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Occultamento scritture contabili: quando è reato?

Un imprenditore, condannato per occultamento scritture contabili, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che il reato non sussistesse, poiché la Guardia di Finanza era comunque riuscita a ricostruire il suo volume d’affari. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio consolidato: il reato si configura anche quando la ricostruzione dei redditi è semplicemente resa più difficile e richiede l’acquisizione di documenti presso terzi, non essendo necessaria un’impossibilità assoluta.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Occultamento Scritture Contabili: Condanna anche se il Fisco Ricostruisce i Redditi

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha affrontato un caso di occultamento scritture contabili, confermando un principio giuridico di fondamentale importanza. Anche se l’amministrazione finanziaria riesce, con difficoltà, a ricostruire i redditi di un’impresa, il reato sussiste. Analizziamo insieme questa decisione per capire la logica seguita dai giudici e le implicazioni pratiche per imprenditori e professionisti.

I Fatti del Caso: un Imprenditore Evasore Totale

Il caso riguarda un imprenditore condannato in primo grado e in appello per il reato previsto dall’articolo 10 del D.Lgs. 74/2000, ovvero l’occultamento o la distruzione di documenti contabili al fine di evadere le imposte. L’imprenditore era stato qualificato come “evasore totale” per un lungo periodo, dal 2008 al 2013.

Durante un controllo della Guardia di Finanza, alla richiesta di esibire la documentazione contabile, l’imputato aveva presentato solamente alcuni bollettari e fatture compilati in modo parziale. Nonostante la documentazione carente, le autorità erano riuscite a ricostruire il volume d’affari e a quantificare l’evasione.

La Difesa in Cassazione e il presunto occultamento scritture contabili

L’imprenditore ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la sua condotta non integrasse il reato. A suo dire, il reato di occultamento scritture contabili non consiste in un semplice comportamento omissivo (la mancata tenuta o consegna), ma richiede un occultamento effettivo, realizzato con il dolo specifico di rendere impossibile la ricostruzione della contabilità. Poiché la Guardia di Finanza era riuscita nell’intento, secondo la difesa, il reato non sussisteva.

La Corte, tuttavia, ha preliminarmente rilevato che questa argomentazione era “nuova”, in quanto non era stata presentata nel giudizio di appello, dove l’imputato si era limitato a contestare l’ammontare del volume d’affari ricostruito e la prova sull’esatta quantificazione dell’evasione. Questa novità ha reso il motivo di ricorso, di per sé, inammissibile.

Le Motivazioni della Suprema Corte: l’Impossibilità non deve essere Assoluta

Pur dichiarando l’inammissibilità per la novità della doglianza, la Corte di Cassazione ha colto l’occasione per ribadire il suo orientamento consolidato in materia. I giudici hanno chiarito che l’impossibilità di ricostruire il reddito o il volume d’affari, richiesta dalla norma, non deve essere intesa in senso “assoluto”.

Il reato sussiste anche quando l’occultamento o la distruzione dei documenti contabili costringe gli organi accertatori a un lavoro di ricostruzione più complesso e laborioso, ad esempio attraverso l’acquisizione di documentazione mancante presso soggetti terzi (clienti, fornitori, banche).

In altre parole, è sufficiente che la condotta dell’imputato renda la ricostruzione della sua posizione fiscale significativamente più difficile. La capacità del Fisco di superare, con un notevole sforzo investigativo, gli ostacoli creati dall’imputato non fa venir meno la rilevanza penale del suo comportamento.

Le Conclusioni: un Principio Consolidato sull’Occultamento Scritture Contabili

La decisione in commento conferma che la legge intende punire chiunque tenti di ostacolare l’attività di accertamento fiscale attraverso la manomissione della documentazione contabile. Il messaggio è chiaro: la responsabilità penale per l’occultamento scritture contabili non è esclusa dalla successiva, e spesso faticosa, ricostruzione dei redditi da parte dell’amministrazione finanziaria. Per gli imprenditori, ciò sottolinea l’importanza cruciale di una corretta e trasparente tenuta della contabilità, poiché la semplice presentazione di documentazione parziale o incompleta può essere sufficiente a integrare una grave fattispecie di reato tributario.

Commettere il reato di occultamento di scritture contabili richiede che la ricostruzione dei redditi sia assolutamente impossibile?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che l’impossibilità di ricostruire il reddito o il volume d’affari non deve essere intesa in senso assoluto. Il reato sussiste anche quando, per la mancanza dei documenti, è necessario procedere all’acquisizione di informazioni presso terzi per poter effettuare la ricostruzione.

La semplice esibizione di documentazione parziale può integrare il reato di occultamento?
Sì. Nel caso di specie, i giudici di merito hanno ritenuto che l’aver esibito solo alcuni bollettari e fatture parzialmente compilate, a fronte di una richiesta della Guardia di Finanza, fosse una condotta idonea a configurare il reato, rendendo necessaria una complessa attività di ricostruzione.

Cosa succede se un motivo di ricorso viene presentato per la prima volta in Cassazione?
Se un’argomentazione o una contestazione (tecnicamente ‘doglianza’) non è stata presentata nei precedenti gradi di giudizio (come l’appello), viene considerata ‘nuova’ e, di conseguenza, dichiarata inammissibile dalla Corte di Cassazione, che non può esaminarla nel merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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