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Occupazione abusiva demanio: Cassazione inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due persone condannate per l’occupazione abusiva di demanio marittimo tramite uno stabilimento balneare non autorizzato. La Corte ha stabilito che non è possibile richiedere in sede di legittimità una nuova valutazione delle prove e ha confermato la gravità dei fatti, escludendo l’applicazione della particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occupazione abusiva demanio: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso di occupazione abusiva demanio, confermando la condanna per due persone che avevano allestito uno stabilimento balneare senza autorizzazione. Questa pronuncia offre spunti fondamentali sui limiti del ricorso in Cassazione e sui criteri per valutare la gravità di reati contro il patrimonio pubblico.

I Fatti del Caso: L’allestimento dello stabilimento balneare abusivo

Due soggetti erano stati condannati in primo grado e in appello per aver realizzato e gestito uno stabilimento balneare completamente abusivo su un’area demaniale. Le accuse includevano non solo l’occupazione illegale del suolo pubblico, ma anche la violazione dei sigilli apposti in precedenza. I due condannati hanno deciso di presentare un ricorso congiunto alla Corte di Cassazione per contestare la sentenza di condanna.

I Motivi del Ricorso e l’Occupazione Abusiva Demanio

Gli imputati hanno basato il loro ricorso su due argomentazioni principali:

1. L’uomo contestava la sua responsabilità, sostenendo che le accuse si basassero su semplici convincimenti degli agenti operanti, non supportati da prove concrete. A suo dire, non erano state sequestrate somme di denaro né identificati i bagnanti che avrebbero usufruito dei servizi, elementi che avrebbero potuto provare la sua gestione dell’attività.
2. La donna lamentava invece la mancata applicazione nella massima misura delle circostanze attenuanti generiche e, soprattutto, il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, fornendo chiarimenti cruciali su aspetti sia procedurali che di merito.

Il punto centrale della decisione è che il ricorso era inammissibile perché, di fatto, i ricorrenti non presentavano vizi di legittimità della sentenza, ma riproponevano le stesse censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. Essi chiedevano una nuova e diversa lettura delle prove, un’operazione che è preclusa alla Corte di Cassazione, il cui compito non è riesaminare i fatti, ma verificare la corretta applicazione della legge.

La Corte ha ritenuto la motivazione della sentenza d’appello del tutto logica e coerente. La responsabilità dell’uomo era stata affermata non su mere intuizioni, ma su dati oggettivi: l’allestimento di uno stabilimento balneare abusivo su area demaniale. Il reato di occupazione abusiva demanio (art. 1161 cod. nav.) si integra già con l’occupazione sine titulo (senza autorizzazione), rendendo irrilevante l’identificazione dei clienti o il sequestro di denaro. Peraltro, l’imputato era stato visto ricevere denaro per il noleggio di lettini e ombrelloni.

Per quanto riguarda la posizione della donna, la Cassazione ha confermato la correttezza del diniego dell’art. 131-bis c.p. La Corte ha sottolineato che la lesione ai beni protetti non poteva essere considerata lieve. La condotta, infatti, si era tradotta in uno “spregio totale della carica e degli oneri di custodia”, aveva determinato il protrarsi dei reati su un’area di notevoli dimensioni, con un elevato numero di attrezzature e persino un ristorante, e aveva comportato la sottrazione di beni posti sotto sequestro. Tali elementi indicavano una gravità della condotta incompatibile con la “particolare tenuità del fatto”.

Le Conclusioni: Le Implicazioni della Pronuncia

Questa ordinanza ribadisce due principi fondamentali. In primo luogo, il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono ridiscutere le prove. Le doglianze devono riguardare vizi di legittimità (violazioni di legge o vizi logici della motivazione) e non possono limitarsi a sollecitare una rivalutazione dei fatti favorevole al ricorrente. In secondo luogo, la valutazione della gravità di un reato come l’occupazione abusiva demanio ai fini dell’applicazione della causa di non punibilità ex art. 131-bis c.p. deve tenere conto di tutti gli aspetti della condotta, inclusa la sua estensione, la durata e l’atteggiamento di disprezzo per le norme e i provvedimenti dell’autorità.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove di un processo?
No, la Corte di Cassazione non è un giudice di merito e non può effettuare una nuova valutazione delle prove. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Un ricorso che si limita a chiedere una diversa lettura delle emergenze istruttorie è considerato inammissibile.

Per configurare il reato di occupazione abusiva di area demaniale è necessario identificare i clienti che usufruiscono del servizio?
No. Secondo la sentenza, il reato di cui all’art. 1161 del codice della navigazione risulta pienamente integrato già dalla semplice occupazione ‘sine titulo’ (senza autorizzazione) dell’area demaniale. Pertanto, la mancata identificazione dei clienti o il mancato sequestro di somme di denaro non sono elementi decisivi per escludere la responsabilità.

Quando un reato non può essere considerato di ‘particolare tenuità’ ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale?
Un reato non può essere considerato di particolare tenuità quando la condotta, nel suo complesso, dimostra una certa gravità. Nel caso specifico, la Corte ha escluso l’applicazione dell’art. 131-bis a causa della notevole dimensione dell’area occupata, dell’elevato numero di attrezzature (incluso un ristorante), della protrazione dei reati e dello ‘spregio totale’ manifestato verso gli oneri di custodia assunti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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