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Obbligo di presentazione alla PG: limiti e motivazione

La Corte di Cassazione ha esaminato il caso di un tifoso destinatario di un DASPO con obbligo di presentazione alla PG. Pur confermando la legittimità della misura basata sulla pericolosità del soggetto, la Corte ha annullato l’ordinanza di convalida nella parte in cui imponeva un doppio obbligo di firma per le partite in casa, a causa della totale assenza di motivazione su questo specifico, più gravoso, aspetto della misura restrittiva.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

L’Obbligo di presentazione alla PG: la Cassazione traccia i confini della motivazione

L’Obbligo di presentazione alla PG, spesso associato al DASPO, rappresenta una significativa limitazione della libertà personale. Ma quali sono i limiti di questa misura e, soprattutto, come deve essere motivata dal giudice che la convalida? Con la sentenza n. 18375/2024, la Corte di Cassazione torna sul tema, offrendo chiarimenti cruciali sulla necessità di una giustificazione puntuale per ogni aspetto della misura, specialmente quando questa prevede modalità particolarmente afflittive.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un provvedimento del Questore che imponeva a un tifoso un DASPO della durata di tre anni. La misura era aggravata dall’obbligo di comparire presso gli uffici di Polizia Giudiziaria durante le partite. Nello specifico, il tifoso avrebbe dovuto firmare due volte durante ogni tempo delle partite giocate in casa e una volta durante il primo tempo di quelle in trasferta. Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) convalidava il provvedimento. Contro questa decisione, il difensore del tifoso proponeva ricorso in Cassazione, lamentando un difetto di motivazione sia sulla pericolosità del suo assistito sia sulla necessità e proporzionalità delle stringenti modalità dell’obbligo di firma.

La Proporzionalità dell’Obbligo di presentazione alla PG nel ricorso

Il ricorrente contestava diversi aspetti. In primo luogo, sosteneva che non vi fosse certezza sulla sua partecipazione agli scontri e che mancasse un’analisi sulla sua effettiva pericolosità. In secondo luogo, criticava la mancanza di una motivazione adeguata sulla necessità del doppio obbligo di firma, ritenendolo sproporzionato e abnorme, soprattutto in assenza di precedenti specifici a suo carico. La difesa argomentava che il solo divieto di accesso allo stadio sarebbe stato sufficiente a prevenire futuri pericoli.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto parzialmente il ricorso, distinguendo nettamente tra la legittimità della misura nel suo complesso e la legittimità delle sue singole e più gravose modalità.

Per quanto riguarda l’attribuzione dei fatti e la valutazione della pericolosità, la Corte ha ritenuto adeguata la motivazione del giudice di merito. L’ordinanza impugnata descriveva chiaramente le condotte violente del ricorrente (“partecipava attivamente ai disordini e con fare minaccioso, impugnava con la mano destra una cintura, nonché, più volte, tentava di arrivare allo scontro fisico”). Secondo la Cassazione, anche un singolo comportamento violento, senza precedenti penali, può essere sufficiente a giustificare un giudizio di pericolosità e, di conseguenza, l’imposizione del DASPO con Obbligo di presentazione alla PG.

Il punto cruciale della decisione, tuttavia, riguarda la questione della doppia presentazione per le partite in casa. Su questo specifico aspetto, la Corte ha rilevato una totale carenza di motivazione. L’ordinanza di convalida si era limitata a sostenere genericamente la necessità dell’obbligo di firma, senza fornire alcuna spiegazione sul perché fosse necessario imporre ben due presentazioni per ogni tempo di gioco. Questa ulteriore restrizione, essendo più afflittiva, richiedeva una giustificazione specifica che nel caso di specie era del tutto assente.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata, ma solo limitatamente al numero di presentazioni imposte per le partite casalinghe. Ha rinviato il caso al Tribunale per un nuovo esame che dovrà motivare adeguatamente sulla necessità di tale aggravamento. Per il resto, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.
La sentenza ribadisce un principio fondamentale dello stato di diritto: ogni misura che limita la libertà personale deve essere non solo prevista dalla legge, ma anche strettamente necessaria e proporzionata. Il giudice ha il dovere di motivare puntualmente non solo la misura in sé, ma anche ogni sua singola modalità applicativa, specialmente quando questa risulta particolarmente gravosa per il destinatario.

È sufficiente un singolo episodio di violenza per imporre un DASPO con obbligo di presentazione alla PG?
Sì, secondo la Corte, la pericolosità ai fini dell’applicazione della misura può essere desunta anche dal solo comportamento violento, senza la necessità di precedenti violazioni del DASPO o altri precedenti penali.

La motivazione sulla necessità e urgenza del provvedimento del Questore deve essere esplicita?
Non necessariamente. La Corte ha ritenuto che la motivazione potesse essere desunta dalla quasi contestualità tra i fatti e l’emissione del provvedimento, dalla gravità degli accadimenti e dalla prossimità di altre competizioni sportive del campionato in corso.

È legittimo imporre un doppio obbligo di firma per le partite in casa senza una specifica motivazione?
No. La Corte di Cassazione ha annullato la decisione proprio perché l’ordinanza di convalida non conteneva alcuna motivazione sulla necessità delle plurime presentazioni (due per ogni tempo), limitandosi ad affermare apoditticamente la necessità della misura restrittiva nel suo complesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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