LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Obbligo di presentazione DASPO: inammissibile il ricorso

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto condannato per la violazione dell’obbligo di presentazione DASPO. L’imputato non si era presentato in commissariato, adducendo come scusante il fatto che la partita si fosse svolta “a porte chiuse” e in una data diversa da quella inizialmente prevista. La Corte ha stabilito che tali circostanze sono irrilevanti ai fini della sussistenza del reato, poiché l’obbligo di firma è un dovere personale svincolato dalle modalità di svolgimento dell’evento sportivo. È stato inoltre confermato il diniego della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa dei precedenti penali del ricorrente.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di presentazione DASPO: Irrilevanti le ‘Porte Chiuse’ e il Cambio Data

L’obbligo di presentazione DASPO è una misura che impone al destinatario di presentarsi presso un ufficio di polizia durante gli eventi sportivi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito che tale dovere persiste anche se la partita si svolge “a porte chiuse” o in una data diversa da quella originaria. La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che aveva violato tale obbligo, fornendo importanti precisazioni sulla natura e l’applicazione di questa misura di prevenzione.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo destinatario di un provvedimento di DASPO emesso dal Questore, che includeva l’obbligo di presentarsi all’autorità di pubblica sicurezza in orari stabiliti durante le competizioni calcistiche. L’uomo non aveva ottemperato a tale obbligo ed era stato condannato per il reato previsto dall’art. 6, comma 6, della Legge n. 401/1989. Contro la sentenza di condanna, proponeva ricorso per cassazione, basando la sua difesa su quattro motivi principali.

I Motivi del Ricorso e l’Obbligo di Presentazione DASPO

Il ricorrente contestava la sua condanna sostenendo:

1. Vizio di motivazione: Assenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero la volontà di violare la legge.
2. Errore sul fatto: La competizione sportiva si era svolta “a porte chiuse” e in una data diversa, rendendo l’azione, a suo dire, inidonea a offendere l’ordine pubblico (ai sensi dell’art. 49 c.p.).
3. Mancata applicazione dell’art. 131-bis c.p.: Si chiedeva il riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.
4. Violazione di legge: Il giudice di merito non avrebbe controllato la legittimità dei presupposti del provvedimento di DASPO originario.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha respinto tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. In primo luogo, i primi due motivi sono stati giudicati come mere doglianze fattuali, non ammissibili in sede di legittimità. La Corte ha sottolineato che l’obbligo di presentazione DASPO è un dovere personale che grava sul destinatario a prescindere dalle modalità con cui si svolge l’evento sportivo. Il fatto che la partita fosse “a porte chiuse” o che la data fosse stata cambiata (circostanza comunque pubblicizzata) non fa venire meno l’obbligo di firma, di cui il ricorrente era perfettamente a conoscenza avendo ricevuto la notifica del provvedimento.

Di conseguenza, è stata confermata la sussistenza dell’elemento soggettivo del dolo. Riguardo al diniego della causa di non punibilità (art. 131-bis c.p.), i giudici hanno ritenuto corretta la decisione del merito, basata sui numerosi precedenti penali del ricorrente, alcuni dei quali specifici. Infine, la Corte ha chiarito un punto cruciale sul controllo di legittimità del DASPO: tale controllo viene effettuato dal giudice in sede di convalida del provvedimento amministrativo. Pertanto, il giudice del processo penale per la violazione dell’obbligo non è tenuto a riesaminare la pericolosità del soggetto o i presupposti che hanno portato all’emissione della misura originaria.

Le Conclusioni

La pronuncia ribadisce un principio fondamentale: l’obbligo di presentazione DASPO è svincolato dalle concrete modalità di svolgimento dell’evento sportivo. Una volta che il provvedimento è notificato, il destinatario è tenuto a rispettarlo, e circostanze come una partita a porte chiuse o un cambio di data non costituiscono una giustificazione valida per l’inadempimento. La violazione di tale obbligo integra il reato, e il controllo sulla legittimità della misura preventiva originaria appartiene alla fase di convalida, non al successivo giudizio penale per la sua violazione. La decisione si conclude con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

L’obbligo di presentazione DASPO vale anche se la partita si svolge “a porte chiuse”?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la modalità di svolgimento della competizione sportiva è irrilevante. L’obbligo di presentarsi alla polizia giudiziaria sussiste in quanto il destinatario era a conoscenza del provvedimento che glielo imponeva.

Se la data di un incontro sportivo cambia, l’obbligo di presentazione DASPO decade?
No. Secondo la sentenza, anche lo spostamento della data non incide sulla validità dell’obbligo, specialmente se, come nel caso di specie, il cambio di data è stato comunicato e pubblicizzato.

Il giudice che processa per la violazione del DASPO deve riesaminare la legittimità del provvedimento originario?
No. La Corte ha chiarito che il controllo giurisdizionale sulla legittimità del DASPO (pericolosità del soggetto, riconducibilità delle condotte alla norma) viene effettuato dall’autorità giudiziaria in sede di convalida del provvedimento amministrativo, non durante il processo per la sua violazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati