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Obbligo di presentazione: 48 ore per la difesa

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di convalida di un obbligo di presentazione a carico di un tifoso. La decisione si fonda sulla violazione del diritto di difesa, poiché il giudice ha emesso la convalida prima che fossero trascorse le 48 ore minime dalla notifica del provvedimento del Questore, termine indispensabile per consentire all’interessato di preparare le proprie difese.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di presentazione e Diritto di Difesa: la Cassazione fissa il termine di 48 ore

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa nell’ambito delle misure di prevenzione personali, come l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. La decisione sottolinea che la convalida di tale misura da parte del giudice deve avvenire solo dopo che siano trascorse almeno 48 ore dalla notifica del provvedimento all’interessato, pena la nullità dell’atto. Questo caso offre uno spunto cruciale per comprendere l’equilibrio tra esigenze di sicurezza pubblica e garanzie individuali.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un provvedimento emesso dal Questore nei confronti di un tifoso, a seguito della sua presunta responsabilità per il reato di cui all’art. 650 del codice penale, commesso durante una partita di calcio. Oltre al divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive (il c.d. DASPO), al soggetto veniva imposto l’ulteriore e più gravoso obbligo di presentazione presso la stazione dei Carabinieri in occasione di tutte le partite della sua squadra, sia in casa che in trasferta, per una durata di cinque anni. Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) del tribunale competente convalidava l’ordinanza del Questore.

I Motivi del Ricorso e l’obbligo di presentazione

Contro l’ordinanza di convalida, il difensore del tifoso proponeva ricorso per cassazione, sollevando cinque distinti motivi. Tra questi, il primo e decisivo motivo lamentava la violazione del diritto di difesa. In particolare, si contestava l’eccessiva compressione del tempo concesso per difendersi: il provvedimento del Questore era stato notificato il 23 maggio alle ore 10.35, mentre la convalida del G.I.P. era intervenuta il 25 maggio alle ore 9.00. Di fatto, non era trascorso il termine minimo di 48 ore, impedendo alla difesa di esaminare gli atti, preparare e depositare memorie difensive.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto a tutti gli altri. Di conseguenza, ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata e ha dichiarato l’inefficacia del provvedimento del Questore, limitatamente alla parte che imponeva l’obbligo di firma.

Le Motivazioni: la centralità del diritto di difesa

La Cassazione ha fondato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. Il termine di 48 ore, che la legge concede al Pubblico Ministero per richiedere la convalida, deve essere inteso anche come il termine minimo a disposizione dell’interessato per esercitare il proprio diritto di difesa. Questo lasso di tempo è essenziale per consentire al destinatario della misura di esaminare gli atti e presentare le proprie argomentazioni al giudice della convalida.

Nel caso specifico, tra la notifica del provvedimento (23 maggio, ore 10:35) e il deposito dell’ordinanza di convalida (25 maggio, ore 9:00) non erano decorse le 48 ore previste. Questa inosservanza, secondo la Corte, non rappresenta una mera irregolarità formale, ma una violazione sostanziale che compromette l’effettivo esercizio del diritto di difesa, configurando una causa di nullità generale.

È importante sottolineare che la Corte ha precisato come l’annullamento riguardi esclusivamente l’obbligo di presentazione. Questa misura, incidendo sulla libertà personale, necessita obbligatoriamente di una convalida giurisdizionale. Al contrario, il divieto di accesso agli stadi (DASPO) rimane valido, in quanto misura di prevenzione di competenza esclusiva dell’Autorità di Pubblica Sicurezza, che non richiede convalida.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza rafforza una garanzia procedurale cruciale per la tutela dei diritti individuali. Stabilisce con chiarezza che le autorità giudiziarie non possono procedere alla convalida di misure restrittive della libertà personale, come l’obbligo di presentazione, con una tempistica che di fatto annulli lo spazio di difesa del cittadino. Qualsiasi provvedimento di convalida emesso prima dello scadere del termine di 48 ore dalla notifica è viziato da nullità. Si tratta di un monito importante per garantire che le esigenze di celerità non prevalgano mai sul diritto inviolabile alla difesa, cardine di uno stato di diritto.

Qual è il tempo minimo che deve trascorrere tra la notifica di un obbligo di presentazione e la sua convalida da parte del giudice?
La Corte di Cassazione ha stabilito che devono trascorrere almeno 48 ore dalla notifica del provvedimento all’interessato. Questo termine è considerato indispensabile per garantire un effettivo esercizio del diritto di difesa.

Cosa accade se un giudice convalida l’obbligo di presentazione prima che siano trascorse 48 ore?
Secondo la sentenza, il mancato rispetto del termine di 48 ore costituisce una violazione del diritto di difesa e determina la nullità generale dell’ordinanza di convalida. Di conseguenza, il provvedimento viene annullato.

L’annullamento della convalida dell’obbligo di presentazione comporta anche l’annullamento del DASPO (divieto di accesso agli stadi)?
No. La sentenza chiarisce che l’annullamento riguarda unicamente l’obbligo di presentazione, in quanto misura che limita la libertà personale e richiede una convalida giudiziaria. Il DASPO, essendo una misura amministrativa di competenza dell’Autorità di Pubblica Sicurezza, rimane efficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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