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Nullità relativa testimonianza: la Cassazione decide

La Cassazione conferma la condanna di un amministratore per lesioni a un lavoratore, chiarendo che l’errata escussione di un teste come coimputato (ex art. 210 c.p.p.) anziché come testimone semplice, integra una nullità relativa testimonianza e non una inutilizzabilità della prova, se non eccepita tempestivamente.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nullità Relativa della Testimonianza: Quando un Errore Procedurale Non Invalida la Prova

Un recente pronunciamento della Corte di Cassazione, la sentenza n. 41198 del 2024, offre un importante chiarimento sulla distinzione tra prove inutilizzabili e atti affetti da nullità. Il caso, originato da un grave infortunio sul lavoro, mette in luce come un errore nelle modalità di assunzione di una testimonianza non porti automaticamente alla sua inutilizzabilità, configurando invece una nullità relativa testimonianza, sanabile se non eccepita tempestivamente. Questa decisione ribadisce l’importanza della precisione procedurale e dei tempi per sollevare eccezioni nel processo penale.

I Fatti del Processo: Infortunio sul Lavoro e Responsabilità

La vicenda giudiziaria riguarda un grave infortunio occorso a un lavoratore, dipendente di una società (Azienda Alfa), che di fatto prestava la sua opera per un’altra impresa (Azienda Beta) in virtù di un contratto di appalto. Durante la riparazione di cassoni in legno in un’area adibita a falegnameria, il lavoratore ha subito l’amputazione del pollice e la sub-amputazione dell’indice della mano sinistra a causa di un macchinario (una sega circolare) non a norma.

La responsabilità penale per le lesioni colpose gravi è stata attribuita all’amministratore delegato dell’Azienda Beta, in qualità di utilizzatore di fatto della prestazione lavorativa e gestore del rischio specifico concretizzatosi nell’evento. L’amministratore è stato condannato sia in primo grado che in appello per aver messo a disposizione un macchinario inidoneo e non sicuro.

Il Nodo Giuridico: Testimone o Coimputato?

Il fulcro del ricorso in Cassazione si è concentrato su un vizio procedurale. Durante il processo di primo grado, il legale rappresentante dell’Azienda Alfa (il datore di lavoro formale della vittima) è stato ascoltato non come un normale testimone tenuto al giuramento, ma con le garanzie previste per l’imputato in un procedimento connesso (art. 210 c.p.p.), ovvero con l’assistenza di un difensore e la facoltà di non rispondere.

Secondo la difesa, questa modalità era errata, poiché la posizione di tale soggetto era già stata archiviata. Pertanto, avrebbe dovuto essere esaminato come un testimone puro e semplice. Da questo errore, la difesa ha dedotto l’inutilizzabilità totale delle sue dichiarazioni, che erano state determinanti per fondare la condanna dell’imputato.

La Decisione della Cassazione sulla nullità relativa testimonianza

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Pur riconoscendo l’esistenza di un error in procedendo, i giudici hanno stabilito che tale errore non configurava un’ipotesi di inutilizzabilità della prova, bensì una nullità di ordine relativo.

Inutilizzabilità vs. Nullità: Una Distinzione Cruciale

La Corte ha spiegato che la sanzione dell’inutilizzabilità, prevista dall’art. 191 del codice di procedura penale, si applica solo alle prove acquisite in violazione di specifici divieti stabiliti dalla legge. In questo caso, non esisteva un divieto di ascoltare quella persona; l’errore riguardava unicamente le formalità con cui la sua deposizione era stata assunta.

L’aver sentito il teste senza la formula di impegno (giuramento) non integra una violazione di un divieto probatorio, ma una violazione di regole procedurali. Questa violazione dà luogo a una nullità relativa testimonianza, disciplinata dall’art. 497, comma 3, c.p.p.

L’Importanza dell’Eccezione Tempestiva

La conseguenza pratica di questa qualificazione è fondamentale. A differenza dell’inutilizzabilità, che può essere rilevata d’ufficio in ogni stato e grado del processo, la nullità relativa deve essere eccepita dalla parte che vi ha interesse entro termini perentori. In base all’art. 182, comma 2, c.p.p., la difesa avrebbe dovuto sollevare l’eccezione prima dell’inizio dell’esame del testimone. Non avendolo fatto, la nullità si è considerata sanata e l’atto ha prodotto pienamente i suoi effetti.

Le Motivazioni

La ratio decidendi della Suprema Corte si fonda sul principio di tassatività delle nullità e sulla distinzione tra vizi che violano un divieto probatorio e vizi che riguardano le modalità di assunzione della prova. La legge sanziona con la massima gravità (l’inutilizzabilità) solo l’acquisizione di prove che l’ordinamento vieta in modo assoluto. Per gli errori formali, invece, prevede rimedi meno drastici come le nullità, che richiedono una pronta reazione della parte interessata per essere fatte valere. Nel caso di specie, la difesa non ha contestato l’irregolarità al momento opportuno, perdendo così il diritto di farla valere in seguito. Di conseguenza, essendo infondato il motivo principale del ricorso, anche tutti gli altri motivi, che si basavano sulla presunta inutilizzabilità della testimonianza chiave, sono stati dichiarati inammissibili.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio cardine del diritto processuale penale: non tutti gli errori procedurali hanno lo stesso peso e le stesse conseguenze. La distinzione tra inutilizzabilità e nullità è netta e risponde a diverse esigenze di tutela. La decisione sottolinea la responsabilità delle parti processuali nel vigilare sulla correttezza formale degli atti e nel sollevare tempestivamente le relative eccezioni. Per gli operatori del diritto, è un monito a prestare la massima attenzione non solo alla sostanza delle prove, ma anche alle modalità con cui vengono introdotte nel processo, poiché un’eccezione mancata può sanare un vizio altrimenti invalidante.

Se un testimone viene ascoltato con modalità errate (es. come coimputato), la sua testimonianza è sempre inutilizzabile?
No. Secondo la sentenza, se l’errore consiste nell’assumere la prova con formalità diverse da quelle prescritte (come ascoltare un testimone con le garanzie dell’art. 210 c.p.p. anziché come teste ordinario), si configura una nullità relativa e non una inutilizzabilità.

Cosa significa ‘nullità relativa’ in questo contesto?
Significa che l’atto è viziato, ma il vizio deve essere eccepito dalla parte interessata entro precisi termini (in questo caso, prima che l’esame del testimone iniziasse). Se l’eccezione non viene sollevata tempestivamente, il vizio si sana e l’atto processuale resta valido.

Perché la Corte ha ritenuto che non si trattasse di una prova inutilizzabile ai sensi dell’art. 191 c.p.p.?
Perché l’inutilizzabilità si applica solo alle prove acquisite in violazione di un divieto stabilito dalla legge. In questo caso, non c’era un divieto di ascoltare quella persona, ma solo un errore nelle formalità procedurali seguite, il che non integra la sanzione più grave dell’inutilizzabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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