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Obbligo di presentazione: quando è legittimo?

Un giovane contesta un divieto di accesso alle manifestazioni sportive (DASPO) e il connesso obbligo di presentazione alla polizia per cinque anni, sostenendo di avere in mano un’asta portabandiera. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice di merito. Secondo la Corte, le prove video dimostravano la partecipazione del ricorrente a episodi di guerriglia urbana tra tifoserie, armato di un bastone, giustificando così la gravità e la durata della misura preventiva.

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Pubblicato il 18 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’obbligo di presentazione e il controllo del giudice: il caso deciso dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20369 del 2024, si è pronunciata sulla legittimità di un provvedimento che imponeva a un giovane tifoso un divieto di accesso alle manifestazioni sportive (DASPO) per cinque anni, accompagnato dall’obbligo di presentazione presso gli uffici di polizia. La decisione chiarisce i poteri e i doveri del giudice nel convalidare tali misure, sottolineando la necessità di un controllo non meramente formale, ma sostanziale, sulla pericolosità del soggetto e sulla proporzionalità della misura.

I Fatti di Causa

Un giovane tifoso ricorreva in Cassazione contro l’ordinanza del GIP del Tribunale di Siracusa che aveva convalidato un provvedimento del Questore. Tale provvedimento gli vietava l’accesso a tutti i luoghi del territorio nazionale dove si svolgono competizioni calcistiche delle serie A, B e C, e gli imponeva l’obbligo di presentazione alla polizia in occasione delle partite, per una durata di cinque anni.

Il ricorrente lamentava una violazione di legge e una carenza di motivazione. Sosteneva che l’oggetto che teneva in mano durante gli scontri non era un’arma, ma una semplice asta portabandiera. Inoltre, criticava la valutazione del giudice come astratta e non individualizzata, poiché non avrebbe tenuto conto delle immagini video che, a suo dire, lo mostravano con l’asta senza brandirla contro persone o cose. Infine, contestava la mancanza di motivazione sulla congruità e proporzionalità della durata della misura.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Gli Ermellini hanno ribadito i principi consolidati, anche a Sezioni Unite, secondo cui il giudice chiamato a convalidare l’obbligo di presentazione non può limitarsi a un controllo formale. Al contrario, deve accertare in concreto se la pericolosità attuale del soggetto giustifichi la misura, verificando la sussistenza di sufficienti elementi indiziari che colleghino il soggetto alla condotta pericolosa contestata.

Il controllo di legalità del giudice deve quindi riguardare:
1. Le ragioni di necessità e urgenza del provvedimento.
2. La pericolosità concreta e attuale del soggetto.
3. L’attribuibilità della condotta al soggetto.
4. La congruità della durata della misura.

Le motivazioni della Corte sull’obbligo di presentazione

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il giudice di merito avesse correttamente svolto questo controllo sostanziale. Analizzando le immagini di videosorveglianza, il GIP aveva accertato che il ricorrente aveva partecipato attivamente a un episodio di “vera e propria guerriglia urbana organizzata” tra due tifoserie opposte. Entrambe le fazioni erano armate di bastoni e cinture, con l’intento di scontrarsi. Durante questi eventi, erano state danneggiate vetrine, autovetture e una telecamera, e un operatore di polizia era rimasto ferito.

Contrariamente a quanto sostenuto dal ricorrente, le immagini lo ritraevano “armato di bastone” insieme ad altri soggetti. Il giudice ha quindi giustificato la misura sulla base della gravità della condotta e della personalità del ricorrente, ritenendo l’obbligo di presentazione per cinque anni una prescrizione congrua e proporzionata. Anche le ragioni d’urgenza sono state considerate valide, dato che i campionati di calcio erano in pieno svolgimento e vi era la necessità di prevenire il ripetersi di simili episodi di violenza.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: le misure di prevenzione come il DASPO con obbligo di presentazione richiedono un vaglio rigoroso da parte dell’autorità giudiziaria. Il giudice non è un mero ratificatore delle decisioni del Questore, ma deve entrare nel merito della situazione, valutando le prove (come le immagini video), la pericolosità effettiva dell’individuo e la proporzionalità della misura imposta. La decisione conferma che la partecipazione a scontri organizzati tra tifoserie, con l’uso di oggetti atti a offendere, costituisce un presupposto solido per l’applicazione di misure severe e di lunga durata, finalizzate a tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica.

Quando il giudice convalida un provvedimento del Questore con obbligo di presentazione, il suo controllo è solo formale?
No, il controllo del giudice deve essere sostanziale e non meramente formale. Deve accertare in concreto e con riferimento all’attualità se la pericolosità del soggetto giustifichi la misura, verificando la sussistenza di elementi indiziari che colleghino la persona alla condotta pericolosa a fondamento del provvedimento.

Perché in questo caso l’obbligo di presentazione è stato ritenuto legittimo?
È stato ritenuto legittimo perché il giudice ha esaminato le immagini di videosorveglianza che mostravano il ricorrente prendere parte a un episodio di guerriglia urbana tra tifoserie, armato di bastone. Questa condotta ha reso la misura necessaria e urgente per prevenire ulteriori violenze.

Come viene valutata la congruità della durata di una misura come l’obbligo di presentazione?
La congruità e la proporzionalità della durata vengono valutate in ragione della gravità della condotta e della personalità del ricorrente. Nel caso specifico, una durata di cinque anni è stata considerata adeguata data la gravità degli scontri a cui il soggetto ha partecipato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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