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Obbligo di presentazione: legittimo anche senza precedenti

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un tifoso contro un DASPO con obbligo di presentazione. La sentenza chiarisce che la misura è legittima anche per soggetti incensurati se la loro condotta è grave e violenta, poiché la pericolosità si desume dai fatti stessi. L’obbligo di presentazione serve a rafforzare il divieto di accesso allo stadio quando questo, da solo, non è ritenuto sufficiente.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di Presentazione e DASPO: Legittimo anche senza Precedenti Penali

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4753 del 2024, è tornata a pronunciarsi sulla legittimità del cosiddetto DASPO con obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. La decisione chiarisce un punto fondamentale: la pericolosità di un soggetto, che giustifica questa misura restrittiva, può essere desunta direttamente dalla gravità della sua condotta, anche in assenza di precedenti penali. Un principio che rafforza gli strumenti di prevenzione della violenza negli stadi.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un provvedimento del Questore che imponeva a un tifoso un divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive (DASPO) per la durata di tre anni. A questa misura si aggiungeva l’obbligo di presentazione presso un ufficio di polizia in concomitanza con le partite della sua squadra. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), in sede di convalida, confermava l’impianto del provvedimento, riducendo però la durata dell’obbligo di firma a due anni.

Contro questa decisione, il tifoso proponeva ricorso in Cassazione, lamentando diversi vizi.

I Motivi del Ricorso: L’Obbligo di Presentazione Contestato

Il ricorrente basava la sua difesa su tre argomenti principali:

1. Mancanza di prove certe: Sosteneva che i fotogrammi estratti dai video degli scontri non permettevano di identificarlo con certezza come partecipante attivo ai disordini.
2. Difetto di motivazione: Riteneva che né il Questore né il GIP avessero adeguatamente motivato la necessità di una misura così afflittiva come l’obbligo di firma, omettendo un’analisi approfondita della sua presunta pericolosità sociale.
3. Sproporzione della misura: Contestava le modalità dell’obbligo, ritenute eccessive e vessatorie, in particolare la doppia presentazione per le partite casalinghe e la singola presentazione per quelle in trasferta, data l’assenza di precedenti specifici a suo carico.

La Decisione della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza e genericità. I giudici hanno ritenuto che il provvedimento impugnato fosse, al contrario, ben motivato e immune da vizi logici.

La Corte ha stabilito che la valutazione sulla necessità e proporzionalità dell’obbligo di presentazione è un accertamento di merito che, se adeguatamente motivato, non può essere riesaminato in sede di legittimità. Nel caso di specie, la motivazione era solida e fondata su elementi concreti.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha articolato il suo ragionamento su alcuni pilastri fondamentali. In primo luogo, ha sottolineato come la motivazione del giudice di merito fosse adeguata nell’individuare la condotta violenta del ricorrente. Egli era stato riconosciuto come partecipante attivo agli scontri, nonostante avesse parzialmente coperto il volto. Il suo comportamento, descritto come un tentativo ripetuto di “caricare” la tifoseria avversaria, è stato considerato un elemento sufficiente a fondare il giudizio di pericolosità.

Un punto cruciale della sentenza riguarda la valutazione della pericolosità in assenza di precedenti. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: ai fini dell’applicazione di misure di prevenzione come l’obbligo di presentazione, la pericolosità può essere desunta anche dal solo comportamento violento tenuto in una specifica occasione. La gravità e le modalità dei fatti sono sufficienti a formulare un giudizio prognostico negativo, senza che sia necessario uno stato di “incensuratezza” a costituire un ostacolo.

Infine, la Corte ha giustificato anche la pluralità di presentazioni imposte. Ha spiegato che tale modalità serve a evitare l’elusione del provvedimento, impedendo al soggetto di raggiungere il luogo della gara anche in caso di trasferta. La misura, pur limitativa della libertà personale, risulta quindi proporzionata all’obiettivo di prevenire la reiterazione di condotte violente.

Le Conclusioni

La sentenza n. 4753/2024 conferma la linea dura della giurisprudenza in materia di violenza negli stadi. L’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria si configura come uno strumento flessibile e incisivo, la cui applicazione è rimessa a un giudizio prognostico sulla pericolosità del soggetto. Tale giudizio non deve necessariamente basarsi su una carriera criminale pregressa, ma può trovare solido fondamento nella gravità oggettiva e nelle modalità di un singolo episodio di violenza. La decisione riafferma che la tutela dell’ordine pubblico durante le manifestazioni sportive giustifica misure restrittive significative, purché adeguatamente motivate sulla base di elementi concreti desumibili dai fatti.

L’obbligo di presentazione alla polizia è legittimo per una persona senza precedenti penali?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che la misura è legittima. La sua applicazione si basa sulla gravità e le modalità violente della condotta specifica, che sono sufficienti per formulare un giudizio sulla pericolosità del soggetto, a prescindere dal suo stato di incensuratezza.

Perché può essere imposto un obbligo di presentazione multiplo, anche per le partite in trasferta?
Secondo la Corte, l’imposizione di presentazioni multiple, anche in occasione di partite disputate fuori casa, è legittima perché serve a garantire l’efficacia della misura. Lo scopo è evitare che la persona possa eludere il controllo e raggiungere comunque il luogo dove si svolge l’evento sportivo.

Come viene valutata la pericolosità di un tifoso per giustificare l’obbligo di presentazione?
La pericolosità viene desunta direttamente dalle modalità concrete della condotta. Nel caso esaminato, la partecipazione attiva a disordini e scontri, con tentativi di aggredire la tifoseria avversaria, è stata ritenuta una prova sufficiente della pericolosità del soggetto, giustificando l’applicazione della misura restrittiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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