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Obbligo di dimora: non è come gli arresti domiciliari

Un soggetto ha richiesto che il suo periodo di sottoposizione all’obbligo di dimora, aggravato da un coprifuoco notturno e dall’obbligo di presentazione alla polizia, fosse equiparato agli arresti domiciliari. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che le due misure sono ontologicamente diverse. L’obbligo di dimora, anche con severe prescrizioni, non implica la privazione continua della libertà personale tipica degli arresti domiciliari, poiché la restrizione era limitata alle sole ore notturne.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di Dimora con Coprifuoco Notturno: la Cassazione nega l’Equiparazione agli Arresti Domiciliari

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di misure cautelari, chiarendo che l’obbligo di dimora, anche se accompagnato da prescrizioni restrittive come il divieto di allontanarsi dall’abitazione durante le ore notturne, non può essere equiparato agli arresti domiciliari. Questa decisione sottolinea la differenza sostanziale e la diversa natura afflittiva tra le due misure, con importanti conseguenze per chi vi è sottoposto.

I Fatti del Caso: La Richiesta del Ricorrente

Il caso trae origine dal ricorso di un individuo che chiedeva il riconoscimento della fungibilità tra la misura dell’obbligo di dimora a cui era stato sottoposto e gli arresti domiciliari. Nello specifico, per un lungo periodo, oltre all’obbligo di non lasciare il proprio comune, gli era stato imposto di non allontanarsi dalla sua abitazione dalle 19:30 alle 08:30 e di presentarsi quotidianamente presso gli uffici di polizia. Secondo il ricorrente, la combinazione di queste prescrizioni rendeva la misura, di fatto, identica per gravità e limitazione della libertà personale agli arresti domiciliari. La sua richiesta era stata però respinta dal Tribunale in funzione di giudice dell’esecuzione.

La Decisione della Corte e la Differenza con l’obbligo di dimora

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. I giudici hanno confermato la posizione del Tribunale, spiegando in modo chiaro perché l’obbligo di dimora e gli arresti domiciliari sono misure “ontologicamente diverse”.

Il punto centrale della decisione risiede nella natura della limitazione. Gli arresti domiciliari comportano una privazione continua e totale della libertà di movimento, confinando la persona all’interno della propria abitazione per l’intera giornata, salvo permessi eccezionali. Al contrario, il divieto di allontanamento dall’abitazione nel caso di specie, seppur esteso, era limitato alle ore notturne. Durante il giorno, il soggetto era libero di muoversi all’interno del comune di dimora, mantenendo una significativa sfera di libertà personale per le “consuete esigenze di vita e di cautela”.

La Natura Ontologicamente Diversa delle Misure

La Cassazione ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata per affermare che prescrizioni specifiche, per quanto dettagliate ed estese alle ore notturne, non possono alterare la natura della misura. L’obbligo di dimora non muta la sua essenza e non acquisisce i connotati di afflittività analoghi a quelli degli arresti domiciliari. Nemmeno l’ulteriore obbligo di presentazione quotidiana alla polizia giudiziaria è stato ritenuto sufficiente a colmare questa differenza, essendo esso stesso una misura diversa e non comparabile alla detenzione domiciliare.

Le Motivazioni della Cassazione

Le motivazioni della Corte si fondano su un ragionamento logico e giuridico coerente. Il giudice dell’esecuzione aveva correttamente evidenziato che l’estensione delle prescrizioni non poteva essere considerata arbitraria o sproporzionata. La limitazione notturna risponde a specifiche esigenze cautelari senza trasformarsi in una detenzione permanente. La Corte ha inoltre sottolineato che il ricorrente non aveva contestato specificamente la logica del provvedimento impugnato, ma aveva tentato di sollecitare una nuova e inammissibile valutazione dei fatti. Di conseguenza, il ricorso è stato giudicato privo di fondamento.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio chiave: la distinzione tra misure cautelari si basa sulla loro essenza e non solo sulla somma delle singole prescrizioni. Per i professionisti legali e i loro assistiti, ciò significa che non è possibile richiedere l’equiparazione tra l’obbligo di dimora con coprifuoco e gli arresti domiciliari ai fini, ad esempio, del calcolo del presofferto. La decisione ribadisce che la limitazione parziale della libertà, concentrata in determinate fasce orarie, non equivale alla sua privazione continua, che resta la caratteristica distintiva degli arresti domiciliari.

Un obbligo di dimora con l’aggiunta di un coprifuoco notturno può essere considerato come gli arresti domiciliari?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, anche con prescrizioni aggiuntive come il divieto di uscire di notte, l’obbligo di dimora non cambia la sua natura e non diventa equiparabile agli arresti domiciliari.

Perché la Corte ritiene che le due misure siano così diverse?
La differenza fondamentale risiede nel fatto che gli arresti domiciliari comportano una privazione continua della libertà di movimento, mentre l’obbligo di dimora con coprifuoco limita tale libertà solo in determinate fasce orarie (in questo caso, notturne), lasciando la persona libera di muoversi durante il giorno.

L’obbligo di presentarsi quotidianamente alla polizia rende la misura più simile agli arresti domiciliari?
No. Secondo la Corte, anche l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria è una prescrizione che, per sua natura, non è in alcun modo equiparabile alla detenzione continua che caratterizza gli arresti domiciliari.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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