LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Obbligo di motivazione: Cassazione annulla sentenza

Un imputato, condannato per furto, ricorre in Cassazione lamentando che la Corte d’Appello non si è pronunciata su una specifica circostanza attenuante. La Suprema Corte accoglie il ricorso, affermando la violazione dell’obbligo di motivazione da parte del giudice di secondo grado. La sentenza viene annullata con rinvio limitatamente al punto contestato, stabilendo che il giudice d’appello deve sempre fornire una risposta analitica a ogni motivo di gravame.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di Motivazione: Perché il Giudice d’Appello Deve Rispondere a Ogni Doglianza

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito un principio fondamentale del nostro ordinamento processuale: l’obbligo di motivazione del giudice d’appello. Una decisione che non risponde in modo puntuale e analitico a tutte le censure sollevate dall’imputato è da considerarsi viziata. Il caso in esame riguarda un annullamento con rinvio per una motivazione ritenuta solo apparente, offrendo uno spunto cruciale sull’importanza del dialogo tra le parti e il giudice nel processo penale.

I Fatti del Processo

La vicenda processuale ha origine dalla condanna di un individuo, sia in primo grado dal Tribunale di Foggia che in secondo grado dalla Corte di appello di Bari, per il reato di furto ai sensi dell’art. 624 del codice penale. L’accusa era di essersi impossessato di suppellettili e materiale ferroso presenti all’interno di un immobile sottoposto a procedura fallimentare. L’imputato, tramite il suo difensore, decideva di presentare ricorso per cassazione, non contestando la sua responsabilità, ma focalizzando le sue doglianze su un aspetto specifico della pena inflitta.

Il Ricorso in Cassazione e il Difetto di Motivazione

Il nucleo del ricorso verteva sulla violazione di legge e sul vizio di motivazione della sentenza d’appello in relazione a un punto specifico: il mancato riconoscimento della circostanza attenuante prevista dall’art. 62, n. 4, del codice penale. Questa attenuante si applica quando il danno patrimoniale causato è di speciale tenuità. Secondo la difesa, la Corte d’appello, pur avendo dato atto delle censure mosse contro il trattamento sanzionatorio, aveva completamente omesso di motivare il diniego o la mancata concessione di tale circostanza, oggetto di uno specifico motivo di gravame. L’obbligo di motivazione, secondo il ricorrente, era stato palesemente violato.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso, cogliendo l’occasione per ribadire i contorni dell’obbligo di motivazione che grava sul giudice d’appello. Citando un consolidato orientamento giurisprudenziale, i giudici di legittimità hanno sottolineato che la motivazione deve consistere in una esposizione chiara, logica e valida delle ragioni di fatto e di diritto a fondamento della decisione. Non è sufficiente un mero rinvio alla sentenza di primo grado, né una motivazione ‘implicita’. Il giudice di secondo grado ha il dovere di confrontarsi analiticamente con ogni punto controverso sollevato dall’appellante.

Nel caso di specie, la Corte d’appello si era limitata a riportare le censure dell’imputato sul trattamento sanzionatorio, senza però spendere alcun argomento per confutare la richiesta di applicazione dell’attenuante del danno di speciale tenuità. Questa omissione ha reso la motivazione ‘apparente’, ovvero formalmente esistente ma priva di un reale contenuto argomentativo in grado di rispondere alla doglianza specifica. Di conseguenza, la sentenza è risultata viziata per violazione dell’art. 125 del codice di procedura penale.

Le Conclusioni: Annullamento Parziale e Rinvio

In conclusione, la Suprema Corte ha annullato la sentenza impugnata, ma solo limitatamente al punto relativo alla mancata valutazione della circostanza attenuante di cui all’art. 62 n. 4 c.p. Il caso è stato rinviato ad un’altra sezione della Corte di appello di Bari, che dovrà procedere a un nuovo esame della questione. Questa volta, il giudice del rinvio sarà tenuto a fornire una motivazione esplicita e completa, spiegando le ragioni per cui riterrà, o meno, di concedere l’attenuante richiesta. La decisione riafferma con forza che il diritto di difesa si esplica anche attraverso il diritto a ricevere una risposta giudiziaria motivata su ogni specifico punto di contestazione.

Qual è il motivo principale per cui la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza?
La sentenza è stata annullata perché la Corte d’appello ha violato l’obbligo di motivazione, omettendo di fornire una risposta specifica e argomentata riguardo alla richiesta di concessione di una circostanza attenuante sollevata con un motivo di appello.

Un giudice d’appello può limitarsi a confermare la sentenza di primo grado senza analizzare i motivi di impugnazione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il giudice d’appello ha l’obbligo di confrontarsi con gli elementi di fatto e le ragioni di diritto addotte dall’appellante, fornendo una risposta puntuale e analitica a ogni punto devoluto, senza potersi limitare a un mero rinvio alla decisione precedente o a una motivazione implicita.

Qual è stato l’esito finale della decisione della Cassazione?
La Corte di Cassazione ha disposto l’annullamento parziale della sentenza impugnata, limitatamente alla questione della circostanza attenuante. Ha quindi rinviato il caso a un’altra sezione della Corte di appello di Bari per un nuovo esame che dovrà concludersi con una decisione adeguatamente motivata su quel specifico punto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati