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Occupazione abusiva demanio: sequestro legittimo

La Corte di Cassazione conferma la legittimità di un sequestro preventivo a carico di un’attività di ristorazione per occupazione abusiva demanio. La sentenza chiarisce che l’annullamento di un’ordinanza di sgombero da parte del giudice amministrativo per vizi di competenza non fa venir meno il reato, che si configura con la semplice occupazione senza titolo valido. Il ricorso dell’imprenditore è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione Abusiva Demanio: Sequestro Valido Anche con Ordinanza di Sgombero Annullata

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso complesso di occupazione abusiva demanio, stabilendo principi importanti sulla validità del sequestro preventivo. La vicenda riguarda un ristoratore che continuava a occupare un locale nel mercato ittico di una nota località marittima, nonostante la scadenza delle concessioni. La Corte ha chiarito che l’annullamento dell’ordinanza di sgombero da parte del giudice amministrativo non invalida il sequestro penale, poiché il reato si fonda sulla mancanza di un titolo di occupazione, non sulla disobbedienza a un ordine specifico.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine dal sequestro preventivo di un manufatto edilizio adibito a ristorante, situato all’interno di un plesso demaniale marittimo. L’area era stata data in concessione al Comune, che a sua volta l’aveva assegnata a privati. Con il passare del tempo, il Comune decideva di non rinnovare le assegnazioni per procedere a lavori di ristrutturazione dell’intera area del mercato ittico. Nonostante le diffide e un’ordinanza di sgombero emessa nel 2022, il gestore del ristorante continuava l’attività.

Il ristoratore impugnava l’ordinanza di sgombero davanti al TAR, che la annullava per un vizio di incompetenza del Comune. Forte di questa decisione, l’imprenditore riteneva legittima la propria permanenza. Tuttavia, la Procura disponeva il sequestro preventivo del locale per i reati di cui agli artt. 54 e 1161 del Codice della Navigazione, ovvero l’occupazione abusiva di spazio demaniale. Il Tribunale del Riesame confermava il sequestro, spingendo la difesa a ricorrere in Cassazione.

L’impatto della decisione amministrativa sull’occupazione abusiva demanio

Il punto centrale del ricorso si basava sulla presunta illogicità del provvedimento penale a fronte della decisione del giudice amministrativo. La difesa sosteneva che, essendo stata dichiarata illegittima l’ordinanza di sgombero, non si potesse conferire rilevanza penale alla condotta dell’indagato.

La Cassazione, tuttavia, ha respinto questa tesi. I giudici hanno chiarito che l’oggetto della decisione amministrativa era limitato alla competenza del Comune a emettere l’ordine di sgombero in autotutela. Tale pronuncia non ha mai affermato l’esistenza di un titolo valido per l’occupazione da parte del ristoratore. Il reato di occupazione abusiva demanio, infatti, si perfeziona con la mera occupazione di un’area demaniale in assenza di un valido titolo concessorio, indipendentemente dall’esistenza o dalla legittimità di un’ingiunzione di rilascio.

I Motivi del Ricorso

La difesa aveva articolato il ricorso su tre motivi principali:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione: Si contestava la valutazione della condotta criminosa, ritenendo che i giudici del riesame non avessero considerato adeguatamente le sentenze amministrative favorevoli all’imprenditore.
2. Mancanza dell’elemento soggettivo e del periculum in mora: Si sosteneva che non vi fosse dolo, dato che l’imprenditore agiva nella convinzione di essere nel giusto, e che mancasse il pericolo concreto che giustificasse la misura cautelare.
3. Difetto di autonoma valutazione del GIP: Si lamentava che il giudice per le indagini preliminari si fosse appiattito sulla richiesta del Pubblico Ministero senza un’analisi critica e indipendente degli elementi.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo motivazioni dettagliate per ciascuno dei punti sollevati.

In primo luogo, ha ribadito che il reato di occupazione abusiva demanio (art. 1161 cod. nav.) è integrato dalla semplice occupazione senza titolo. L’eventuale ordine di sgombero (art. 54 cod. nav.) è un post factum, la cui violazione può integrare un reato diverso (art. 1164 cod. nav.), ma la cui esistenza o validità non incide sul reato principale.

Per quanto riguarda l’elemento soggettivo, la Corte ha ritenuto che la volontà di occupare illegittimamente lo spazio fosse evidente, data la ‘vasta messe di avvisi e diffide comunali, rimasti inascoltati per mesi ed anni’. La buona fede non poteva essere invocata.

Sul fronte del periculum in mora, i giudici hanno spiegato che, trattandosi di un sequestro impeditivo, la sua funzione è evitare che la libera disponibilità del bene protragga le conseguenze del reato. In questo caso, il pericolo concreto consisteva nell’impossibilità per il Comune di procedere con i lavori di ristrutturazione dell’area pubblica, bloccati dalla permanenza del ristorante. La libera disponibilità del bene avrebbe aggravato le conseguenze dell’illecito, impedendo il ripristino e la riqualificazione di un’area pubblica.

Infine, è stato respinto anche il motivo relativo al difetto di autonoma valutazione. La Corte ha osservato che il GIP aveva introdotto nel suo provvedimento un elemento di novità rispetto alla richiesta del PM (il riferimento ai lavori edilizi come motivo dell’ordine di sgombero), dimostrando così di aver compiuto una riflessione critica e personale sul materiale indiziario.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale in materia di reati demaniali: la legittimità dell’occupazione di un bene pubblico dipende esclusivamente dall’esistenza di un titolo concessorio valido ed efficace. Vicissitudini procedurali, come l’annullamento di un’ordinanza di sgombero per vizi di forma o competenza, non sanano l’illegalità di fondo né forniscono una scusante. Per gli operatori del settore, questa pronuncia è un monito a verificare sempre la validità e la vigenza dei propri titoli concessori, poiché la convinzione soggettiva di essere nel giusto non è sufficiente a escludere la responsabilità penale di fronte a una chiara situazione di occupazione abusiva demanio.

Un sequestro per occupazione abusiva demanio è valido anche se l’ordinanza di sgombero è stata annullata dal TAR?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che il reato si configura con la mera occupazione di un bene demaniale senza un titolo valido. L’annullamento di un’ordinanza di sgombero per motivi procedurali (come l’incompetenza dell’ente che l’ha emessa) non crea un diritto a occupare l’area e, pertanto, non fa venire meno il reato.

È necessario un ordine di sgombero per commettere il reato di occupazione abusiva demaniale?
No. La giurisprudenza ha chiarito che il reato previsto dall’art. 1161 del Codice della Navigazione si perfeziona con la sola occupazione dello spazio demaniale in assenza di un titolo concessorio. L’ingiunzione di sgombero è un atto successivo, e la sua violazione può dar luogo a un reato diverso e ulteriore.

In cosa consiste il ‘periculum in mora’ che giustifica il sequestro in un caso di occupazione abusiva?
Il ‘periculum in mora’ (pericolo nel ritardo) consiste nel rischio che la continuazione dell’occupazione abusiva aggravi o protragga le conseguenze del reato. Nel caso specifico, il pericolo era rappresentato dal fatto che la permanenza del ristorante impediva al Comune di effettuare necessari lavori di ristrutturazione e riqualificazione dell’intera area del mercato ittico, con un conseguente danno per la collettività.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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