LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Occupazione abusiva demanio: reato senza sgombero

Un commerciante ricorre contro il sequestro di un box su area demaniale, sostenendo la liceità della sua condotta a seguito dell’annullamento dell’ordine di sgombero. La Cassazione dichiara il ricorso inammissibile, affermando che il reato di occupazione abusiva demanio si configura per la sola mancanza di un titolo valido, indipendentemente dalla legittimità di atti amministrativi successivi.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione abusiva demanio: È reato anche con un’ordinanza di sgombero illegittima? La parola alla Cassazione

La questione dell’occupazione abusiva demanio rappresenta un tema di costante attualità, in cui si intrecciano profili di diritto penale e amministrativo. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti, stabilendo che la commissione del reato prescinde dalla legittimità degli atti amministrativi volti a far cessare l’abuso, come le ordinanze di sgombero. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione per comprendere la portata dei principi affermati.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda il titolare di un’attività commerciale che occupava un box situato in un’area demaniale marittima, adibita a mercato ittico. A seguito della scadenza del titolo concessorio e di ripetute diffide da parte del Comune, il Giudice per le Indagini Preliminari disponeva il sequestro preventivo del manufatto per il reato di abusiva occupazione di spazio demaniale, previsto dagli artt. 54 e 1161 del Codice della Navigazione.

Il provvedimento veniva confermato anche dal Tribunale del Riesame. L’indagato, tuttavia, proponeva ricorso per cassazione, basando la sua difesa su un punto cruciale: le ordinanze di sgombero emesse nei suoi confronti erano state annullate in sede di giustizia amministrativa. Secondo la sua tesi, tale annullamento avrebbe dovuto privare di rilevanza penale la sua condotta.

L’occupazione abusiva demanio e i motivi del ricorso

Il ricorrente ha articolato la sua difesa in tre motivi principali, contestando la sussistenza sia del fumus commissi delicti che del periculum in mora, oltre a un vizio procedurale nel decreto di sequestro.

Primo motivo: l’irrilevanza dei provvedimenti amministrativi

La difesa sosteneva che il Tribunale del Riesame avesse erroneamente ignorato le decisioni dei giudici amministrativi, i quali avevano dichiarato illegittima l’ordinanza di sgombero. Di conseguenza, la permanenza nel box non poteva essere considerata penalmente rilevante, in quanto conseguenza diretta di un atto amministrativo viziato.

Secondo motivo: la valutazione del dolo e del periculum

In secondo luogo, si contestava la mancanza di un’adeguata motivazione sull’elemento soggettivo del reato (il dolo) e sul periculum in mora. Il ricorrente affermava di aver sempre agito in buona fede. Inoltre, il sequestro sarebbe stato utilizzato impropriamente per finalità amministrative, anziché per fronteggiare un pericolo concreto e attuale.

Terzo motivo: il difetto di autonoma valutazione del GIP

Infine, veniva eccepito un vizio procedurale: il GIP non avrebbe condotto un’autonoma valutazione degli elementi a carico, limitandosi a recepire acriticamente le argomentazioni del Pubblico Ministero, in violazione delle norme del codice di procedura penale.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutte le censure sollevate. Gli Ermellini hanno fornito una motivazione chiara e lineare, riaffermando principi consolidati in materia.

In primo luogo, la Corte ha chiarito che l’oggetto del giudizio amministrativo era limitato alla competenza del Comune a emettere l’ordinanza di sgombero, senza mai entrare nel merito della legittimità dell’occupazione. L’annullamento dell’atto, quindi, non ha mai creato un titolo valido per l’occupante. Il reato di occupazione abusiva demanio (art. 1161 cod. nav.) si perfeziona con la mera occupazione materiale dell’area in assenza di una concessione valida. L’eventuale ordine di sgombero è un post factum la cui violazione può integrare un reato diverso (art. 54 cod. nav.), ma la sua assenza o illegittimità non esclude il reato principale.

Quanto all’elemento soggettivo, la Corte ha ritenuto palese la sussistenza del dolo, data la “vasta messe di avvisi e diffide comunali, rimasti inascoltati per mesi ed anni”.

Sul periculum in mora, la motivazione del Tribunale del Riesame è stata giudicata corretta e logica. Il pericolo non era astratto, ma concreto: il protrarsi dell’attività di vendita di pesce in “acclarate condizioni di fatiscenza strutturale ed igienica” rappresentava un rischio per l’incolumità e la salute pubblica. Il sequestro era dunque funzionale non solo a impedire la continuazione del reato, ma anche ad evitare la commissione di altri reati legati alla cattiva conservazione e vendita di alimenti.

Infine, è stato rigettato anche il motivo sull’assenza di autonoma valutazione, poiché il GIP aveva introdotto nel suo provvedimento elementi di novità rispetto alla richiesta del PM, dimostrando di aver svolto una propria e autonoma riflessione sul materiale indiziario.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: nel contesto dell’occupazione abusiva demanio, ciò che conta ai fini della responsabilità penale è la situazione sostanziale, ovvero l’assenza di un titolo legittimante. Le vicende procedurali degli atti amministrativi successivi, come un’ordinanza di sgombero, non hanno la capacità di sanare l’illiceità originaria della condotta. La decisione sottolinea inoltre l’importanza di valutare il periculum in termini concreti, specialmente quando sono in gioco beni primari come la salute pubblica. Per gli operatori del settore, questo rappresenta un monito a non fare affidamento su eventuali vizi procedurali dell’azione amministrativa per giustificare la permanenza su suolo pubblico senza un titolo valido e vigente.

L’annullamento di un’ordinanza di sgombero da parte del giudice amministrativo rende lecita l’occupazione di un’area demaniale?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la legittimità dell’occupazione dipende esclusivamente dall’esistenza di un valido titolo concessorio. L’eventuale illegittimità di un ordine di sgombero, magari per un vizio di competenza, non sana l’originaria abusività dell’occupazione.

Quando si configura il reato di occupazione abusiva di demanio marittimo?
Il reato, previsto dall’art. 1161 del Codice della Navigazione, si configura con la semplice occupazione di uno spazio demaniale in assenza di un titolo concessorio. Non è necessaria la preventiva emissione di un’ordinanza di sgombero da parte dell’autorità competente.

Come viene valutato il “periculum in mora” in un sequestro preventivo di un’attività commerciale in condizioni precarie?
Il pericolo viene valutato in modo concreto. Nel caso di specie, il protrarsi dell’attività di vendita di prodotti ittici in una struttura fatiscente e igienicamente precaria rappresentava un rischio diretto per la salute e l’incolumità pubblica. Il sequestro è stato ritenuto necessario per impedire l’aggravarsi di tali conseguenze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati