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Occupazione abusiva di alloggi popolari: è reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 44227/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per l’occupazione abusiva di un alloggio popolare. L’imputato sosteneva che l’immobile non fosse un bene pubblico, ma la Corte ha ribadito che gli alloggi di edilizia residenziale pubblica sono da considerarsi tali, in quanto appartengono a un ente pubblico e sono destinati a una finalità di pubblica utilità. Di conseguenza, la loro invasione integra il reato previsto dagli artt. 633 e 639-bis del codice penale.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione abusiva di case popolari: la Cassazione conferma che è reato

L’occupazione abusiva di un alloggio di edilizia residenziale pubblica costituisce reato. Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un cittadino, confermando la sua condanna e chiarendo una volta per tutte la natura di “bene pubblico” di tali immobili. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza per la tutela del patrimonio immobiliare destinato a finalità sociali.

I fatti di causa

Il caso trae origine dalla condanna inflitta a un individuo dal Tribunale di Agrigento e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Palermo per il reato di invasione di edifici, aggravato dalla natura pubblica dell’immobile, ai sensi degli articoli 633 e 639-bis del codice penale. L’imputato aveva occupato senza titolo un alloggio popolare di proprietà del Comune.

La tesi difensiva: l’alloggio popolare non è un bene pubblico?

La difesa del ricorrente si basava su un unico, ma cruciale, punto: l’edificio occupato non poteva essere qualificato come “bene pubblico”. Secondo l’imputato, l’immobile rientrava nel “patrimonio disponibile” del Comune, ovvero in quella categoria di beni che l’ente pubblico possiede a titolo di proprietà privata e che non sono direttamente destinati a un servizio pubblico. Di conseguenza, non poteva configurarsi l’aggravante prevista dall’articolo 639-bis, che punisce più severamente l’invasione di edifici pubblici.

L’occupazione abusiva di immobili pubblici secondo la Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso “manifestamente infondato”, respingendo in toto la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno chiarito che, ai fini della legge penale, la nozione di “bene pubblico” è più ampia di quella civilistica e si fonda su due requisiti essenziali:

1. L’appartenenza a un Ente Pubblico: L’immobile deve essere di proprietà dello Stato o di un altro ente pubblico, come un Comune.
2. La destinazione a finalità pubbliche: L’immobile deve svolgere una funzione di utilità pubblica.

Entrambi i requisiti sono pienamente soddisfatti nel caso degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. Questi appartengono a un ente pubblico e sono specificamente finalizzati a garantire il diritto all’abitazione a cittadini con redditi bassi o in condizioni di disagio economico, assolvendo a una chiara funzione sociale che lo Stato persegue a livello locale e nazionale.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: ai fini della perseguibilità del reato di invasione di terreni o edifici, la qualifica di “pubblico” si estende a tutti i beni appartenenti a un ente pubblico, a prescindere dalla loro collocazione nel patrimonio demaniale, indisponibile o disponibile. Ciò che rileva è la titolarità del bene in capo all’ente.

La funzione sociale di questi immobili, destinati a sopperire alle esigenze abitative di fasce deboli della popolazione che non possono accedere al mercato privato, rafforza la loro natura pubblica. L’amministrazione pubblica, infatti, attraverso questi alloggi, interviene per agevolare l’accesso alla proprietà o alla locazione, svolgendo un servizio di primario interesse collettivo. Pertanto, l’occupazione abusiva di un alloggio popolare lede direttamente questo interesse e configura pienamente il reato contestato.

Conclusioni

La sentenza in esame non lascia spazio a dubbi: chi occupa illegalmente un alloggio popolare commette il reato di invasione di edificio pubblico. La decisione della Cassazione rafforza la tutela del patrimonio immobiliare destinato a scopi sociali e invia un messaggio chiaro sulla non tollerabilità di condotte che sottraggono risorse abitative a chi ne ha legittimamente diritto. La qualifica di “bene pubblico” non dipende da mere classificazioni contabili, ma dalla proprietà pubblica e dalla funzione di utilità collettiva che il bene è chiamato a svolgere.

L’occupazione di un alloggio popolare è sempre considerata reato?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che l’occupazione abusiva di un alloggio di edilizia residenziale popolare configura il reato di invasione di edifici pubblici previsto dagli artt. 633 e 639-bis del codice penale.

Perché un alloggio popolare è definito ‘bene pubblico’ ai fini penali?
Un alloggio popolare è considerato un bene pubblico perché soddisfa due requisiti fondamentali: appartiene a un ente pubblico (come un Comune) ed è destinato a una finalità di pubblica utilità, ovvero garantire il diritto alla casa a persone in condizioni economiche svantaggiate.

La classificazione dell’immobile come ‘patrimonio disponibile’ del Comune cambia qualcosa?
No, secondo la sentenza, ai fini del reato di occupazione abusiva, è irrilevante che l’immobile faccia parte del patrimonio disponibile o indisponibile dell’ente. Il fattore determinante è la sua appartenenza a un ente pubblico, che lo qualifica automaticamente come ‘pubblico’ per la legge penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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