LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Occupazione abusiva demanio: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione conferma la condanna per occupazione abusiva demanio marittimo a carico del gestore di uno stabilimento balneare. La Corte ha stabilito che posizionare sistematicamente un gran numero di ombrelloni e lettini su una spiaggia libera, anche prima dell’arrivo dei clienti, costituisce reato perché impedisce la libera fruizione del bene pubblico. È stata respinta la difesa basata sulla scusante di evitare assembramenti e negata la possibilità di estinguere il reato con l’oblazione a causa della gravità del fatto e dei precedenti dell’imputato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione abusiva demanio marittimo: quando il noleggio diventa reato

L’occupazione abusiva demanio marittimo è un tema di grande attualità, specialmente durante la stagione estiva. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sulla linea sottile che separa un legittimo servizio di noleggio di attrezzature balneari da un’illecita occupazione di suolo pubblico. La decisione conferma che l’installazione massiccia e sistematica di ombrelloni e lettini, anche in assenza di clienti, configura il reato previsto dal Codice della Navigazione.

I Fatti di Causa

Il gestore di uno stabilimento balneare è stato condannato dalla Corte di Appello per aver abusivamente occupato una vasta area di spiaggia demaniale. Durante un sopralluogo effettuato di primo mattino dalla Capitaneria di Porto, erano state rinvenute due ampie zone, per un totale di oltre 1300 mq, allestite con centodieci ombrelloni, settantacinque lettini e altre attrezzature. In quel momento, sulla spiaggia non era presente alcun cliente, ma solo un dipendente intento a completare il posizionamento degli arredi. La Corte di Appello, riformando la precedente decisione del Tribunale che aveva ammesso l’imputato all’oblazione, ha inflitto una pena di quattro mesi di arresto.

La Difesa dell’Imputato

L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo diverse tesi:
1. L’attività era un regolare servizio di noleggio autorizzato, non un’occupazione permanente.
2. Le attrezzature venivano posizionate solo pochi minuti prima dell’arrivo dei clienti prenotati, al fine di evitare assembramenti vietati.
3. A fine giornata, tutto il materiale veniva rimosso e stoccato, dimostrando la natura temporanea dell’allestimento.
4. L’area non era recintata, quindi la fruizione della spiaggia non era impedita.
5. Sussisteva un errore scusabile, dato che l’intento non era quello di violare la legge ma di gestire l’afflusso di persone.

L’Occupazione abusiva del demanio secondo la Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione della Corte di Appello. I giudici hanno sottolineato che il reato di occupazione abusiva demanio marittimo si configura quando un’area pubblica viene sottratta alla sua destinazione naturale per un uso esclusivo e privatistico. Nel caso specifico, l’allestimento completo di una vasta porzione di spiaggia fin dalle prime ore del mattino, a prescindere dalla presenza fisica dei clienti, integra pienamente la condotta illecita. Tale attività, per la sua continuità e natura commerciale, non può essere assimilata al semplice posizionamento di un ombrellone da parte di un bagnante.

Requisiti per l’Oblazione e Gravità del Fatto

Un punto centrale della sentenza riguarda il rigetto della richiesta di oblazione, ovvero la possibilità di estinguere il reato pagando una somma di denaro. La Corte ha escluso questa opzione a causa della “gravità del fatto”, desumibile da diversi elementi:
* La vasta estensione dell’area occupata.
* L’ingente numero di attrezzature installate.
* La presenza di strutture fisse (due pali per l’illuminazione infissi nel cemento).
* I numerosi precedenti penali dell’imputato, uno dei quali specifico per lo stesso reato.
Questi fattori, nel loro complesso, hanno delineato una condotta di particolare serietà, incompatibile con il beneficio dell’oblazione.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ritenuto le argomentazioni della difesa come tentativi di riesaminare i fatti, compito precluso al giudice di legittimità. La motivazione della Corte di Appello è stata giudicata logica e coerente. L’allestimento di un’intera area non in concessione, in assenza di clienti, non trovava alcuna giustificazione plausibile. Noleggiare ombrelloni e lettini in questo modo equivale a occupare l’area demaniale, impedendone l’uso libero da parte di chi non è cliente.
Anche la tesi dell’errore scusabile è stata respinta, poiché le motivazioni dell’agente (evitare assembramenti) non eliminano la consapevolezza di occupare illegalmente un’area pubblica. Infine, la pena è stata considerata adeguata alla gravità del reato e alla personalità dell’imputato, già gravato da precedenti specifici.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: le spiagge sono un bene pubblico e la loro fruizione deve essere garantita a tutti. Un’attività commerciale di noleggio non può trasformarsi in un’occupazione di fatto che riserva porzioni di arenile a una clientela pagante. I gestori di stabilimenti balneari devono operare nel rigoroso rispetto dei limiti delle loro concessioni, poiché un’organizzazione sistematica che eccede tali limiti, anche se apparentemente temporanea, integra il reato di occupazione abusiva, con conseguenze penali significative e senza la possibilità di ricorrere a istituti deflattivi come l’oblazione in casi di particolare gravità.

Quando il noleggio di ombrelloni su una spiaggia libera diventa occupazione abusiva di demanio marittimo?
Diventa occupazione abusiva quando l’attività assume carattere continuativo e commerciale, con l’installazione di un rilevante numero di attrezzature che sottraggono una porzione di spiaggia alla libera fruizione pubblica per riservarla ai propri clienti, indipendentemente dal fatto che questi siano già fisicamente presenti.

È possibile giustificare l’occupazione della spiaggia con la necessità di evitare assembramenti?
No. Secondo la Corte, le motivazioni che spingono a commettere il reato, come quella di evitare assembramenti, non escludono la consapevolezza e la volontà di occupare illecitamente il suolo pubblico. Tali motivi non integrano una causa di giustificazione né una condizione di ignoranza inevitabile della legge penale.

Perché la Corte ha negato la possibilità di estinguere il reato tramite oblazione?
La Corte ha negato l’oblazione a causa della particolare gravità del fatto, valutata sulla base di più elementi: la vasta estensione dell’area occupata (oltre 1300 mq), l’ingente numero di attrezzature posizionate (110 ombrelloni, 75 lettini, etc.), la presenza di strutture fisse (pali infissi nel cemento) e la recidiva specifica dell’imputato, che aveva già precedenti penali per lo stesso tipo di reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati