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Obbligo di informarsi: no al reddito di cittadinanza

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un cittadino condannato per l’indebita percezione del reddito di cittadinanza. La Corte ha ribadito il principio secondo cui l’obbligo di informarsi sui requisiti di accesso al beneficio grava direttamente sul richiedente, anche se la domanda è stata presentata tramite un intermediario come un CAF. La presenza di una condanna per un reato ostativo, come quello di associazione di tipo mafioso, rende irrilevante la presunta buona fede e giustifica il diniego del sussidio e delle attenuanti generiche.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di informarsi: la Cassazione e i Requisiti del Reddito di Cittadinanza

L’ordinanza della Corte di Cassazione in esame ribadisce un principio fondamentale per chiunque si approcci a richiedere benefici statali: l’obbligo di informarsi sulla sussistenza dei requisiti necessari. In un caso riguardante l’indebita percezione del reddito di cittadinanza, la Suprema Corte ha chiarito che la responsabilità della verifica ricade interamente sul cittadino, senza possibilità di delegarla a intermediari.

I Fatti del Caso

Un cittadino veniva condannato per il reato previsto dall’art. 7 del d.l. n. 4 del 2019, per aver richiesto e ottenuto il reddito di cittadinanza pur non avendone diritto. Il motivo ostativo era una precedente condanna per un reato grave (art. 416-bis c.p., associazione di tipo mafioso), che per legge esclude dalla possibilità di accedere a tale misura di sostegno.
L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la responsabilità non fosse sua, poiché la domanda era stata presentata tramite un Centro di Assistenza Fiscale (CAF). Inoltre, contestava la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche, negate a causa dei suoi precedenti penali.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la decisione dei giudici di merito. Gli Ermellini hanno smontato entrambi i motivi di ricorso, ritenendoli infondati e, nel primo caso, una mera riproposizione di argomentazioni già respinte.

L’Obbligo di informarsi e la Responsabilità Personale

Il fulcro della decisione risiede nell’affermazione del principio dell’obbligo di informarsi. La Corte ha stabilito che è dovere di ogni cittadino conoscere la normativa che regola l’erogazione di benefici pubblici. L’aver delegato la compilazione della domanda a un CAF non attenua né elimina tale responsabilità. Il possesso dei requisiti soggettivi è un onere che grava direttamente sul richiedente, il quale non può invocare l’ignoranza o l’affidamento a terzi per giustificare una dichiarazione non veritiera.
La presenza di una condanna per un reato ostativo come quello contestato è un fatto oggettivo che il richiedente non può ignorare. Di conseguenza, la sua condotta integra pienamente il reato di indebita percezione.

Il Diniego delle Circostanze Attenuanti Generiche

Anche il secondo motivo di ricorso è stato rigettato. La Cassazione ha ricordato che, secondo un orientamento giurisprudenziale consolidato, il giudice di merito può negare le attenuanti generiche basando la sua decisione su elementi ritenuti decisivi, come i precedenti penali dell’imputato. In questo caso, i giudici avevano correttamente valorizzato la gravità del passato criminale del ricorrente come elemento sufficiente a giustificare il diniego del beneficio.

Le Motivazioni della Decisione

La motivazione della Corte è chiara e lineare. Il primo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile perché riproponeva le stesse censure già esaminate e disattese nei gradi di merito, senza introdurre nuovi elementi di diritto. I giudici hanno sottolineato come l’obbligo di informarsi sulla normativa che regola settori specifici sia un dovere civico, specialmente quando si richiedono sussidi a carico della collettività. L’ignoranza della legge non scusa, e l’affidamento a un intermediario non trasferisce la responsabilità penale. Per quanto riguarda le attenuanti, la Corte ha ritenuto la motivazione del giudice di merito adeguata e congrua, poiché un riferimento specifico ai precedenti penali è sufficiente a sostenere la decisione di non concedere lo sconto di pena.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

Questa ordinanza rafforza un concetto cruciale: la responsabilità individuale nella richiesta di aiuti statali. Chiunque intenda accedere a benefici come il reddito di cittadinanza deve assumersi l’onere di verificare scrupolosamente la propria posizione e la sussistenza di tutti i requisiti, inclusa l’assenza di condanne per reati ostativi. Affidarsi a un CAF o a un altro professionista per la compilazione della domanda è un aiuto pratico, ma non costituisce una delega di responsabilità. La sentenza serve da monito: la legge non ammette scorciatoie né ignoranza quando si tratta di accedere a fondi pubblici.

Chi è responsabile di verificare i requisiti per accedere al reddito di cittadinanza?
Secondo la Corte di Cassazione, la responsabilità di informarsi e verificare il possesso di tutti i requisiti soggettivi richiesti dalla legge grava direttamente ed esclusivamente sul cittadino che presenta la domanda.

L’aver presentato la domanda tramite un CAF può esonerare il richiedente dalla responsabilità in caso di dichiarazioni false?
No. La Corte ha chiarito che l’utilizzo di un intermediario, come un CAF, non trasferisce né attenua la responsabilità del richiedente. L’obbligo di conoscere la normativa e di garantire la veridicità delle informazioni fornite rimane in capo a chi richiede il beneficio.

È sufficiente il richiamo ai precedenti penali per negare le circostanze attenuanti generiche?
Sì. La sentenza conferma che, secondo la giurisprudenza consolidata, il giudice può legittimamente negare la concessione delle attenuanti generiche motivando la decisione con un congruo riferimento a elementi ritenuti decisivi, come la presenza di precedenti penali a carico dell’imputato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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