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Obbligo presentazione DASPO: onere di informarsi

La Corte di Cassazione conferma la condanna per violazione dell’obbligo di presentazione DASPO a carico di un soggetto che non si era presentato in occasione di una partita di calcio svoltasi in agosto. La Corte ha ribadito che l’onere di informarsi sul calendario delle partite grava sul destinatario della misura, respingendo la tesi difensiva basata sulla presunta ignoranza dell’evento sportivo a causa del periodo estivo, considerato insolito per le competizioni.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo presentazione DASPO: l’onere di informarsi è sempre del destinatario

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per chi è soggetto a misure di prevenzione come il DASPO. Il caso riguarda la violazione dell’obbligo presentazione DASPO, e la Corte ha chiarito che spetta sempre al destinatario della misura informarsi attivamente sulle date degli incontri sportivi, anche quando questi si svolgono in periodi anomali. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: La Partita d’Agosto

La vicenda nasce dalla condanna, confermata sia in primo grado che in appello, di un uomo per non aver rispettato l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria in occasione di una partita della squadra di calcio del Bari. La particolarità del caso risiede nella data dell’incontro: il 5 agosto, un mese in cui, notoriamente, i campionati di calcio sono fermi.

L’imputato, destinatario di un provvedimento di DASPO che includeva tale obbligo, aveva omesso di presentarsi, giustificando la sua mancanza con la convinzione che in quel periodo non si disputassero partite. Secondo la sua difesa, questa ignoranza incolpevole avrebbe dovuto far venir meno l’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo.

La Difesa e il Ricorso in Cassazione

L’imputato ha proposto ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due punti principali:

1. Violazione di legge e mancanza di dolo: Sosteneva che la sua mancata conoscenza dell’incontro, avvenuto in un mese atipico per il calcio, escludesse la volontà di commettere il reato. A suo avviso, non si può pretendere che una persona si informi costantemente su eventi non programmati nei calendari ufficiali.
2. Mancata pubblicizzazione dell’evento: La difesa ha argomentato che il reato non può considerarsi integrato se la partita non è adeguatamente pubblicizzata e programmata, richiamando una precedente sentenza della Cassazione a supporto della propria tesi.

In sostanza, il ricorrente cercava di spostare l’onere della comunicazione dall’individuo all’autorità o agli organizzatori dell’evento.

La Posizione della Cassazione sull’obbligo presentazione DASPO

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo infondato e generico. I giudici hanno sottolineato come il ricorso non facesse altro che riproporre le stesse argomentazioni già respinte in appello, senza sollevare specifiche critiche di legittimità alla sentenza impugnata. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è quello di rivalutare i fatti, ma di controllare la corretta applicazione della legge.

Il cuore della decisione si basa su un orientamento giurisprudenziale consolidato. La Corte ha affermato che il reato di violazione dell’obbligo di presentazione previsto dall’art. 6 della legge n. 401/1989 non richiede che il provvedimento del Questore elenchi specificamente ogni singola partita.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e in linea con la giurisprudenza precedente. Il principio fondamentale è che grava sul destinatario del DASPO l’onere di informarsi sulla concreta epoca di svolgimento delle competizioni sportive della squadra per cui è stata applicata la misura. L’obbligo di presentazione è una misura di prevenzione finalizzata a controllare i soggetti ritenuti pericolosi durante gli eventi sportivi, e la sua efficacia dipende dalla diligenza del soggetto stesso nel rispettarla.

I giudici hanno spiegato che le argomentazioni del ricorrente sulla non conoscenza della partita si basavano su ‘dubbi soggettivi’ e non su elementi concreti emersi dal processo che potessero dimostrare una reale e incolpevole impossibilità di venire a conoscenza dell’evento. La Corte di Appello aveva già motivato in modo ampio e adeguato, senza illogicità o contraddizioni, sulla responsabilità dell’imputato. Pertanto, la decisione è stata confermata.

Le conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio di auto-responsabilità per i destinatari di misure come il DASPO. Le conclusioni pratiche sono nette: chi è soggetto a un obbligo di presentazione non può invocare a propria discolpa la mancata conoscenza del calendario sportivo. È un dovere attivo del soggetto informarsi su tutte le partite, amichevoli, di coppa o di campionato, che rientrano nell’ambito del provvedimento, indipendentemente dal periodo dell’anno. La presunta anomalia della data non costituisce una scusante valida, e l’onere della prova di un’impossibilità assoluta di informarsi ricade interamente sull’interessato.

Chi ha l’obbligo di informarsi sulle date delle partite in caso di DASPO?
Secondo la Corte di Cassazione, l’onere di informarsi sulla concreta epoca di svolgimento delle competizioni sportive grava interamente sul destinatario del provvedimento di DASPO.

La mancata conoscenza di una partita disputata in un periodo insolito, come agosto, esclude il reato di omessa presentazione?
No, la mancata conoscenza non esclude il reato. La Corte ha ritenuto che il periodo insolito non costituisce una scusante valida, poiché è dovere del soggetto sottoposto alla misura attivarsi per conoscere il calendario degli incontri.

Il provvedimento del Questore che impone il DASPO deve indicare specificamente le date di tutti gli incontri?
No. La giurisprudenza consolidata afferma che il provvedimento del Questore non deve presupporre l’indicazione specifica delle date di espletamento degli incontri, essendo appunto onere del destinatario informarsi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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