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Obbligo di presentazione: D.A.SPO. e recidiva

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di un GIP che aveva negato la convalida di un D.A.SPO. con obbligo di presentazione. La Corte ha stabilito che il giudice di merito aveva erroneamente ignorato prove decisive fornite dalla polizia che identificavano un tifoso durante scontri. Inoltre, ha ribadito che l’obbligo di presentazione è una misura automatica e obbligatoria per chi è già stato destinatario di un D.A.SPO. in passato.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di presentazione: quando è automatico con il D.A.SPO.

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha fornito importanti chiarimenti sulla misura del D.A.SPO. e, in particolare, sull’applicazione dell’obbligo di presentazione alla polizia. La decisione sottolinea due principi fondamentali: l’impossibilità per il giudice di ignorare prove decisive e l’automatismo della misura accessoria per i soggetti recidivi. Analizziamo nel dettaglio questa pronuncia per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da scontri avvenuti tra due tifoserie rivali in occasione di un incontro di calcio. A seguito di un’articolata attività investigativa della DIGOS, il Questore emetteva un D.A.SPO. nei confronti di un tifoso, ritenuto uno dei protagonisti della rissa. Il provvedimento non si limitava a vietare l’accesso allo stadio per cinque anni, ma imponeva anche l’obbligo di presentazione presso la caserma dei Carabinieri durante le partite della sua squadra.

Il Pubblico Ministero chiedeva la convalida della misura al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP). Tuttavia, il GIP rigettava la richiesta, sostenendo che dagli atti non emergesse con certezza la partecipazione del tifoso agli scontri. Secondo il giudice, le prove (tra cui foto postate su un social network) non erano sufficienti e, inoltre, il Questore non aveva motivato adeguatamente perché la sola interdizione dallo stadio fosse una misura insufficiente.

Il Ricorso e l’automatismo dell’obbligo di presentazione

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato l’ordinanza del GIP dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando un errore di valutazione delle prove e una violazione di legge. Il ricorso evidenziava come il GIP avesse completamente omesso di considerare una parte cruciale dell’informativa di polizia. In essa, a seguito della visione dei filmati girati dalle forze dell’ordine, due commissari avevano riconosciuto “senza ombra di dubbio” il tifoso, travisato con felpa, cappello e occhiali, come uno dei principali responsabili degli scontri.

Inoltre, il Procuratore sottolineava un punto giuridico decisivo: il soggetto era già stato destinatario in passato di un altro D.A.SPO. La legge, in caso di “recidiva”, prevede l’applicazione automatica e obbligatoria dell’obbligo di presentazione. Pertanto, non vi era alcuna discrezionalità da parte del Questore, il quale era tenuto per legge a imporre tale misura accessoria.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso del Procuratore, annullando l’ordinanza del GIP e rinviando gli atti al Tribunale. I giudici supremi hanno definito la motivazione del GIP “meramente apparente”, in quanto basata su un’analisi parziale e incompleta delle prove a disposizione. Ignorare il riconoscimento esplicito effettuato da agenti di polizia sulla base di filmati costituisce un palese “travisamento della prova”, un errore che vizia alla radice la decisione.

La Corte ha poi ribadito con forza il principio sancito dall’art. 6, comma 5, della L. n. 401/1989. Questa norma stabilisce che nei confronti di una persona già destinataria di un D.A.SPO. (un “recidivo”), l’imposizione dell’obbligo di presentazione non è una facoltà, ma un obbligo. Il provvedimento del Questore, che dava conto dei precedenti specifici del soggetto, era quindi pienamente legittimo e non necessitava di ulteriori motivazioni sulla sufficienza o meno del solo divieto di accesso agli stadi. La legge stessa impone un inasprimento automatico della misura per chi reitera comportamenti violenti.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma l’importanza di una valutazione completa e attenta di tutto il materiale probatorio da parte del giudice. Un provvedimento che ignora elementi decisivi, come il riconoscimento fotografico da parte della polizia, è illegittimo. Inoltre, la pronuncia consolida l’interpretazione rigorosa della normativa sul D.A.SPO., chiarendo che l’obbligo di presentazione è una conseguenza automatica e inderogabile per chi si macchia ripetutamente di condotte violente in ambito sportivo. La decisione funge da monito sia per i giudici, chiamati a un esame scrupoloso degli atti, sia per i destinatari delle misure, evidenziando la severità crescente delle sanzioni in caso di recidiva.

Quando è obbligatorio aggiungere l’obbligo di presentazione a un D.A.SPO.?
Secondo la sentenza, l’obbligo di presentazione è obbligatorio e automatico quando il destinatario del provvedimento è un soggetto “recidivo”, ovvero una persona che è già stata sottoposta a un D.A.SPO. in passato.

Un giudice può ignorare le prove fornite dalla polizia in un’informativa?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che ignorare completamente elementi probatori decisivi, come il riconoscimento di un soggetto da parte di agenti di polizia tramite filmati, rende la motivazione del provvedimento “meramente apparente” e, di conseguenza, illegittima. Questo errore è definito “travisamento della prova”.

È possibile fare ricorso in Cassazione contro la decisione del GIP che nega la convalida di un D.A.SPO.?
Sì. La Corte ha confermato che il ricorso per cassazione da parte del Pubblico Ministero è ammissibile avverso le ordinanze con cui il GIP nega la convalida del provvedimento del Questore, poiché si tratta di un atto che incide in maniera significativa sulla libertà personale del destinatario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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