LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Obbligo di presentazione: legittimo se motivato

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un tifoso contro l’obbligo di presentazione imposto dal Questore. La Corte ha ritenuto legittima la misura, nonostante l’assenza di precedenti penali, basandosi sulla concreta pericolosità sociale dimostrata dal soggetto durante scontri tra tifoserie. La decisione sottolinea che la valutazione del giudice di merito sull’identificazione del soggetto e sulla proporzionalità della misura, se ben motivata, non è sindacabile in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 31 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di presentazione: la Cassazione conferma la misura anche per gli incensurati

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5682 del 2024, ha affrontato un caso relativo all’applicazione dell’obbligo di presentazione a un tifoso coinvolto in disordini durante una partita di calcio. Questa decisione offre importanti chiarimenti sui presupposti di legittimità di tale misura, anche quando applicata a soggetti senza precedenti penali. L’analisi della Corte si concentra sulla valutazione della pericolosità sociale del soggetto e sulla proporzionalità della misura imposta.

I fatti del caso

Un tifoso si vedeva notificare un provvedimento del Questore con cui gli veniva imposto il divieto di accesso agli impianti sportivi e l’obbligo di presentazione presso gli uffici di Polizia durante lo svolgimento delle partite della sua squadra. La misura prevedeva ben quattro comparizioni per le partite giocate in casa e una per quelle in trasferta, per una durata di due anni.

Il provvedimento scaturiva dalla partecipazione attiva del soggetto a scontri tra tifoserie avversarie, durante i quali aveva tentato più volte di aggredire altri tifosi, venendo contenuto a fatica dalle forze dell’ordine. Nonostante avesse il volto parzialmente coperto, era stato chiaramente riconosciuto dagli agenti.

I motivi del ricorso contro l’obbligo di presentazione

L’interessato presentava ricorso in Cassazione lamentando principalmente due aspetti:

1. Difetto di motivazione sulla pericolosità: Secondo la difesa, né il Questore né il giudice della convalida avevano adeguatamente valutato la sua personalità e la sua condotta. Si contestava l’identificazione, ritenuta incerta a causa del volto coperto, e si sottolineava lo stato di incensuratezza del ricorrente, elemento che a suo dire non era stato considerato per valutare la sua effettiva pericolosità sociale.
2. Eccessiva gravosità della misura: Il ricorrente denunciava l’abnormità dell’obbligo di presentarsi quattro volte durante le partite casalinghe. Tale onere era aggravato dal fatto che la squadra giocava le sue partite ‘in casa’ in un altro comune, a oltre 15 km di distanza, rendendo la misura sproporzionata e ingiustificatamente afflittiva.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la legittimità del provvedimento impugnato e delle valutazioni del giudice di merito. La decisione si fonda su un’attenta analisi dei presupposti per l’applicazione delle misure di prevenzione in ambito sportivo.

Le Motivazioni

La Corte ha stabilito che il giudice della convalida ha correttamente svolto il suo controllo di legalità, verificando tutti i presupposti richiesti dalla legge: le ragioni di necessità e urgenza, la pericolosità concreta e attuale del soggetto, l’attribuibilità dei fatti e la congruità della durata.

In merito all’identificazione, la Cassazione ha ribadito che si tratta di una valutazione di fatto, insindacabile in sede di legittimità se, come in questo caso, la motivazione del giudice è logica e non contraddittoria. Il giudice aveva infatti accertato che il tifoso era stato riconosciuto senza ombra di dubbio prima e dopo gli scontri.

Sulla questione della pericolosità, la Corte ha chiarito che l’assenza di precedenti penali non è di per sé sufficiente a escluderla. La condotta tenuta dal soggetto, definita ‘sprezzante e aggressiva’ e tipica di azioni di ‘guerriglia urbana’, è stata considerata un indicatore sufficiente di una concreta e attuale pericolosità. Il giudice ha quindi legittimamente ritenuto necessario e urgente controllare il soggetto per prevenire la reiterazione di simili comportamenti.

Infine, riguardo alla gravosità della misura, la Corte ha osservato che il giudice aveva già preso in considerazione le obiezioni difensive, riducendo la durata da tre a due anni. La scelta di non ridurre ulteriormente la misura e di confermare le modalità di presentazione è stata giustificata in modo logico, basandosi sulla gravità della condotta e sulla necessità di un controllo efficace.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: una misura di prevenzione come l’obbligo di presentazione può essere legittimamente applicata anche a un soggetto incensurato, a condizione che la sua pericolosità sociale sia concreta, attuale e desumibile da comportamenti specifici e gravi. Il controllo del giudice deve essere rigoroso, ma la sua valutazione, se ben motivata, è sovrana per quanto riguarda l’accertamento dei fatti e la proporzionalità della misura, che deve essere adeguata a neutralizzare il rischio di future condotte illecite.

Un soggetto incensurato può essere sottoposto all’obbligo di presentazione?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’assenza di precedenti penali non esclude la valutazione di pericolosità sociale. Se la condotta specifica di un individuo è particolarmente grave e rivela una personalità ‘sprezzante e aggressiva’, il giudice può ritenere sussistente un rischio concreto di reiterazione e convalidare la misura.

È possibile contestare in Cassazione l’identificazione fatta dalla polizia?
Generalmente no. L’identificazione di una persona è una valutazione di fatto riservata al giudice di merito. La Corte di Cassazione non può riesaminare le prove, ma solo verificare che la motivazione del giudice sia logica, completa e non contraddittoria. Se il giudice ha spiegato in modo coerente perché ritiene certa l’identificazione, la sua decisione non è censurabile.

Un obbligo di presentazione particolarmente gravoso, come quattro firme per una sola partita, è legittimo?
Sì, può esserlo. La gravosità della misura deve essere proporzionata alla pericolosità del soggetto e alla necessità di prevenire reati. Nel caso esaminato, il giudice ha ritenuto che la gravità dei fatti giustificasse una misura così stringente, confermandone la necessità e l’urgenza. La Corte di Cassazione ha ritenuto tale valutazione correttamente motivata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati