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Oblazione obbligatoria: Cassazione annulla condanna

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza di condanna per abusi edilizi e paesaggistici. Il caso verteva sul rigetto, da parte del Tribunale, di una richiesta di oblazione obbligatoria. La Suprema Corte ha stabilito che, per i reati contravvenzionali puniti con la sola ammenda, l’ammissione all’oblazione è un diritto dell’imputato e non può essere negata dal giudice sulla base di una valutazione discrezionale della gravità del fatto. La sentenza è stata quindi annullata con rinvio per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Oblazione Obbligatoria: Quando il Giudice Non Può Rifiutarla

Con la recente sentenza n. 5663/2024, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema cruciale della procedura penale: i limiti del potere del giudice di fronte a una richiesta di oblazione obbligatoria. La pronuncia chiarisce che, quando la legge lo prevede, l’oblazione è un diritto dell’imputato e non una concessione discrezionale, annullando una condanna per reati edilizi e paesaggistici.

I Fatti del Caso: La Costruzione di uno Stabilimento Balneare

Il caso nasce dalla condanna inflitta dal Tribunale di Lecce a un individuo per aver realizzato una complessa struttura destinata a stabilimento balneare e attività di ristorazione. Le accuse erano pesanti: violazione delle norme del codice della navigazione (artt. 54 e 1161) e deturpamento di bellezze naturali (art. 734 del codice penale). Secondo l’accusa, le opere erano state eseguite in mancanza dei permessi necessari, su demanio marittimo e in un’area soggetta a vincolo paesaggistico.

L’imputato era stato condannato al pagamento di un’ammenda di 5.000 euro, con il riconoscimento della continuazione tra i diversi reati.

I Motivi del Ricorso in Cassazione: Il Nodo dell’Oblazione Obbligatoria

La difesa ha impugnato la sentenza di primo grado, presentando ricorso in Cassazione e basandolo principalmente su due motivi legati al rigetto della richiesta di oblazione.

In primo luogo, si contestava il diniego dell’oblazione obbligatoria prevista dall’art. 162 c.p. per il reato di cui all’art. 734 c.p. (deturpamento di bellezze naturali), un illecito punito con la sola ammenda. Il Tribunale aveva respinto la richiesta ritenendo le condotte gravi, una valutazione che, secondo la difesa, non è consentita per questa specifica forma di oblazione.

In secondo luogo, si lamentava l’omessa pronuncia del giudice sulla rinnovata richiesta di oblazione presentata durante il dibattimento. La difesa aveva sottolineato come l’istruttoria avesse ridimensionato le accuse, dimostrando che i manufatti abusivi erano stati realizzati da un precedente proprietario e che l’imputato li aveva poi integralmente rimossi, ripristinando lo stato dei luoghi prima dell’apertura del processo.

Le Motivazioni della Cassazione: L’Oblazione e i Limiti del Giudice

La Corte di Cassazione ha accolto i primi due motivi di ricorso, ritenendoli fondati. La sentenza fa perno su una distinzione fondamentale tra due tipi di oblazione:

1. Oblazione Obbligatoria (art. 162 c.p.): Si applica alle contravvenzioni punite con la sola pena dell’ammenda. In questo caso, il contravventore ha il diritto di essere ammesso a pagare una somma pari a un terzo del massimo della pena, estinguendo così il reato. La Corte ha ribadito che il carattere di questa oblazione è, appunto, “obbligatorio”. Ciò significa che il giudice non ha alcun potere discrezionale di valutare la gravità del fatto per negare l’accesso a tale istituto. Il Tribunale, respingendo la richiesta sulla base della gravità delle condotte, ha violato la legge.

2. Oblazione Facoltativa (art. 162-bis c.p.): Si applica alle contravvenzioni punite con la pena alternativa dell’arresto o dell’ammenda. Qui, il giudice ha un margine di discrezionalità e può respingere la richiesta se ritiene il fatto grave. Tuttavia, anche in questo caso, il giudice ha l’obbligo di motivare la sua decisione.

La Cassazione ha rilevato che il Tribunale non solo ha errato nel valutare discrezionalmente una richiesta di oblazione obbligatoria, ma ha anche omesso completamente di motivare il rigetto della rinnovata richiesta avanzata dalla difesa, non prendendo in considerazione elementi cruciali emersi durante il processo, come l’avvenuto ripristino dei luoghi. Questa mancanza di motivazione costituisce un vizio insanabile della sentenza.

Le Conclusioni: Annullamento e Rinvio al Tribunale

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale di Lecce per un nuovo giudizio. Il nuovo giudice dovrà attenersi ai principi espressi dalla Suprema Corte, riconoscendo il carattere obbligatorio dell’oblazione per il reato punito con la sola ammenda e valutando, con adeguata motivazione, la richiesta relativa agli altri reati.

Questa decisione rafforza la natura dell’oblazione come strumento deflattivo del processo penale e come un diritto dell’imputato nei casi previsti dalla legge, ponendo un chiaro limite all’intervento discrezionale del giudice.

Cos’è l’oblazione obbligatoria e quando si applica?
L’oblazione obbligatoria (art. 162 c.p.) è un procedimento che permette di estinguere un reato contravvenzionale pagando una somma di denaro. Si applica esclusivamente alle contravvenzioni punite dalla legge con la sola pena dell’ammenda (una sanzione pecuniaria).

Può un giudice rifiutare una richiesta di oblazione obbligatoria basandosi sulla gravità del fatto?
No. La sentenza chiarisce che, nel caso dell’oblazione obbligatoria, il giudice non ha il potere discrezionale di valutare la gravità del reato. Se i presupposti di legge sono rispettati (contravvenzione punita con la sola ammenda), deve ammettere l’imputato al pagamento.

Cosa accade se il giudice non motiva il rigetto di una richiesta di oblazione?
L’omessa motivazione su una richiesta di oblazione costituisce un vizio della sentenza. Come stabilito in questo caso, la mancanza di una spiegazione sulle ragioni del rigetto, specialmente di fronte a nuovi elementi emersi in dibattimento, porta all’annullamento della decisione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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