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Obbligo di presentazione: valido anche senza reato

Un tifoso ha impugnato un provvedimento di obbligo di presentazione (DASPO) di cinque anni, emesso dopo una rissa tra tifoserie. Lamentava la violazione dei termini di difesa e la mancanza di prove, dato che una misura cautelare penale per gli stessi fatti era stata annullata. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, specificando che la violazione dei termini di difesa è irrilevante senza un pregiudizio concreto. Inoltre, ha chiarito che l’obbligo di presentazione è una misura di prevenzione che non richiede la commissione di un reato, essendo sufficiente una condotta di istigazione alla violenza per giustificarne l’applicazione.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di presentazione: valido anche senza reato, lo chiarisce la Cassazione

L’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, comunemente noto come DASPO con obbligo di firma, è una delle misure più incisive per contrastare la violenza negli stadi. Ma cosa succede se la condotta che ha dato origine al provvedimento non integra un vero e proprio reato? E se il giudice convalida la misura prima che siano scaduti i termini per la difesa? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce su questi aspetti, tracciando una linea netta tra la valutazione penale e quella di prevenzione.

I fatti del caso: la rissa e il provvedimento del Questore

La vicenda trae origine da gravi disordini scoppiati in occasione di una partita di calcio tra la squadra di Bologna e una squadra francese. Un tifoso della squadra locale, secondo le ricostruzioni, aveva guidato un gruppo di circa 80 persone verso un pub frequentato dalla tifoseria avversaria con l’intento dichiarato di “riprendere possesso del bar”. La situazione degenerava rapidamente in una rissa aggravata, con lancio di artifizi pirotecnici e uso di oggetti contundenti.

In seguito a questi eventi, il Questore emetteva un provvedimento d’urgenza, imponendo al tifoso un obbligo di presentazione presso la Questura per cinque anni, in concomitanza con tutte le partite della sua squadra. Il GIP del Tribunale convalidava successivamente la misura.

I motivi del ricorso: violazione della difesa e assenza di presupposti

Il tifoso decideva di impugnare l’ordinanza di convalida dinanzi alla Corte di Cassazione, basando il suo ricorso su due motivi principali:

1. Violazione del diritto di difesa: L’ordinanza di convalida era stata emessa poche ore prima della scadenza del termine di 48 ore concesso dalla legge per presentare memorie difensive. Secondo il ricorrente, questa tempistica gli aveva impedito di articolare pienamente la propria difesa.
2. Mancanza dei presupposti: Il ricorrente sosteneva che il GIP avesse errato nel valutare la sua pericolosità. Evidenziava come, per gli stessi fatti, il Tribunale della Libertà avesse annullato una precedente misura cautelare penale, escludendo il ‘fumus’ del reato di rissa aggravata e ritenendo la sua condotta non finalizzata a uno scontro violento.

L’obbligo di presentazione e la decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti sulla natura e l’applicazione dell’obbligo di presentazione.

La violazione dei termini a difesa: serve un pregiudizio concreto

Sul primo punto, la Corte ha stabilito che la convalida anticipata rispetto al termine di 48 ore non comporta l’automatica nullità del provvedimento. Affinché la violazione procedurale sia rilevante, è necessario che il ricorrente dimostri di aver subito un pregiudizio concreto e specifico. Nel caso di specie, il tifoso aveva già depositato una memoria difensiva, che era stata regolarmente esaminata dal giudice. Non avendo specificato quali ulteriori argomenti avrebbe potuto addurre, la sua doglianza è stata giudicata generica e infondata. Il semplice fatto di non aver sfruttato l’intero arco temporale non è sufficiente a invalidare la decisione.

Misura penale e misura di prevenzione: due binari distinti

Ancora più rilevante è la motivazione sul secondo punto. La Cassazione ha ribadito la fondamentale differenza tra la valutazione richiesta per una misura cautelare penale e quella per una misura di prevenzione come il DASPO. Mentre la prima richiede la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per uno specifico reato, la seconda si basa su un giudizio di pericolosità sociale del soggetto.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la condotta di chi, pur senza partecipare materialmente a una rissa, istiga alla violenza e guida un gruppo di persone verso uno scontro, è di per sé sufficiente a giustificare una misura di prevenzione. Il fine del DASPO non è punire, ma prevenire che la persona, a causa dei suoi comportamenti, possa generare nuovi episodi di violenza in futuro. Pertanto, l’annullamento di una misura cautelare per il reato di rissa non incide sulla legittimità dell’obbligo di presentazione, poiché i presupposti valutati sono diversi. Il GIP aveva correttamente considerato le immagini di videosorveglianza e le dichiarazioni del tifoso, ritenendo la sua condotta un’evidente istigazione alla violenza, rilevante ai fini della prevenzione, anche se non penalmente perseguibile come concorso in rissa.

Le conclusioni

Questa sentenza consolida un principio cruciale: la lotta alla violenza negli stadi si muove su un doppio binario, quello penale e quello preventivo, che sono autonomi e non sovrapponibili. L’assoluzione o il proscioglimento da un’accusa penale non comporta l’automatica decadenza di una misura di prevenzione come il DASPO. Ciò che conta per quest’ultima è la pericolosità concreta e attuale del soggetto, desumibile da comportamenti che, pur non essendo reato, manifestano un’inclinazione alla violenza e un pericolo per l’ordine pubblico durante le manifestazioni sportive.

La convalida di un obbligo di presentazione prima della scadenza delle 48 ore per la difesa è sempre illegittima?
No. Secondo la Corte, l’inosservanza del termine di 48 ore non invalida automaticamente l’ordinanza di convalida. È necessario che la parte interessata dimostri di aver subito un pregiudizio concreto e specifico da tale violazione, ad esempio provando di non aver potuto presentare memorie difensive decisive.

È necessario che una persona abbia commesso un reato per essere sottoposta a un obbligo di presentazione (DASPO)?
No. La sentenza chiarisce che l’obbligo di presentazione è una misura di prevenzione e non richiede l’accertamento di un reato. È sufficiente che la persona abbia tenuto una condotta di istigazione alla violenza in occasione di manifestazioni sportive, manifestando così una concreta pericolosità sociale.

L’annullamento di una misura cautelare penale (come l’obbligo di firma per rissa) impedisce l’applicazione di un DASPO per gli stessi fatti?
No. La valutazione per una misura cautelare penale (basata sui gravi indizi di colpevolezza per un reato) è diversa da quella per una misura di prevenzione (basata sulla pericolosità sociale). Pertanto, l’annullamento della prima non preclude l’applicazione o la convalida della seconda, che si fonda su presupposti autonomi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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