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Occupazione abusiva demanio: quando scatta il reato

La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un concessionario per occupazione abusiva demanio marittimo. Il reato permanente cessa con il sequestro, da cui decorre la prescrizione, e non rilevano norme successive non retroattive. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso non erano pertinenti alla sentenza impugnata, ma riproponevano argomenti già superati.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione abusiva demanio: la Cassazione chiarisce quando cessa il reato

La gestione delle concessioni demaniali marittime è un tema complesso, spesso al centro di contenziosi. Un caso recente affrontato dalla Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1726 del 2024, offre importanti chiarimenti sul reato di occupazione abusiva demanio e sui criteri per calcolare la prescrizione. La pronuncia sottolinea come la permanenza del reato si interrompa con il sequestro della struttura, momento dal quale inizia a decorrere il termine di prescrizione.

I Fatti del Caso

Il rappresentante legale di una società, titolare di una concessione demaniale marittima, veniva condannato per aver mantenuto una struttura in legno su un’area del demanio oltre il termine autorizzato. La concessione prevedeva la presenza della struttura solo per la stagione estiva, con scadenza al 30 settembre 2015. L’imputato, invece, non aveva rimosso la costruzione, protraendone l’occupazione illecita.

In un lungo iter giudiziario, che includeva un annullamento con rinvio da parte della Cassazione, il Tribunale, in sede di giudizio rescissorio, confermava la condanna. L’imputato presentava quindi un nuovo ricorso per Cassazione, basato su due motivi principali: l’assenza dell’elemento soggettivo del reato e l’avvenuta prescrizione.

L’occupazione abusiva demanio e i motivi del ricorso

La difesa sosteneva che il giudice non avesse considerato adeguatamente la buona fede dell’imputato, il quale aveva presentato istanze per mantenere la struttura, né gli effetti di una legge successiva (L. n. 145/2018) che, a suo dire, avrebbe inciso sulla configurabilità del reato.

Il secondo e più tecnico motivo di ricorso riguardava la prescrizione. Secondo la difesa, il reato permanente di occupazione abusiva sarebbe cessato non con il sequestro del 9 dicembre 2017 (disposto nel procedimento in esame), ma con un sequestro precedente, avvenuto il 9 maggio 2016 in un altro procedimento. Anticipando la data di cessazione della condotta illecita, il reato sarebbe risultato estinto per prescrizione prima della sentenza di condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria. La decisione si fonda su ragioni sia procedurali che di merito, ribadendo principi consolidati in materia.

Le Motivazioni della Sentenza

I giudici hanno innanzitutto rilevato un vizio fondamentale nel ricorso: l’imputato non si confrontava con le motivazioni della sentenza impugnata (quella emessa in sede di giudizio rescissorio), ma riproponeva, di fatto, gli stessi argomenti di un appello precedente, già superati dalla Cassazione nella prima fase del giudizio. Un ricorso è inammissibile se non contesta specificamente la logica e le conclusioni del provvedimento che attacca.

Nel merito, la Corte ha smontato entrambi i motivi di ricorso. Riguardo all’elemento soggettivo, ha confermato che la responsabilità per le contravvenzioni, come quella in esame, può essere attribuita anche a titolo di colpa. Le ripetute istanze per mantenere la struttura, presentate dopo la scadenza del termine, non escludevano la consapevolezza dell’illecito, ma anzi ne rafforzavano la sussistenza.

Sul punto della prescrizione, la Cassazione ha ribadito quanto già stabilito nella precedente sentenza di annullamento: la condotta permanente del reato di occupazione abusiva demanio si è interrotta con il sequestro preventivo del 9 dicembre 2017. È da quella data, e non da sequestri precedenti legati ad altri procedimenti, che deve iniziare il calcolo del termine di prescrizione. Applicando tale calcolo, e tenendo conto dei periodi di sospensione, il reato non era ancora prescritto al momento della decisione.

Conclusioni

La sentenza n. 1726/2024 riafferma due principi cruciali. Primo, il reato di occupazione abusiva di demanio marittimo è un reato permanente la cui consumazione cessa nel momento in cui l’autorità pubblica, tramite il sequestro, impedisce la libera fruizione dell’area. Secondo, un ricorso per Cassazione deve essere mirato e specifico, contestando le ragioni della decisione impugnata, e non può limitarsi a riproporre argomenti già esaminati e respinti. Per i concessionari demaniali, questa decisione è un monito a rispettare scrupolosamente i limiti temporali delle autorizzazioni, poiché la protrazione dell’occupazione integra un reato la cui permanenza viene interrotta solo da un atto autoritativo.

Quando cessa il reato permanente di occupazione abusiva del demanio ai fini della prescrizione?
Secondo la sentenza, il reato permanente cessa con l’intervento dell’autorità che impedisce l’uso dell’area, specificamente con il sequestro preventivo. È da tale data che inizia a decorrere il termine di prescrizione.

Una legge successiva più favorevole può essere applicata a un fatto commesso in precedenza?
No, la Corte ha specificato che il ricorso non si è confrontato con il principio, già sancito nella sentenza rescindente, che escludeva la retroattività della legge n. 145 del 2018 per il caso in esame.

Cosa rende un ricorso in Cassazione inammissibile?
Un ricorso è inammissibile quando, invece di contestare le specifiche motivazioni della sentenza impugnata, si limita a riproporre argomenti già trattati in precedenza o non pertinenti alla ratio decidendi del provvedimento che si intende annullare.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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