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Obbligo di dimora fungibile: quando è detraibile?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22271/2024, ha negato la richiesta di un condannato di detrarre dalla pena un periodo trascorso in obbligo di dimora con coprifuoco notturno. La Corte ha ribadito che l’obbligo di dimora fungibile con la pena solo quando le restrizioni imposte sono così arbitrarie ed estese da renderlo di fatto equivalente agli arresti domiciliari, una condizione non soddisfatta da un semplice divieto di uscita notturno.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di Dimora Fungibile: La Cassazione Stabilisce i Confini

Il periodo trascorso sotto la misura cautelare dell’obbligo di dimora può essere detratto dalla pena detentiva finale? Questa è una domanda cruciale nell’ambito del diritto processuale penale. La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 22271 del 2024, è tornata sul tema, fornendo chiarimenti essenziali sui criteri che determinano se un obbligo di dimora fungibile con la pena. La decisione sottolinea che solo in circostanze eccezionali, quando la misura assume i contorni degli arresti domiciliari, è possibile procedere allo scomputo.

Il Caso: Obbligo di Dimora con Coprifuoco Notturno

Un soggetto, condannato in via definitiva, si è rivolto al giudice dell’esecuzione chiedendo di riconoscere come periodo di pena già scontato quello in cui era stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora. In particolare, la misura prevedeva il divieto di lasciare la propria abitazione dalle ore 20:00 alle ore 06:00. Il Tribunale di Bari aveva inizialmente respinto la richiesta, sostenendo che tale restrizione, limitata alle ore notturne, non fosse assimilabile al regime degli arresti domiciliari. Contro questa decisione, il condannato ha proposto ricorso per cassazione, lamentando un difetto di motivazione.

La Decisione della Corte: L’obbligo di dimora fungibile solo in casi eccezionali

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno ribadito il consolidato orientamento giurisprudenziale secondo cui la fungibilità tra l’obbligo di dimora e la pena detentiva non è automatica. Essa può essere riconosciuta solo quando le modalità concrete della misura cautelare sono talmente afflittive da renderla, di fatto, indistinguibile dagli arresti domiciliari.

Le Motivazioni: Differenza tra Obbligo di Dimora e Arresti Domiciliari

La Corte ha delineato con precisione i criteri per valutare se un obbligo di dimora fungibile con la pena. La motivazione si basa su una distinzione netta tra la natura dell’obbligo di dimora e quella degli arresti domiciliari, evidenziando che solo una compressione totale della libertà personale può giustificare la fungibilità.

I Criteri per l’Assimilazione

Perché si possa parlare di assimilazione agli arresti domiciliari, devono ricorrere due elementi fondamentali:

1. Arbitrarietà della prescrizione: Le restrizioni imposte non devono essere giustificate da specifiche e concrete esigenze cautelari. Devono apparire come un’imposizione sproporzionata rispetto al fine perseguito.
2. Estensione temporale: La restrizione alla permanenza domiciliare deve essere così estesa da impedire al soggetto di attendere alle ordinarie necessità di vita, come il lavoro, la cura della persona e le relazioni sociali. In sostanza, deve oltrepassare la “naturale soglia di sacrificio” connessa a una misura cautelare.

L’Applicazione al Caso Concreto

Nel caso specifico, la Cassazione ha ritenuto che il divieto di lasciare il domicilio dalle 20:00 alle 06:00 non soddisfacesse questi criteri. Tale prescrizione, limitata alle ore serali e notturne, non impediva al ricorrente di svolgere un’attività lavorativa, di dedicarsi alla cura di sé e degli altri e di mantenere una normale vita di relazione durante il giorno. Pertanto, la misura non ha determinato una situazione di fatto paragonabile a quella degli arresti domiciliari. Inoltre, il ricorrente non ha fornito elementi concreti per dimostrare l’arbitrarietà di tale prescrizione, che il giudice originario aveva ritenuto adeguata a contenere la sua propensione all’uso della violenza.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un principio fondamentale: non tutte le restrizioni alla libertà personale sono uguali ai fini dello scomputo della pena. La decisione della Cassazione chiarisce che il mero disagio derivante da un coprifuoco notturno non è sufficiente per trasformare l’obbligo di dimora in una misura detentiva fungibile. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, ciò significa che la richiesta di fungibilità potrà avere successo solo in presenza di prove concrete che dimostrino un’imposizione arbitraria e una compressione della libertà personale quasi totale, tale da annullare ogni possibilità di condurre una vita normale.

L’obbligo di dimora con coprifuoco notturno è sempre detraibile dalla pena?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’obbligo di dimora con un semplice divieto di uscita notturno non è, di norma, detraibile (fungibile) dalla pena detentiva, poiché non limita le ordinarie esigenze di vita del soggetto.

Quali sono le condizioni per cui l’obbligo di dimora può essere considerato fungibile con la pena?
La fungibilità è ammessa solo se ricorrono due condizioni: 1) l’imposizione di obblighi (come la permanenza domiciliare) è arbitraria, cioè non giustificata da specifiche esigenze cautelari; 2) la restrizione è così estesa nel tempo da impedire al soggetto di condurre una vita normale, rendendo la misura di fatto assimilabile agli arresti domiciliari.

Un divieto di uscire di casa dalle 20:00 alle 06:00 è sufficiente per rendere la misura simile agli arresti domiciliari?
No. Secondo la sentenza, un divieto limitato alle ore serali e notturne non è sufficiente a trasformare l’obbligo di dimora in una misura assimilabile agli arresti domiciliari, in quanto consente al soggetto di lavorare, curare i propri interessi e mantenere relazioni sociali durante il giorno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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