LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Occupazione abusiva di terreno: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per l’occupazione abusiva di terreno comunale. Nonostante una precedente assoluzione per fatti simili, la Corte ha stabilito che la successiva e legittima assegnazione del terreno a un altro soggetto ha creato una nuova situazione giuridica, rendendo la continua occupazione un nuovo reato. La Corte ha inoltre chiarito che, trattandosi di reato perdurante, il termine di prescrizione decorre dalla sentenza di primo grado.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione abusiva di terreno: quando una vecchia assoluzione non basta

Una recente sentenza della Corte di Cassazione penale affronta un complesso caso di occupazione abusiva di terreno, stabilendo principi importanti sulla permanenza del reato e sull’irrilevanza di una precedente sentenza di assoluzione di fronte a nuove circostanze di fatto e di diritto. La decisione chiarisce come l’assegnazione formale di un bene a un nuovo soggetto possa trasformare una situazione preesistente in una nuova condotta illecita.

I Fatti di Causa

La vicenda giudiziaria ha origine dall’occupazione di un appezzamento di terreno di proprietà comunale, coltivato dall’imputato. Tale terreno era stato, in data 25 novembre 2015, formalmente assegnato in affitto dal Comune a un parente dell’imputato. Quest’ultimo, legittimo assegnatario, aveva denunciato l’occupazione illegale al Comune in data 11 marzo 2016, data in cui viene fissata la consumazione del reato contestato.

L’imputato, condannato sia in primo grado dal Tribunale sia dalla Corte di Appello, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo di avere un diritto sul terreno derivante da un precedente accordo familiare e da una sentenza di assoluzione del 2013 per un’accusa simile, con la formula “perché il fatto non costituisce reato”.

I Motivi del Ricorso e la tesi difensiva

La difesa ha articolato il ricorso su diversi punti, cercando di smontare l’impianto accusatorio confermato nei primi due gradi di giudizio:

1. Violazione della legge agraria: Si invocava l’applicazione della legge n. 203/1982, sostenendo che la situazione fosse riconducibile a un subaffitto non contestato dal Comune nei termini di legge.
2. Precedente giudicato: La difesa ha sostenuto che la sentenza di assoluzione del 2013, divenuta irrevocabile, costituisse un giudicato che impediva una nuova condanna per gli stessi fatti.
3. Prescrizione del reato: Secondo il ricorrente, la permanenza del reato si sarebbe interrotta con la sentenza del 2013, facendo così decorrere i termini di prescrizione.
4. Pagamento del canone: Si affermava che il tentativo di pagare il canone di locazione dimostrasse la buona fede e l’assenza della volontà di invadere arbitrariamente il fondo.

L’occupazione abusiva di terreno e la valutazione della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato tutte le argomentazioni difensive, dichiarando il ricorso manifestamente infondato. I giudici hanno sottolineato che il fulcro della questione non era un contratto agrario, ma un’invasione illegale di un terreno di proprietà pubblica, assegnato con un atto amministrativo formale a un altro soggetto. Questo atto, datato 25 novembre 2015, ha creato una situazione giuridica completamente nuova e distinta rispetto a quella che aveva portato all’assoluzione del 2013. Pertanto, la condotta successiva a tale data configura una nuova e autonoma ipotesi di occupazione abusiva di terreno.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte ha smontato punto per punto le tesi del ricorrente. Innanzitutto, ha ritenuto irrilevante il richiamo alla legge agraria sui subaffitti, poiché il caso in esame riguarda un’invasione abusiva di un terreno comunale, non una disputa contrattuale tra privati.

In secondo luogo, ha escluso l’esistenza di un giudicato preclusivo. La sentenza del 2013 si riferiva a una situazione fattuale e giuridica diversa. L’atto di assegnazione del 2015 al legittimo affittuario ha modificato radicalmente il quadro, rendendo la permanenza dell’imputato sul fondo una nuova e autonoma condotta illecita.

Per quanto riguarda la prescrizione, la Corte ha ribadito il suo consolidato orientamento: nel reato perdurante, come l’occupazione abusiva, il termine di prescrizione inizia a decorrere dalla data della sentenza di primo grado (in questo caso, l’11 settembre 2019), poiché è in quel momento che si cristallizza l’accertamento della condotta antigiuridica. Di conseguenza, il reato non era affatto prescritto.

Infine, è stato chiarito che il tentativo di pagare un canone di affitto per un terreno che si occupa abusivamente non può sanare l’illegalità della condotta, la quale rimane delittuosa.

Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: una precedente assoluzione non offre una “patente di immunità” a vita. Se le circostanze giuridiche cambiano in modo sostanziale – come nel caso di un nuovo atto amministrativo che assegna legittimamente il bene a un’altra persona – la continuazione della stessa condotta materiale può integrare un nuovo reato. La decisione sottolinea l’importanza degli atti formali della Pubblica Amministrazione nel definire la legittimità del possesso e della detenzione di beni pubblici.

Una precedente assoluzione per occupazione di un terreno impedisce una nuova condanna per lo stesso reato?
No. Secondo la sentenza, se interviene un nuovo atto giuridico, come un provvedimento amministrativo che assegna legittimamente il terreno a un’altra persona, la permanenza sul fondo costituisce una nuova condotta illecita, non coperta dal precedente giudicato di assoluzione.

Il tentativo di pagare il canone di affitto per un terreno occupato sana l’illegalità della condotta?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che il tentativo di pagare un canone per un terreno occupato abusivamente non è sufficiente a sanare una condotta delittuosa già commessa e ancora in atto.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per il reato di occupazione abusiva di terreno?
Trattandosi di un reato perdurante, la giurisprudenza consolidata afferma che il termine di prescrizione inizia a decorrere non dal momento iniziale dell’occupazione, ma dalla data della pronuncia della sentenza di primo grado, momento in cui la condotta illecita viene giudizialmente accertata e interrotta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati