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Nuova condanna in affidamento: le regole del carcere

La Corte di Cassazione ha stabilito che, in caso di nuova condanna per un reato ostativo, il Pubblico Ministero deve emettere un ordine di carcerazione immediato anche se il soggetto è già in affidamento in prova. Questa procedura non contrasta con l’obbligo di informare il Magistrato di Sorveglianza, poiché i due adempimenti operano su piani diversi: l’esecuzione della pena e la gestione della misura alternativa.

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Pubblicato il 3 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nuova Condanna in Affidamento: Quando scatta il Carcere?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce le procedure da seguire quando una persona, già ammessa alla misura alternativa dell’affidamento in prova, riceve una nuova condanna definitiva. Il caso analizzato offre spunti fondamentali per comprendere il delicato equilibrio tra l’esecuzione della pena e la gestione delle misure di reinserimento sociale, delineando con precisione gli obblighi del Pubblico Ministero.

I Fatti del Caso

Un individuo, mentre stava espiando una pena in affidamento in prova al servizio sociale, veniva raggiunto da una nuova sentenza di condanna, divenuta irrevocabile, per il reato di furto in abitazione (art. 624 bis c.p.). A seguito di ciò, il Pubblico Ministero competente emetteva un nuovo provvedimento di cumulo pene, comprensivo della nuova condanna, e un conseguente ordine di carcerazione.

Il condannato proponeva un incidente di esecuzione, sostenendo l’illegittimità dell’ordine di carcerazione. A suo avviso, il Pubblico Ministero avrebbe dovuto limitarsi a informare il Magistrato di Sorveglianza della nuova condanna, come previsto dall’art. 51 bis dell’ordinamento penitenziario, senza disporre l’arresto. Il Tribunale di Avellino, tuttavia, rigettava l’istanza, ritenendo corretto l’operato del PM. Contro questa decisione, il condannato ricorreva in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la piena legittimità dell’ordine di carcerazione emesso dal Pubblico Ministero. I giudici hanno chiarito che le normative invocate dal ricorrente, pur essendo entrambe pertinenti, operano su piani differenti e non sono in conflitto tra loro.

Le Motivazioni: La Distinzione tra Esecuzione e Sorveglianza per la Nuova Condanna

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione sulla netta distinzione tra due obblighi procedurali che incombono sul Pubblico Ministero in queste circostanze.

Il primo obbligo deriva dall’articolo 656 del codice di procedura penale. Questa norma impone al PM di emettere un ordine di esecuzione per la carcerazione quando interviene una condanna definitiva. La stessa norma, al comma 9, elenca una serie di reati (tra cui il furto in abitazione) per i quali l’ordine di esecuzione non può essere sospeso. Pertanto, di fronte a una nuova condanna per un reato ostativo, il PM non ha discrezionalità: deve emettere l’ordine di carcerazione.

Il secondo obbligo è previsto dall’articolo 51 bis dell’ordinamento penitenziario. Questa disposizione stabilisce che, se una nuova condanna interviene mentre il soggetto è in affidamento in prova, il PM deve informare immediatamente il Magistrato di Sorveglianza. Quest’ultimo avrà il compito di valutare se la nuova condanna incida sul percorso di reinserimento e se sia necessario revocare la misura alternativa.

Secondo la Cassazione, questi due adempimenti non si escludono a vicenda. L’obbligo di emettere l’ordine di carcerazione non sospendibile attiene alla fase dell’esecuzione della pena, che è inderogabile. L’obbligo di informare il Magistrato di Sorveglianza riguarda invece la gestione della misura alternativa in corso. Il PM, quindi, agisce correttamente quando emette l’ordine di carcerazione e, contestualmente, informa il Magistrato di Sorveglianza.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’arrivo di una nuova condanna definitiva per un reato grave, mentre si è in affidamento in prova, comporta l’immediata esecuzione della pena detentiva. L’obbligo di emettere l’ordine di carcerazione non è subordinato alla preventiva valutazione del Magistrato di Sorveglianza. Quest’ultimo interverrà per le decisioni relative alla misura alternativa in corso, ma non può paralizzare l’esecuzione di una pena divenuta irrevocabile per un reato che la legge considera ostativo alla sospensione.

Cosa succede se una persona in affidamento in prova riceve una nuova condanna definitiva?
Il Pubblico Ministero emette un nuovo ordine di esecuzione che cumula la vecchia e la nuova pena. Contestualmente, deve informare il Magistrato di Sorveglianza della nuova situazione.

L’ordine di esecuzione per la nuova pena può essere sospeso?
No, se la nuova condanna riguarda uno dei reati elencati nell’art. 656, comma 9, del codice di procedura penale, come il furto in abitazione (art. 624 bis c.p.). In questi casi, il Pubblico Ministero deve disporre l’immediata carcerazione.

Il ruolo del Magistrato di Sorveglianza viene annullato in questi casi?
No. Il Magistrato di Sorveglianza, una volta informato dal Pubblico Ministero, mantiene la sua competenza per valutare le conseguenze della nuova condanna sulla misura alternativa dell’affidamento in prova, potendo decidere per la sua eventuale revoca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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