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Obbligo di dimora: quando è detraibile dalla pena?

La Corte di Cassazione ha stabilito che il periodo trascorso in regime di obbligo di dimora, anche con la prescrizione di non uscire di casa durante le ore notturne (22-06), non è detraibile dalla pena detentiva da scontare. La Corte ha chiarito che tale misura cautelare non è ‘fungibile’ con la detenzione, a meno che le restrizioni imposte non siano così arbitrarie e severe da renderla di fatto assimilabile agli arresti domiciliari, condizione non soddisfatta da un semplice coprifuoco notturno. Il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di Dimora e Sconto di Pena: La Cassazione Chiarisce i Limiti

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande interesse pratico: la possibilità di detrarre dalla pena detentiva il periodo trascorso sotto la misura cautelare dell’obbligo di dimora. La questione centrale riguardava se le limitazioni alla libertà personale, in particolare un coprifuoco notturno, fossero sufficienti a rendere questa misura ‘fungibile’ con il carcere. La Suprema Corte ha fornito una risposta chiara, ribadendo un principio consolidato e tracciando una linea netta tra l’obbligo di dimora e gli arresti domiciliari.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Condannato

Il caso ha origine dalla richiesta di un condannato al Giudice dell’esecuzione del Tribunale di Palermo. L’uomo chiedeva che il tempo trascorso in regime di obbligo di dimora, con l’aggiunta della prescrizione di non allontanarsi dalla propria abitazione dalle ore 22:00 alle ore 06:00, venisse calcolato come pena già scontata (presofferto) ai fini della determinazione della pena residua. L’istanza, tuttavia, veniva rigettata. Contro questa decisione, il condannato proponeva ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e una manifesta illogicità della motivazione, sostenendo che le limitazioni imposte alla sua libertà personale giustificassero la fungibilità del periodo.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno confermato l’orientamento secondo cui, di regola, la misura cautelare dell’obbligo di dimora non è fungibile con la pena detentiva ai sensi dell’art. 657 del codice di procedura penale. La decisione si fonda su un’attenta valutazione della natura e dell’intensità delle restrizioni imposte, distinguendo nettamente questa misura dagli arresti domiciliari.

Le Motivazioni: Quando l’Obbligo di Dimora non è Detraibile

La Corte ha ribadito un principio giurisprudenziale consolidato: la fungibilità tra la misura dell’obbligo di dimora e la pena detentiva è ammessa solo in casi eccezionali. L’eccezione si verifica quando le prescrizioni accessorie imposte al soggetto sono talmente invasive e arbitrarie da trasformare, di fatto, l’obbligo di dimora in una misura assimilabile al regime degli arresti domiciliari.

Perché ciò avvenga, le restrizioni devono possedere due caratteristiche fondamentali:
1. Arbitrarietà: Non devono essere giustificate da specifiche esigenze cautelari.
2. Estensione Temporale: Devono limitare la libertà di uscire dall’abitazione per la maggior parte della giornata.

Nel caso specifico, la prescrizione di rimanere in casa dalle ore 22:00 alle 06:00 non è stata ritenuta sufficiente per integrare tali requisiti. Secondo la Corte, un coprifuoco notturno non limita la libertà per la ‘maggior parte della giornata’ e rientra pienamente nelle normali esigenze cautelari volte a prevenire la commissione di reati in determinate fasce orarie. Di conseguenza, la misura non eccedeva la sua funzione tipica e non poteva essere equiparata agli arresti domiciliari. Da qui, la manifesta infondatezza e l’inammissibilità del ricorso.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia consolida un importante principio: non ogni limitazione alla libertà personale durante una misura cautelare può tradursi in uno ‘sconto’ sulla pena finale. L’obbligo di dimora, per sua natura, comprime la libertà in modo meno intenso rispetto agli arresti domiciliari. Solo quando le modalità di esecuzione snaturano la misura, imponendo obblighi sproporzionati e non giustificati che confinano la persona in casa per gran parte del giorno, si può parlare di assimilazione agli arresti domiciliari e, quindi, di fungibilità con la pena detentiva. Per i condannati e i loro difensori, ciò significa che la semplice imposizione di un coprifuoco notturno non è, di per sé, un argomento valido per chiedere la detrazione del periodo dalla pena da scontare.

L’obbligo di dimora può essere detratto dalla pena da scontare?
Di norma, no. La Corte di Cassazione ha ribadito che l’obbligo di dimora non è fungibile, ovvero non può essere sottratto dalla pena detentiva finale, salvo casi eccezionali.

In quali condizioni l’obbligo di dimora diventa detraibile dalla pena?
Diventa detraibile solo se le prescrizioni accessorie sono così severe da renderlo di fatto assimilabile agli arresti domiciliari. Ciò richiede che gli obblighi imposti siano arbitrari, non giustificati da esigenze cautelari, e talmente estesi da limitare la libertà di uscire di casa per la maggior parte della giornata.

Un coprifuoco notturno (es. dalle 22 alle 6) è sufficiente per rendere l’obbligo di dimora detraibile dalla pena?
No. Secondo la sentenza, un divieto di uscire di casa durante le ore notturne non è una restrizione abbastanza grave da trasformare l’obbligo di dimora in arresti domiciliari. Pertanto, il tempo trascorso sotto tale misura non è detraibile dalla pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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