condizionale della pena per una degli imputati è stata giudicata illegittima. La Corte d’Appello aveva motivato il diniego ‘per le medesime ragioni’ addotte per la recidiva, incorrendo in un vizio di motivazione ‘del tutto apparente’.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: l’occupazione abusiva immobile si configura con la semplice permanenza in un bene senza un titolo giuridico valido, indipendentemente dalle modalità di ingresso. Al contempo, la pronuncia sottolinea l’obbligo per i giudici di fornire motivazioni concrete, specifiche e non apparenti quando applicano istituti che incidono sulla determinazione della pena, come la recidiva, o sulla sua esecuzione, come la sospensione condizionale. Un mero riferimento ai precedenti penali, senza un’analisi del loro significato nel contesto del nuovo reato, non è sufficiente a giustificare un aggravamento della sanzione o la negazione di un beneficio di legge.

È necessario entrare con la forza in un immobile per commettere il reato di occupazione abusiva?
No, la nozione di ‘invasione’ nel reato di cui all’art. 633 cod. pen. non si riferisce all’aspetto violento della condotta, ma al comportamento di chi si introduce ‘arbitrariamente’ (‘contra ius’), ovvero senza averne il diritto. La conseguente occupazione è l’estrinsecazione materiale di questa condotta.

Se vengo ospitato in una casa popolare e poi ci resto, commetto un reato?
Sì. Secondo la sentenza, integra il reato la condotta di chi occupa un immobile ‘sine titulo’ (senza un titolo legale). Questo include i casi di chi subentra a un precedente detentore, anche con la sua autorizzazione, se quest’ultimo non aveva il potere di trasferire il possesso, o di chi occupa l’immobile a titolo di mera cortesia e poi vi permane.

Un giudice può riconoscere la recidiva solo perché una persona ha precedenti penali?
No. La Corte ha stabilito che la motivazione è carente se si limita a riportare la presenza di precedenti condanne. Il giudice deve esaminare in concreto il rapporto tra i fatti passati e il nuovo reato, spiegando se e in quale misura la pregressa condotta criminosa sia indicativa di una perdurante inclinazione al delitto che ha influito sulla commissione del reato attuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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