Occupazione Abusiva Demaniale: La Cassazione Annulla per Difetto di Motivazione
Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 11395/2024) ha annullato una condanna per occupazione abusiva demaniale, sottolineando un principio fondamentale del diritto processuale: l’obbligo del giudice di rispondere a tutte le argomentazioni difensive decisive. Il caso evidenzia la sottile ma cruciale differenza tra l’occupazione di un’area senza titolo e la realizzazione di opere non autorizzate su un’area già in concessione.
I Fatti di Causa
Il percorso giudiziario inizia con una sentenza del Tribunale di Larino, che aveva dichiarato il non doversi procedere per intervenuta prescrizione nei confronti di una donna accusata del reato previsto dal Codice della Navigazione. Successivamente, la Corte di Appello di Campobasso ribaltava la decisione, condannando l’imputata.
Contro questa sentenza, la difesa ha proposto ricorso per Cassazione, basando l’impugnazione su due motivi strettamente collegati.
I Motivi del Ricorso: Occupazione Abusiva Demaniale o Mera Innovazione?
La difesa ha sostenuto che il caso in esame non configurava un’occupazione abusiva demaniale, bensì una mera innovazione non autorizzata su un’area per la quale la ricorrente deteneva già una regolare concessione. Questa distinzione è di fondamentale importanza:
1. Natura del reato: Se si fosse trattato di un’innovazione non autorizzata, il reato sarebbe stato di natura istantanea, consumandosi nel momento della realizzazione dell’opera.
2. Prescrizione: Di conseguenza, essendo un reato istantaneo, i termini per la prescrizione sarebbero decorsi, portando all’estinzione del reato stesso.
L’argomento centrale del ricorso era che la Corte d’Appello aveva completamente ignorato questa tesi difensiva, incorrendo in una grave omissione di motivazione.
La Decisione della Cassazione: Fondato il Difetto di Motivazione
La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato. Gli Ermellini hanno constatato che la Corte d’Appello non aveva fornito alcuna risposta al rilievo difensivo sollevato nella memoria difensiva. La questione se le opere fossero state realizzate su un’area già in concessione era un punto decisivo: se confermato, avrebbe escluso l’ipotesi di occupazione abusiva demaniale contestata, modificando la qualificazione giuridica del fatto.
L’omessa valutazione di un’argomentazione così rilevante costituisce un vizio di motivazione che inficia la validità della sentenza impugnata.
Le Motivazioni
La Corte di Cassazione ha stabilito che la sentenza di secondo grado doveva essere annullata perché il giudice d’appello non ha esaminato un’argomentazione difensiva cruciale. La difesa aveva sostenuto che le opere non costituivano una nuova occupazione, ma un’innovazione su un’area già legittimamente detenuta tramite concessione demaniale. Questa circostanza, se accertata, avrebbe trasformato il reato da permanente (come l’occupazione abusiva) a istantaneo, con dirette conseguenze sulla sua estinzione per prescrizione. La mancata risposta a questo specifico e potenzialmente decisivo punto della difesa costituisce una violazione dell’obbligo di motivazione, rendendo la sentenza illegittima.
Le Conclusioni
In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna e ha rinviato il processo alla Corte di Appello di Salerno per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà riesaminare il caso tenendo conto specificamente dell’argomento difensivo. Questa pronuncia ribadisce un principio cardine del giusto processo: ogni argomentazione difensiva pertinente e decisiva deve essere attentamente vagliata e motivata dal giudice. L’esito del nuovo processo dipenderà dall’accertamento fattuale circa l’esistenza e l’estensione della concessione demaniale al momento della realizzazione delle opere contestate.
Qual è la differenza tra occupazione abusiva e innovazione non autorizzata secondo la difesa?
Secondo la tesi difensiva, l’occupazione abusiva consiste nell’impossessarsi di un’area demaniale senza alcun titolo, mentre l’innovazione non autorizzata si verifica quando si realizzano opere non permesse su un’area per la quale si possiede già una regolare concessione demaniale.
Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna?
La Cassazione ha annullato la sentenza perché la Corte d’Appello non ha risposto né valutato un’argomentazione cruciale della difesa. Tale omissione costituisce un vizio di motivazione che rende invalida la decisione.
Cosa accadrà adesso nel processo?
Il processo è stato rinviato alla Corte di Appello di Salerno, la quale dovrà celebrare un nuovo giudizio. In questa sede, i giudici dovranno obbligatoriamente esaminare la tesi difensiva ignorata in precedenza e stabilire se le opere sono state realizzate all’interno o all’esterno dell’area in concessione, per poi decidere di conseguenza.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 3 Num. 11395 Anno 2024
Penale Sent. Sez. 3 Num. 11395 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 28/02/2024
SENTENZA
sul ricorso proposto da COGNOME NOME nata il DATA_NASCITA a Torino; nel procedimento a carico della medesima; avverso la sentenza del 15/06/2023 della Corte di appello di Campobasso; visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME; letta la requisitoria scritta del AVV_NOTAIO che ha chiesto la dichiarazione di inammissibilità del ricorso.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con sentenza indicata in epigrafe, la Corte di appello di Campobasso riformava la sentenza del 15 giugno 2022 del tribunale di Larino, con cui era stato dichiarato non doversi procedere nei confronti di COGNOME NOME in ordine al reato ex art. 54 1161 cod. nav. per intervenuta prescrizione, condannando la stessa.
Avverso la predetta ordinanza COGNOME NOME, tramite il difensore di fiducia, ha proposto ricorso per Cassazione deducendo due motivi di impugnazione.
Rappresenta che, come sostenuto anche in memoria difensiva davanti al giudice di appello, sarebbe venuta in rilievo non una occupazione arbitraria di suolo demaniale ma una mera innovazione non autorizzata su area di cui la ricorrente aveva la relativa concessione demaniale. Con configurazione di un
reato istantaneo e prescritto. La Corte di appello sul punto nulla avrebbe rilevato, incorrendo in una grave omissione.
Con il secondo motivo deduce come, in ragione della tipologia di reato emerso, lo stesso si sarebbe estinto per prescrizione.
Il ricorso è fondato. La Corte di appello non ha risposto al rilievo difensivo di cui alla memoria allegata dinanzi a quel giudice, per cui le opere contestate sarebbero state realizzate su area rientrante nella concessione demaniale rilasciata alla ricorrente, quale circostanza che, se reale, escluderebbe l’ipotesi di occupazione abusiva contestata.
Sulla base delle considerazioni che precedono, la Corte ritiene pertanto che la sentenza debba essere annullata con rinvio alla corte di appello di Salerno.
P.Q.M.
annulla la sentenza impugnata con rinvio alla corte di appello di Salerno. Così deciso, il 28.02.2024.