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Occupazione abusiva demanio: quando è reato?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 10247 del 2024, ha confermato il sequestro preventivo di uno stabilimento balneare. Il caso riguardava una società che operava sulla base di concessioni demaniali ritenute illegittime. La Corte ha stabilito che il giudice penale ha il potere di valutare la legittimità di un atto amministrativo, come una concessione, per determinare se sussiste il reato di occupazione abusiva demanio. La palese illegittimità del titolo, unita a ulteriori abusi edilizi, è stata considerata sufficiente a configurare il ‘fumus delicti’, compreso l’elemento soggettivo, anche in fase cautelare.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione abusiva demanio: la concessione illegittima non salva dal reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10247/2024) ha riaffermato un principio cruciale in materia di reati demaniali: possedere una concessione amministrativa non è sufficiente a escludere il reato di occupazione abusiva demanio se tale titolo è palesemente illegittimo. La Suprema Corte ha chiarito i poteri del giudice penale nel valutare gli atti della Pubblica Amministrazione e ha delineato i contorni della responsabilità penale per gli imprenditori del settore balneare. Analizziamo insieme la decisione.

Il Caso: Sequestro di uno Stabilimento Balneare

Il caso trae origine dal ricorso presentato dal legale rappresentante di una società che gestiva uno stabilimento balneare. La società si opponeva a un’ordinanza del Tribunale di Cosenza che aveva confermato il sequestro preventivo dell’area e delle strutture. L’accusa era quella prevista dagli articoli 54 e 1161 del Codice della Navigazione: abusiva occupazione di suolo demaniale e realizzazione di innovazioni non autorizzate.

Secondo l’accusa, le concessioni e le proroghe su cui la società basava la propria attività erano palesemente illegittime per diverse ragioni, tra cui la violazione di normative regionali, la realizzazione di opere non autorizzate e l’ampliamento di superfici e volumetrie rispetto a quanto consentito.

I Motivi del Ricorso: Disapplicazione e Assenza di Dolo

La difesa della società ha articolato il ricorso in Cassazione su due motivi principali:
1. Erronea applicazione della legge: Si sosteneva che il giudice penale avesse illegittimamente ‘disapplicato’ gli atti amministrativi (le concessioni), travalicando i propri poteri. Secondo la difesa, tale sindacato sarebbe ammesso solo in casi di atti inesistenti o emessi da un’autorità totalmente incompetente.
2. Carenza dell’elemento soggettivo: Si lamentava la mancanza del fumus delicti per l’insussistenza dell’elemento soggettivo del reato. L’imprenditore, agendo sulla base di provvedimenti amministrativi e giurisdizionali, avrebbe fatto legittimo affidamento sulla legalità della propria condotta.

L’Analisi della Cassazione sull’occupazione abusiva demanio

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, ritenendoli infondati e in parte inammissibili. La sentenza offre chiarimenti fondamentali sul rapporto tra giurisdizione penale e amministrativa.

Il Potere del Giudice Penale di Fronte all’Atto Amministrativo Illegittimo

Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, la Corte ha specificato che il giudice penale non ‘disapplica’ l’atto amministrativo nel senso tecnico previsto dalla legge di abolizione del contenzioso amministrativo (L. 2248/1865). Piuttosto, per accertare se un’occupazione sia ‘arbitraria’ – elemento costitutivo del reato ex art. 1161 cod. nav. – il giudice ha il potere e il dovere di valutare la legittimità del titolo concessorio.

Se la concessione è stata rilasciata in violazione delle norme di legge, essa è un titolo invalido e inefficace. Di conseguenza, l’occupazione che su di essa si fonda è ‘arbitraria’ e integra il reato. Questo potere di valutazione incidentale è pacifico e consolidato, come avviene da tempo in materia di reati edilizi, dove il giudice penale valuta la conformità del permesso di costruire alla normativa urbanistica.

La Valutazione dell’Elemento Soggettivo nel Reato di occupazione abusiva demanio

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Corte ha ricordato che in fase di riesame di una misura cautelare reale (come il sequestro), al giudice è richiesta una valutazione sommaria del fumus delicti. Non è necessaria la prova piena della colpevolezza, ma è sufficiente accertare l’esistenza di elementi che non permettano di escludere ictu oculi (a prima vista) la sussistenza del reato, compreso l’elemento soggettivo (dolo o, come nel caso di specie, almeno la colpa).

Nel caso specifico, l’ordinanza del Tribunale aveva evidenziato la ‘palese’ illegittimità dei titoli amministrativi e, in aggiunta, la realizzazione di plurime opere e occupazioni ulteriori, mai coperte da alcun titolo formale. Questa macroscopica illegittimità, secondo la Corte, costituisce un significativo indice della sussistenza dell’elemento soggettivo e rende la motivazione del provvedimento di sequestro del tutto adeguata.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il principio chiave è che l’esistenza di un atto amministrativo formalmente rilasciato non crea uno scudo impenetrabile per l’operatore privato. Il giudice penale, per accertare la sussistenza di un reato la cui fattispecie dipende dalla legalità di un’autorizzazione (come l’occupazione ‘non arbitraria’), deve necessariamente verificare che tale autorizzazione sia legittima. L’illegittimità ‘macroscopica’ del provvedimento amministrativo non solo rende l’occupazione arbitraria sul piano oggettivo, ma funge anche da forte indicatore sintomatico della consapevolezza o, quantomeno, della colpevole negligenza del soggetto che ne beneficia. La Corte ha quindi ritenuto che il Tribunale avesse correttamente ravvisato la sussistenza di tutti gli elementi necessari, seppur a livello di sommario accertamento, per mantenere la misura cautelare del sequestro.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per tutti gli operatori economici che agiscono sulla base di concessioni di beni pubblici. Non è sufficiente ‘avere le carte’ per essere al riparo da responsabilità penali. È necessario che tali ‘carte’ siano legalmente valide. La palese difformità di un titolo concessorio rispetto alla normativa di settore può integrare il reato di occupazione abusiva demanio, esponendo l’imprenditore a conseguenze penali e a misure cautelari come il sequestro dell’azienda. La decisione ribadisce la piena autonomia del giudice penale nel valutare la legalità degli atti amministrativi che costituiscono il presupposto di un reato.

Può un giudice penale considerare illegittima una concessione demaniale per configurare il reato di occupazione abusiva?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che il giudice penale deve valutare la legittimità del titolo concessorio per accertare se l’occupazione del suolo demaniale sia ‘arbitraria’, come richiesto dall’art. 1161 del Codice della Navigazione. Questa operazione non è una ‘disapplicazione’ dell’atto, ma una verifica necessaria di un elemento costitutivo del reato.

Avere una concessione, anche se poi ritenuta illegittima, esclude automaticamente la colpevolezza dell’imprenditore?
No. Secondo la sentenza, la macroscopica e palese illegittimità del provvedimento amministrativo rappresenta un significativo indice sintomatico della sussistenza dell’elemento soggettivo (dolo o colpa) del reato. L’affidamento su un titolo palesemente illegittimo non può essere considerato incolpevole.

In una fase cautelare come il sequestro, il giudice deve provare pienamente la colpevolezza?
No. In sede di riesame di una misura cautelare reale, al giudice è richiesta una valutazione sommaria del cosiddetto ‘fumus delicti’. È sufficiente che emergano dati di fatto che non permettano di escludere ‘ictu oculi’ (a prima vista) la sussistenza di tutti gli elementi del reato, compreso quello soggettivo, per giustificare il mantenimento della misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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