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Occupazione abusiva demanio: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della Procura contro un’assoluzione per il reato di occupazione abusiva demanio. La decisione si fonda sulla non specificità del ricorso, che contestava il principio di diritto ma non le valutazioni probatorie del giudice di primo grado, il quale aveva ritenuto non provata l’occupazione e che le opere fossero state realizzate dal precedente possessore.

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Pubblicato il 27 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione Abusiva Demanio: Perché un Ricorso Generico è Destinato a Fallire

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 29219/2025, offre uno spunto cruciale sull’importanza della precisione tecnica nei ricorsi legali, specialmente in materia di occupazione abusiva demanio. Il caso analizzato dimostra come un ricorso, pur basato su un principio di diritto potenzialmente corretto, possa essere dichiarato inammissibile se non affronta specificamente le fondamenta probatorie della decisione impugnata. Approfondiamo la vicenda per capire le ragioni dietro la decisione dei giudici supremi.

I Fatti del Caso: L’Assoluzione in Primo Grado

La vicenda ha origine da una sentenza del Tribunale di Patti, che aveva assolto un cittadino dall’accusa di occupazione abusiva di suolo demaniale, reato previsto dagli articoli 54 e 1161 del Codice della Navigazione. La formula assolutoria era stata “perché il fatto non sussiste”.

Il Tribunale era giunto a questa conclusione sulla base di due elementi emersi durante il processo:
1. Le prove raccolte, in particolare la deposizione di un testimone, non erano state ritenute sufficienti a dimostrare con certezza che l’area in questione fosse effettivamente di natura demaniale.
2. Era stato provato che le opere (nella fattispecie, una recinzione) che materializzavano l’occupazione erano state realizzate dal precedente possessore dell’immobile, prima che l’imputato ne acquisisse la titolarità.

Di fronte a questo quadro probatorio, il giudice di primo grado aveva ritenuto insussistente il reato contestato all’imputato.

Il Ricorso della Procura e la Tesi sulla Occupazione Abusiva Demanio Continuata

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Messina ha proposto ricorso per Cassazione contro la sentenza di assoluzione. Il fulcro del ricorso non era una contestazione delle prove, ma l’affermazione di un principio di diritto. Secondo la Procura, anche chi si limita a proseguire un’occupazione abusiva demanio iniziata da altri commette il reato. La condotta illecita, infatti, non consisterebbe solo nel realizzare le opere, ma anche nel mantenerle, impedendo così la “fruibilità del bene da parte di potenziali utenti” e ledendo l’interesse della collettività a utilizzare pienamente il bene demaniale.

La Decisione della Corte di Cassazione: Il Principio di Specificità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in quanto “aspecifico”. Questo termine tecnico indica che l’atto di impugnazione era generico e non si confrontava adeguatamente con le ragioni specifiche della decisione del Tribunale. I giudici supremi hanno evidenziato come il ricorso della Procura si fosse concentrato esclusivamente sulla questione di diritto (la punibilità della continuazione dell’occupazione), trascurando completamente di attaccare il fondamento fattuale dell’assoluzione.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è chiara: il ricorso contestava un principio di diritto, ma lo faceva in modo astratto, senza affrontare le conclusioni a cui era giunto il Tribunale riguardo alle prove. Il giudice di primo grado aveva esplicitamente affermato che le deposizioni testimoniali non provavano né la natura demaniale dell’area, né il coinvolgimento dell’imputato nella realizzazione delle opere.

Il Procuratore, nel suo ricorso, avrebbe dovuto contestare specificamente queste valutazioni, dimostrando, ad esempio, la manifesta illogicità della motivazione del Tribunale o il travisamento di una prova decisiva. Invece, si è limitato a richiamare una testimonianza senza nemmeno allegarla o trascriverla, assegnandole un significato probatorio opposto a quello dato dal Tribunale. Questo approccio è stato giudicato insufficiente. La Corte ha stabilito che, per superare il vaglio di ammissibilità, un ricorso deve confrontarsi punto per punto con la motivazione della sentenza impugnata. Non può semplicemente ignorare l’analisi delle prove e proporre una diversa interpretazione della legge.

Conclusioni

In conclusione, anche se il principio giuridico sostenuto dalla Procura fosse stato corretto, il suo accoglimento non avrebbe portato a nulla di concreto. L’annullamento della sentenza non avrebbe avuto alcun effetto pratico, poiché sarebbero rimaste intatte le valutazioni del Tribunale sulla carenza di prove riguardo agli elementi fondamentali del reato. Questa sentenza ribadisce una lezione fondamentale per ogni operatore del diritto: un ricorso per Cassazione non è un’occasione per ridiscutere i fatti, ma per censurare errori di diritto. Perché tale censura sia efficace, deve essere ancorata a una critica puntuale e specifica della motivazione della sentenza che si intende impugnare, dimostrando come e perché il giudice abbia sbagliato nell’applicare la legge ai fatti così come li ha accertati.

Perché il cittadino è stato assolto in primo grado dal reato di occupazione abusiva di suolo demaniale?
È stato assolto perché il Tribunale ha ritenuto che non fosse stato provato che l’area fosse demaniale e che le opere che costituivano l’occupazione fossero state realizzate dal precedente possessore, non dall’imputato.

Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore Generale?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché ritenuto “aspecifico”. Contestava il principio di diritto relativo alla prosecuzione dell’occupazione, ma non si confrontava specificamente con le valutazioni sulle prove e i fatti accertati dal Tribunale, che erano alla base dell’assoluzione.

Secondo la tesi del Procuratore, continuare un’occupazione abusiva iniziata da altri è reato?
Sì, secondo la tesi esposta nel ricorso, anche chi prosegue un’occupazione abusiva di suolo demaniale commette il reato, perché la sua condotta impedisce comunque la fruibilità del bene pubblico da parte della collettività. La Corte, tuttavia, non si è pronunciata nel merito di questo principio a causa dell’inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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