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Obbligo di presentazione: quando è legittimo?

Un tifoso ha impugnato un provvedimento di DASPO che includeva un obbligo di presentazione biennale alla polizia, contestando la sua identificazione e la proporzionalità della misura. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la pericolosità del soggetto può essere desunta dal singolo comportamento violento, rendendo la misura legittima anche per soggetti incensurati e giustificando l’adeguata motivazione del provvedimento impugnato.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di Presentazione e DASPO: La Cassazione Chiarisce i Limiti

L’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria durante le manifestazioni sportive rappresenta una delle misure più incisive per contrastare la violenza negli stadi. Ma quali sono i presupposti per la sua applicazione? È necessaria una pregressa pericolosità del soggetto? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 18376/2024, offre importanti chiarimenti, analizzando il caso di un tifoso destinatario di un provvedimento di questo tipo a seguito di scontri tra tifoserie.

Il Contesto: Scontri tra Tifoserie e il Provvedimento del Questore

I fatti traggono origine da un provvedimento del Questore che imponeva a un tifoso il divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive (DASPO) per tre anni, unitamente all’obbligo di comparire presso la Polizia Giudiziaria. Tale misura era scaturita dalla partecipazione attiva del soggetto a disordini e scontri con la tifoseria avversaria. Il Giudice per le indagini preliminari (GIP), in sede di convalida, pur confermando la misura, ne riduceva la durata a due anni.

I Motivi del Ricorso: Perché il Tifoso ha Impugnato la Misura?

Il tifoso ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando diversi vizi nel provvedimento. Le sue doglianze si concentravano principalmente su due aspetti: l’incertezza sulla sua effettiva partecipazione ai fatti e la sproporzionalità della misura applicata.

Contestazione sull’Identificazione

Il ricorrente sosteneva che le prove a suo carico, come i fotogrammi estratti dai video, non consentissero di identificarlo con certezza come partecipante agli scontri. A suo dire, mancava un’analisi approfondita sulla sua pericolosità e sulla sua effettiva condotta offensiva.

La Proporzionalità dell’Obbligo di Presentazione

Un altro punto chiave del ricorso riguardava la presunta sproporzione dell’obbligo di presentazione, definito abnorme. In particolare, veniva contestata la necessità della ‘doppia firma’ (all’inizio e alla fine di ogni tempo per le partite in casa), ritenuta eccessiva rispetto alla sola misura del divieto di accesso allo stadio, specialmente in assenza di precedenti specifici a carico del tifoso.

La Decisione della Cassazione sull’Obbligo di Presentazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e genericità, confermando la piena legittimità del provvedimento impugnato. La sentenza chiarisce in modo netto i presupposti per l’applicazione di queste misure preventive.

La Motivazione sulla Pericolosità

Secondo la Corte, il provvedimento del GIP era adeguatamente motivato. L’identificazione del tifoso era considerata certa, poiché, nonostante avesse parzialmente coperto il volto durante gli scontri, era stato visto e fotografato a volto scoperto prima e dopo i disordini. La Corte sottolinea un principio fondamentale: la pericolosità del soggetto, ai fini dell’applicazione dell’obbligo di presentazione, può essere desunta anche dal singolo comportamento violento, senza che siano necessari precedenti penali o precedenti violazioni del DASPO. La gravità della condotta, la sua reiterazione durante l’evento e il pericolo concreto creato per l’incolumità delle persone sono elementi sufficienti.

La Legittimità della ‘Doppia Firma’

Anche le censure sulla ‘doppia presentazione’ sono state respinte. La Cassazione ha ritenuto che la contestazione fosse troppo generica e teorica. La doppia firma, infatti, risponde a una logica preventiva precisa: impedire che il soggetto, dopo una sola presentazione, possa comunque raggiungere il luogo della manifestazione sportiva in tempo utile per assistervi o creare ulteriori disordini. La motivazione del GIP sul punto è stata giudicata adeguata e logica.

Le motivazioni

La Corte ha stabilito che il provvedimento impugnato conteneva una motivazione adeguata e priva di vizi logici. Era stata descritta in modo chiaro la condotta violenta del ricorrente e gli elementi che ne provavano la partecipazione attiva agli scontri, come il tentativo di caricare la tifoseria avversaria. La Cassazione ha ribadito che la valutazione della pericolosità è un accertamento di merito che, se motivato correttamente come in questo caso, non è sindacabile in sede di legittimità. Inoltre, la Corte ha specificato che il pericolo concreto generato dalla condotta è un elemento rilevante e che l’obbligo di presentazione è legittimamente disposto anche quando la sola misura del DASPO appare insufficiente a contenere la pericolosità del soggetto.

Le conclusioni

In conclusione, la sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale rigoroso in materia di violenza sportiva. Viene confermato che l’obbligo di presentazione è uno strumento flessibile, la cui applicazione non richiede necessariamente precedenti specifici, ma può basarsi sulla gravità e le modalità del singolo episodio violento. La decisione sottolinea l’importanza di una motivazione logica e completa da parte dei giudici di merito, che devono valutare la personalità del soggetto e la pericolosità concreta delle sue azioni per calibrare la misura preventiva più adeguata a tutelare l’ordine pubblico durante le manifestazioni sportive.

È necessario avere precedenti penali o violazioni del DASPO per ricevere un obbligo di presentazione alla polizia?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che la pericolosità di un soggetto può essere desunta anche dal singolo comportamento violento, senza necessità di precedenti violazioni del DASPO o precedenti penali. La gravità dei fatti e le modalità della condotta sono sufficienti a giustificare la misura.

L’obbligo di presentarsi due volte in commissariato durante una partita (‘doppia presentazione’) è legittimo?
Sì, secondo la sentenza, questa modalità può essere legittimamente imposta. La sua finalità è quella di impedire che la persona, dopo essersi presentata una sola volta, possa comunque raggiungere il luogo dell’evento sportivo. La sua applicazione deve essere adeguatamente motivata in base alle circostanze del caso concreto.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, come in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Nella fattispecie, l’importo è stato fissato in 3.000,00 euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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