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Obbligo di presentazione: la motivazione è cruciale

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che convalidava un obbligo di presentazione della durata di quattro anni a carico di un tifoso. La decisione si fonda sulla motivazione carente del giudice di merito, il quale aveva utilizzato una mera ‘clausola di stile’ per giustificare la durata della misura. La Corte ha ribadito che, specialmente per misure così lunghe e prossime al massimo edittale, è necessaria una motivazione specifica e puntuale, annullando il provvedimento limitatamente alla durata e rinviando per un nuovo giudizio.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di Presentazione: La Cassazione Annulla per Motivazione Carente sulla Durata

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale nel diritto delle misure preventive: ogni provvedimento che limita la libertà personale, come l’obbligo di presentazione allo stadio, deve essere sorretto da una motivazione concreta e specifica, soprattutto per quanto riguarda la sua durata. L’uso di formule generiche o ‘clausole di stile’ non è sufficiente a giustificare misure particolarmente severe, pena l’annullamento del provvedimento stesso.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un tifoso contro l’ordinanza del GIP del Tribunale di Palermo, che aveva convalidato un provvedimento del Questore. Tale provvedimento imponeva al ricorrente un obbligo di presentazione presso gli uffici di polizia per una durata di quattro anni, in occasione di tutte le partite casalinghe della sua squadra e una volta per quelle in trasferta.

Il ricorrente ha impugnato la decisione basandosi su tre motivi principali:
1. Violazione di legge e difetto di motivazione: La durata di quattro anni, vicina al massimo di cinque previsto dalla legge, era considerata eccessiva e sproporzionata, senza una descrizione specifica dei comportamenti contestati.
2. Compressione del diritto di difesa: I tempi ristretti tra la notifica del provvedimento (avvenuta di sabato) e la convalida (il lunedì successivo) avevano di fatto impedito un’adeguata preparazione della difesa.
3. Difetto di motivazione sull’attribuibilità della condotta: Al ricorrente veniva contestato solo di essere un frequentatore assiduo dello stadio e un membro attivo della tifoseria, senza dettagli su condotte specifiche.

La Decisione e le Motivazioni sull’obbligo di presentazione

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto agli altri. Il punto cruciale della decisione risiede nella valutazione della motivazione addotta dal giudice di merito per giustificare la durata di quattro anni. Il giudice aveva definito la durata ‘congrua’ senza fornire alcuna specificazione ulteriore. La Suprema Corte ha qualificato tale espressione come una ‘mera clausola di stile’, del tutto inidonea a giustificare una misura così incisiva sulla libertà personale del soggetto.

I presupposti per la convalida dell’obbligo di presentazione sono quattro:
– Le ragioni di necessità ed urgenza.
– La pericolosità concreta ed attuale del soggetto.
– L’attribuibilità di condotte specifiche previste dalla legge.
– La congruità della durata della misura.

La Corte ha sottolineato che il controllo di legalità demandato al giudice della convalida non può essere meramente formale. Il giudice ha il potere e il dovere di valutare nel merito la proporzionalità della misura, potendo anche ridurne la durata qualora la ritenga eccessiva. Una motivazione carente, che si limita a una formula generica, svuota di contenuto questo controllo e rende illegittimo il provvedimento. Per questi motivi, l’ordinanza è stata annullata limitatamente alla durata, con rinvio al Tribunale di Palermo per un nuovo giudizio sul punto.

Le Conclusioni

Questa sentenza rafforza un principio cardine dello Stato di diritto: le decisioni che limitano le libertà fondamentali devono essere sempre motivate in modo puntuale e non apparente. Non basta che un giudice affermi che una misura è ‘congrua’; deve spiegare perché, sulla base degli elementi concreti del caso. Questo vale a maggior ragione per misure preventive come l’obbligo di presentazione, che, pur non essendo pene detentive, incidono significativamente sulla vita quotidiana delle persone. La decisione serve da monito per i giudici di merito, richiamandoli a un esercizio più rigoroso del loro potere di controllo sui provvedimenti dell’autorità di pubblica sicurezza, garantendo così che la discrezionalità amministrativa non travalichi mai i confini della legalità e della proporzionalità.

Può un giudice confermare un obbligo di presentazione senza spiegare perché la durata è giusta?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che il giudice deve fornire una motivazione specifica, concreta e non apparente. L’uso di una semplice ‘clausola di stile’, come definire la durata ‘congrua’ senza ulteriori spiegazioni, è insufficiente e rende illegittimo il provvedimento su quel punto.

Cosa succede se la motivazione sulla durata di un provvedimento è ritenuta insufficiente dalla Cassazione?
In tal caso, la Corte di Cassazione annulla la decisione impugnata limitatamente alla parte viziata (in questo caso, la durata) e rinvia il caso al tribunale di merito per un nuovo giudizio, che dovrà fornire una motivazione adeguata e completa.

Quali sono i presupposti che il giudice deve verificare per convalidare un obbligo di presentazione imposto dal Questore?
Il giudice deve verificare quattro presupposti fondamentali: a) le ragioni di necessità e urgenza che hanno portato all’adozione del provvedimento; b) la pericolosità concreta ed attuale del soggetto; c) l’attribuibilità al soggetto di condotte specifiche riconducibili alle ipotesi di legge; d) la congruità della durata della misura imposta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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