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Nuovo sequestro preventivo: legittimo con prove nuove

La Cassazione ha confermato un nuovo sequestro preventivo per omesso versamento IVA. Inizialmente annullato per mancanza di prove sulla disponibilità dei fondi, il secondo sequestro è stato ritenuto legittimo perché fondato su nuove indagini che hanno dimostrato come la società fosse un mero “schermo” dell’imprenditore.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nuovo Sequestro Preventivo: Legittimo se Basato su Nuovi Elementi di Prova

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7387/2025, ha stabilito un importante principio in materia di misure cautelari reali. Un nuovo sequestro preventivo, emesso dopo l’annullamento di un precedente provvedimento, è pienamente legittimo se si fonda su elementi probatori nuovi, non disponibili o non valutati in precedenza. Questa decisione chiarisce i confini del principio del ne bis in idem cautelare, specialmente nei casi di reati tributari e utilizzo di società schermo.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un imprenditore, legale rappresentante di una società (chiamiamola Beta S.r.l.), accusato di omesso versamento dell’IVA. Inizialmente, il GIP aveva disposto un sequestro preventivo, anche per equivalente, su somme di denaro giacenti su un conto corrente intestato a un’altra società (Alfa S.r.l.), di cui l’imprenditore era amministratore e socio unico.

Tuttavia, il Tribunale del riesame aveva annullato questo primo sequestro. La motivazione era che la semplice delega a operare sul conto della società Alfa S.r.l. non era sufficiente a dimostrare la piena disponibilità delle somme da parte dell’indagato. Di conseguenza, i fondi erano stati restituiti.

Successivamente, l’autorità inquirente ha svolto ulteriori indagini, acquisendo nuovi elementi. Sulla base di queste nuove prove, il Tribunale ha emesso un secondo decreto di sequestro preventivo sulle medesime somme. L’imprenditore ha impugnato anche questo secondo provvedimento, sostenendo la violazione del principio del ne bis in idem, ovvero il divieto di essere sottoposti due volte a una misura per gli stessi fatti.

La Questione del Nuovo Sequestro Preventivo e il Ricorso in Cassazione

La difesa del ricorrente ha basato il suo ricorso su due argomenti principali:
1. Violazione del ne bis in idem: Secondo il ricorrente, il secondo sequestro si basava sulla stessa situazione di fatto del primo, rendendolo inammissibile a causa della preclusione processuale derivante dal primo annullamento.
2. Illegittimità del sequestro dopo la scadenza delle indagini: La difesa ha sostenuto che il provvedimento fosse invalido perché emesso dopo la scadenza del termine per le indagini preliminari.

Il Tribunale del riesame, tuttavia, aveva respinto queste tesi, confermando la legittimità del secondo sequestro. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Le motivazioni della decisione si articolano su due punti chiave.

Sulla Legittimità del Sequestro Dopo la Scadenza delle Indagini

In primo luogo, la Corte ha ribadito un principio consolidato: il decorso del termine per le indagini preliminari non invalida gli atti di indagine successivi, ma li rende semplicemente inutilizzabili in giudizio, su istanza di parte. Tuttavia, questa inutilizzabilità non si estende agli accertamenti patrimoniali finalizzati all’adozione di un sequestro preventivo. Pertanto, l’emissione del decreto dopo la scadenza dei termini non ne inficiava la validità.

Sulla Violazione del Principio di Ne Bis in Idem nel Nuovo Sequestro Preventivo

Questo è il cuore della sentenza. La Cassazione ha chiarito che il principio del ne bis in idem cautelare non è assoluto. Esso non impedisce la reiterazione di un sequestro preventivo quando il nuovo provvedimento si fonda su elementi diversi e ulteriori rispetto a quelli valutati nel primo annullamento.

Nel caso specifico, il primo annullamento era dovuto a un deficit probatorio: non era stata dimostrata la disponibilità effettiva dei fondi in capo all’indagato. Le nuove indagini hanno colmato questa lacuna, portando alla luce elementi cruciali:
* Variazione dell’oggetto sociale della Alfa S.r.l. per includere il commercio di autovetture, in continuità con l’attività della Beta S.r.l.
* Emissione di numerose fatture per un importo considerevole in un breve lasso di tempo.
* Coincidenza della sede legale della Alfa S.r.l. con la residenza dell’imprenditore.
* Irreperibilità fisica della società presso la sede dichiarata e assenza di costi registrati.

Questi nuovi elementi, nel loro complesso, hanno permesso al Tribunale di concludere che la società Alfa S.r.l. fosse una mera società schermo, priva di autonomia e creata al solo scopo di schermare i beni dell’imprenditore. Le somme sul conto corrente, sebbene formalmente intestate alla società, erano nella piena ed esclusiva disponibilità dell’indagato. Trattandosi di accertamenti di fatto nuovi e significativi, non vi era alcuna preclusione processuale all’emissione del nuovo sequestro preventivo.

Conclusioni

La sentenza n. 7387/2025 rafforza un principio fondamentale della procedura penale: un provvedimento cautelare annullato per motivi probatori può essere legittimamente riemesso se nuove indagini forniscono gli elementi mancanti. La preclusione derivante dal ne bis in idem opera solo quando si tenta di reiterare la misura sulla base degli stessi identici presupposti di fatto e di diritto. La decisione sottolinea l’importanza di indagini approfondite per dimostrare la disponibilità effettiva di beni, soprattutto in contesti complessi come quelli che coinvolgono società schermo e reati fiscali.

È possibile emettere un nuovo sequestro preventivo dopo che un primo sequestro sugli stessi beni è stato annullato?
Sì, è possibile. La Corte di Cassazione ha chiarito che il principio del ne bis in idem non impedisce l’emissione di un nuovo provvedimento di sequestro se questo si fonda su elementi di prova nuovi, non disponibili o non valutati in precedenza, che superano le ragioni dell’annullamento iniziale.

Quali nuovi elementi hanno giustificato il secondo sequestro in questo caso?
Il secondo sequestro è stato giustificato da nuove prove che dimostravano come la società intestataria del conto corrente fosse una mera ‘società schermo’. Gli elementi decisivi sono stati la variazione dell’oggetto sociale, l’emissione di numerose fatture, la coincidenza della sede legale con la residenza dell’imputato e l’assenza di costi operativi, tutti fattori che indicavano la totale riconducibilità della società e dei suoi beni alla persona fisica dell’indagato.

Un sequestro preventivo disposto dopo la scadenza dei termini per le indagini preliminari è valido?
Sì. La giurisprudenza ha affermato che il superamento dei termini per le indagini preliminari non comporta l’invalidità del sequestro preventivo. Gli accertamenti patrimoniali finalizzati a individuare i beni da sottoporre a sequestro sono utilizzabili a tal fine anche se compiuti dopo la scadenza di detti termini.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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