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Obbligo di presentazione: quando è legittimo?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto contro l’obbligo di presentazione alla polizia. La misura, ridotta a un anno dal G.i.p., era stata imposta per la vendita abusiva di biglietti in occasione di diversi eventi sportivi. La Corte ha ritenuto corretta la valutazione della pericolosità sociale, basata sulla sistematicità e l’omogeneità della condotta, elementi sufficienti a giustificare la misura preventiva.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di presentazione: la Cassazione conferma la misura per la vendita abusiva di biglietti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30672 del 2024, ha affrontato un caso relativo all’applicazione dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria, una misura di prevenzione spesso associata al DASPO. La decisione chiarisce i criteri per valutare la pericolosità sociale di un individuo, elemento indispensabile per giustificare tale restrizione della libertà personale, anche in contesti diversi da quelli della violenza da stadio.

I Fatti del Caso: Vendita Abusiva di Biglietti e Misure del Questore

Il caso ha origine da un provvedimento del Questore che imponeva a un individuo non solo il divieto di accesso a impianti sportivi (DASPO), ma anche l’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria per cinque anni. La misura era stata adottata in seguito a episodi di vendita abusiva di biglietti per importanti manifestazioni sportive, automobilistiche e motociclistiche.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.i.p.) del Tribunale competente convalidava il provvedimento, pur riducendo la durata dell’obbligo da cinque a un anno. La riduzione era motivata dal fatto che un precedente DASPO a carico della stessa persona era scaduto da oltre un triennio. Nonostante la mitigazione, l’interessato decideva di ricorrere in Cassazione, contestando la legittimità dell’imposizione dell’obbligo di firma, ritenendo che mancassero i presupposti di una concreta e attuale pericolosità sociale.

La Decisione della Cassazione: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo gli Ermellini, il G.i.p. aveva correttamente motivato la sua decisione, fondando il giudizio di pericolosità sociale su elementi concreti e non su mere supposizioni. Il ricorso è stato quindi respinto per manifesta infondatezza, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende.

Obbligo di presentazione e pericolosità sociale: le motivazioni

Il fulcro della sentenza risiede nelle motivazioni con cui la Corte ha confermato la valutazione del giudice di merito. La pericolosità sociale del ricorrente non derivava da un singolo episodio isolato, ma da un quadro complessivo indicativo di una tendenza a delinquere.

I giudici hanno sottolineato due aspetti cruciali:

1. Omogeneità della condotta: L’individuo era stato sorpreso a vendere abusivamente biglietti per eventi di grande richiamo (dal Gran Premio d’Italia ai Campionati Internazionali di tennis) in luoghi diversi (Monza, Roma) e distanti dalla sua residenza (Napoli). Questa ripetitività e organizzazione logistica dimostravano che non si trattava di un’iniziativa occasionale, ma di un’attività strutturata.
2. Attualità del pericolo di recidiva: Proprio la sistematicità della condotta è stata considerata un chiaro indicatore di un attuale e concreto pericolo che l’interessato potesse commettere nuovamente illeciti dello stesso tipo. Il G.i.p., secondo la Cassazione, ha compiuto un’analisi logica e coerente, immune da vizi, ponendo l’accento sul fatto che tale modus operandi “depone per una non occasionale iniziativa di rivendita di titoli di accesso a manifestazioni sportive”.

Conclusioni: I Criteri per la Valutazione della Pericolosità

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure di prevenzione: la valutazione della pericolosità sociale deve basarsi su elementi di fatto concreti che dimostrino un’effettiva e attuale propensione a commettere reati. Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che la reiterazione di una condotta illecita, omogenea e organizzata in contesti diversi, costituisca una prova sufficiente per giustificare l’imposizione dell’obbligo di presentazione. La decisione conferma quindi che anche attività come la vendita abusiva seriale di biglietti, sebbene non violente, possono rivelare una pericolosità sociale tale da legittimare misure restrittive della libertà personale, seppure graduate in base alle circostanze del caso concreto, come la riduzione della durata operata dal G.i.p.

Quando può essere imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria?
L’obbligo di presentazione può essere imposto quando emerge un profilo di pericolosità sociale del soggetto, ovvero un concreto e attuale pericolo che questi possa commettere reati. La valutazione deve basarsi su elementi di fatto che indichino una propensione a delinquere.

La vendita abusiva e ripetuta di biglietti per eventi sportivi giustifica un obbligo di presentazione?
Sì. Secondo la sentenza, la condotta omogenea e sistematica di vendita abusiva di biglietti in luoghi e tempi diversi, anche lontani dalla residenza, è un indicatore di un’attività non occasionale e rivela un attuale pericolo di recidiva, giustificando così l’applicazione della misura.

Cosa valuta il giudice per confermare l’obbligo di presentazione?
Il giudice valuta la concretezza e l’attualità della pericolosità sociale del soggetto. Nella decisione in esame, il G.i.p. ha valorizzato l’omogeneità della condotta illecita (vendita abusiva di biglietti), la sua commissione in luoghi diversi e distanti dalla residenza, ritenendo tali modalità indicative di un attuale pericolo di recidiva e di un’iniziativa non estemporanea.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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