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Obbligo di presentazione: legittima la doppia firma

Un tifoso, resosi protagonista di gravi atti di violenza durante un incontro di pallacanestro, ha impugnato il provvedimento che gli imponeva un obbligo di presentazione alla polizia con doppia firma per sei anni. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la piena legittimità della misura. Secondo i giudici, la pericolosità concreta del soggetto e la sua recidività giustificano sia la lunga durata, sia la doppia firma, necessaria a prevenire disordini non solo durante, ma anche dopo la fine dell’evento sportivo.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di presentazione: la Cassazione conferma la doppia firma per il tifoso violento

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato il tema delle misure di prevenzione negli stadi, specificando i contorni di legittimità dell’obbligo di presentazione alla polizia. La pronuncia chiarisce come la pericolosità attuale e concreta di un soggetto e la sua recidività possano giustificare misure particolarmente restrittive, come la “doppia firma” e una durata prolungata del provvedimento, al fine di tutelare l’ordine pubblico.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’ordinanza del GIP del Tribunale di Livorno, che convalidava un provvedimento emesso dal Questore nei confronti di un tifoso. A quest’ultimo veniva imposto l’obbligo di presentarsi in Questura prima e dopo ogni partita disputata dalla sua squadra di pallacanestro, per un periodo di sei anni.
La misura era scaturita a seguito di gravi episodi di violenza avvenuti prima di un incontro. Il soggetto, ripreso dalle telecamere di sorveglianza, era stato identificato come colui che, dopo aver divelto un seggiolino, aveva superato le barriere divisorie e, armato di un’asta di bandiera, aveva colpito i tifosi della squadra avversaria, mettendo a serio rischio l’ordine pubblico. Per questi fatti, era stato avviato un procedimento penale per rissa, danneggiamento e porto abusivo di armi. Inoltre, il soggetto era già stato destinatario in passato di un provvedimento analogo, risultando quindi recidivo.

I Motivi del Ricorso: Perché contestare l’obbligo di presentazione?

Il tifoso ha presentato ricorso in Cassazione lamentando due vizi principali del provvedimento:

1. Violazione di legge e difetto di motivazione: Secondo la difesa, il giudice non aveva adeguatamente motivato le ragioni di necessità e urgenza che giustificavano una misura così lunga (sei anni) e l’imposizione di una doppia comparizione presso gli uffici di polizia.
2. Misura ingiustificatamente vessatoria: Il ricorrente contestava specificamente la previsione della “doppia firma” (presentazione 15 minuti e un’ora dopo l’inizio della partita), ritenendola eccessivamente gravosa e non supportata da valide ragioni.

La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali. I giudici hanno confermato la piena legittimità del provvedimento impugnato, ritenendolo correttamente motivato e proporzionato alla gravità dei fatti e alla pericolosità del soggetto.

Le Motivazioni: i pilastri della decisione

La sentenza si fonda su un’analisi approfondita dei presupposti necessari per l’applicazione di misure di prevenzione come l’obbligo di presentazione. La Corte ha ribadito che il giudice della convalida deve effettuare un controllo di legalità su quattro elementi chiave:

a) Le ragioni di necessità e urgenza dell’atto.
b) La pericolosità concreta e attuale del soggetto.
c) L’attribuibilità delle condotte al soggetto.
d) La congruità della durata della misura.

Nel caso specifico, tutti questi elementi sono stati ritenuti sussistenti. La pericolosità del soggetto era emersa chiaramente dalle immagini della videosorveglianza, che mostravano l’utilizzo di oggetti contundenti e l’invasione del settore avversario. La recidività del tifoso, già colpito da un provvedimento simile, ha ulteriormente rafforzato la valutazione sulla sua attuale pericolosità sociale e sul rischio concreto di reiterazione di condotte violente.

La legittimità della “doppia firma” nell’obbligo di presentazione

Un punto cruciale della sentenza riguarda la giustificazione della doppia firma. La Cassazione ha chiarito che la ratio di questa modalità non è solo quella di impedire che il soggetto partecipi all’incontro sportivo, ma anche quella di prevenire tafferugli e disordini che potrebbero verificarsi al termine della competizione. La misura, quindi, ha una finalità preventiva che si estende oltre la durata della partita stessa. L’obbligo è stato ritenuto legittimo anche perché le partite della squadra si svolgevano in un’area territoriale non eccessivamente distante dalla residenza del soggetto, rendendo la misura non impossibile da rispettare.

La congruità della durata

Infine, anche la durata di sei anni è stata considerata congrua. La Corte ha fatto riferimento alla normativa vigente (art. 6, comma 5, L. 401/1989), che per i soggetti recidivi prevede una durata minima di cinque anni. La gravità dei fatti ascritti e la conclamata recidività del tifoso hanno quindi giustificato una durata superiore al minimo legale, senza che fosse necessaria un’ulteriore e più specifica motivazione sul punto.

Le Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione ribadisce il rigore con cui l’ordinamento giuridico affronta la violenza negli stadi. La sentenza sottolinea che, a fronte di una comprovata pericolosità sociale, le misure di prevenzione come l’obbligo di presentazione possono essere modulate in modo particolarmente restrittivo. La doppia firma e una lunga durata non sono considerate misure vessatorie, ma strumenti proporzionati e necessari per garantire l’ordine pubblico, la cui tutela si estende anche alle fasi immediatamente successive alla conclusione degli eventi sportivi.

Quando è legittimo un obbligo di presentazione con “doppia firma”?
È legittimo quando serve non solo a impedire la partecipazione all’evento sportivo, ma anche a prevenire tafferugli e disordini che potrebbero verificarsi al termine della competizione. La sua finalità è dunque quella di neutralizzare la pericolosità del soggetto per tutta la durata della manifestazione e nelle fasi immediatamente successive.

Quali sono i presupposti che il giudice deve verificare per convalidare un obbligo di presentazione imposto dal Questore?
Il giudice deve verificare: a) le ragioni di necessità e urgenza che hanno spinto il Questore ad agire; b) la pericolosità concreta e attuale del soggetto, basata su fatti specifici; c) l’attribuibilità certa delle condotte violente al soggetto; d) la congruità della durata della misura rispetto alla gravità dei fatti e alla pericolosità dimostrata.

Una misura di prevenzione come il DASPO con obbligo di firma può durare sei anni?
Sì, la durata è considerata congrua se proporzionata alla gravità dei fatti e alla pericolosità del soggetto. In particolare, la legge prevede una durata minima di cinque anni per i soggetti recidivi, quindi una durata di sei anni è stata ritenuta legittima in un caso di grave violenza commessa da una persona già colpita in passato da un provvedimento analogo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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